Movimento 5 Stelle alla prova di maturità
L’atteso passo indietro di Beppe Grillo sembra sia, finalmente, arrivato. Così, con la scelta di cambiare simbolo, il Movimento 5 Stelle si candida a guidare il Paese
di Mattia Bagnato
La notizia è apparsa qualche giorno fa sul blog pentastellato. Un fulmine a ciel sereno che lascia sbigottiti. Giusto il tempo di realizzare, di prendere atto che qualcosa sta cambiando. Era il 2009 quando Beppe Grillo decise di entrare in scena. Ha scelto di entrarci come era solito fare nei suoi show, non proprio in punta dei piedi. Oggi, a distanza di anni, il Movimento 5 Stelle sembrerebbe pronto a spiccare il volo. Via il nome del comico genovese dal simbolo. Il futuro logo, infatti, dovrà essere il marchio di fabbrica di un partito che si candida a guidare il Paese. Finalmente, verrebbe da dire.
E fin qui nulla di strano. Soprattutto, poi, in tempi di marketing politico e di cinguettanti dichiarazioni da social network. Dietro alla scelta di svincolare il M5S dal suo ideatore e fondatore, sembra celarsi la volontà di presentarsi come forza politica matura. Un interlocutore credibile. Ecco allora, che una semplice strategia d’immagine può aprire la strada a considerazioni più profonde. Cos’è diventato il Movimento 5 Stelle? Quanto peso ha acquisito sulla scena politica? E, inoltre, dove potranno arrivare “Casaleggio e associati”? Semplici quesiti ai quali vale la pena provare a rispondere.
Ride bene chi ride ultimo – Le risate di scherno e le battutine sarcastiche sembrano solo un lontano ricordo. L’immagine distorta di un tempo che fu. Quando cioè gli “sprovveduti ragazzini”, chiamati a raccolta dal “duopolio” Grillo-Casaleggio, si muovevano goffi e spaesati nei meandri della politica nostrana. Erano anni in cui si faceva a gara per accaparrarsi i voti dei molti cittadini traditi e insoddisfatti dalla mala politica. Un terreno fertilissimo, dove il M5S ha saputo muoversi con inimmaginabile astuzia politica.
La scalata al potere – Quei ragazzini adesso si sono fatti uomini e le oscure stanze del potere non li spaventano più. Ci sono entrati in sordina, quasi a non voler disturbare, finendo per rimanerci dentro. Aveva iniziato Federico Pizzarotti a Parma seguito a ruota da Filippo Nogarin, altro fedelissimo “pentastellato” eletto primo cittadino di Livorno. Da quel momento, i “bad boys” di Peppe Grillo si sono insinuati negli ingranaggi del sistema politico, prendendolo “d’assalto”. Hanno raggiunto posizioni impensabili fino a poco fa. Comuni e Regioni ora, infatti, contano vari esponenti del M5S.
Come può un scoglio arginare il mare – La marea grillina sembra ormai inarrestabile. Lo dimostrano i sondaggi, gli stessi che da tempo li danno in costante crescita. Unico partito ad aver aumentato il consenso anche dopo i fatti di Parigi. Sono lì, gli “uomini” di Beppe, ad una spanna dal Partito Nazione di Renzi. Matteo può sentirne il fiato sul collo. Tanto pressanti da far ipotizzare, secondo indiscrezioni[1], un appoggio alla lista civica su cui starebbe lavorando il Sindaco di Parma. Quattro sconfitte su quattro non sono poca cosa, neanche per questo Pd.
Il buongiorno si vede dal mattino – In pochi avrebbero scommesso su Grillo e il “suo” Movimento quando, nel 2013, ottenne il 25,5% alle elezioni nazionali. Troppo “stravaganti” quegli slogan sulla democrazia partecipata e la rappresentanza dal basso, troppo simili alla solita propaganda politica. Niente di più sbagliato a quanto pare, perché da lì in poi è stato tutto un crescendo. Il fratellino minore di Syriza e Podemos, a dispetto di tutte le previsioni, sembra pronto per camminare sulle proprie gambe.
#nopanic – Dovrà farlo senza il sostegno di Beppe questa volta. O forse no. La cosa certa è che il “caro” leader sembra aver fatto un passo indietro, abdicando in nome della necessità di diventare partito di governo. L’ultimo gesto di magnanimità di un “padre-padrone”, visto e considerato che la proprietà del simbolo, comunque vadano le cose, rimarrà a lui. Allusioni che lasciano il tempo che trovano. Più preoccupante è, invece, il panico che serpeggia all’interno del movimento. Sintono evidente che non tutti sono ancora pronti a lasciare il nido.
Il momento è catartico direbbe qualcuno. Uno di quelli che assomigliano ad un bivio. Destra o sinistra, metafora tutt’altro che casuale, può fare la differenza. Uno spartiacque tra il tanto atteso salto di qualità o rimanere per sempre un “semplice” movimento anti-sistema. Per imboccare la prima strada sarà necessario scegliere un candidato di caratura nazionale e Luigi di Maio, ad oggi, sembra il più appetibile.
Fatto ciò, il Movimento 5 Stelle dovrà cominciare ad assumersi le sue responsabilità. La nuova strategia del basso profilo ad oggi sembra pagare, ma potrebbe non essere sempre così. Come hanno avuto modi di ripetere diversi importanti esponenti pentastellati, infatti, arriverà il momento del compromesso. Che lo vogliano o no, gli attivisti cinquestelle dovranno, presto o tardi, sporcarsi le mani. Magari mandando in pensione il web per affidarsi, prendendo in prestito le parole di Roberto Fico, al buon senso. Non è dato sapere quale destino attenderà Grillo & Co. Resta comunque il fatto, che oggi il M5S è una realtà comunque la si pensi. Un protagonista della politica nazionale che non si può più ignorare, pena una sonora sconfitta politica.
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