Attentati Parigi: chi ci sta guadagnando?
Ciascun evento che presenti una certa rilevanza a livello geopolitico, reca con sé un determinato impatto a livello finanziario. Quali sono le industrie che guadagnano di più dagli attentati di Parigi?
Alla riapertura delle borse, dopo i tragici attentati di Parigi dello scorso 13 novembre, non si sono registrate “catastrofi” finanziarie. D’altronde, come hanno sottolineato gli esperti del Credit Suisse in un report risalente a lunedì 16 novembre, anche i più gravi attentati terroristici di solito non provocano particolari ripercussioni sui mercati azionari. La borsa di Londra recuperò in un giorno l’1,4% perso in seguito alle bombe del luglio 2015, mentre Wall Street impiegò appena un mese a coprire i 12 punti di percentuale persi dopo l’attentato alle Torri Gemelle del 2001.
Dunque, un impatto “limitato” quello del “terrorismo” sull’economia? Sì, perché di fronte alla violenza armata la cooperazione politica aumenta – spiegano dall’istituto elvetico. Tuttavia, nel breve periodo (e per poco tempo), gli investitori potrebbero assistere a delle “reazioni di avversione al rischio” e quindi vedere calare le quotazioni nel settore turistico e dei trasporti. Potrebbe calare anche il settore legato alla vendita dei beni di prima necessità. Destinati a crescere, al contrario, il comparto “home entertainment” (la gente tendenzialmente resta di più in casa in caso di allerta attentati) ma, soprattutto, quello bellico.
Defense industry stocks this morning following Friday night’s attacks in Paris: pic.twitter.com/8a35RcpPJ6
— Aaron Cantú (@aaronmiguel_) 16 Novembre 2015
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Infatti, dopo le dichiarazioni di escalation militare in Siria pronunciate dai leader mondiali in seguito agli attentati di Parigi, i guadagni delle multinazionali produttrici di armi hanno cominciato a correre. Una mano ai “signori della guerra”, di certo, l’ha data anche Jean Claude Juncker; appena due giorni dopo quel venerdì di sangue, ilPresidente della Commissione Ue ha dichiarato: la Francia, ma anche il resto paesi europei, dovrà affrontare delle spese straordinarie per Difesa e Sicurezza che non potranno essere trattate come le altre, rispetto al Patto di Stabilità.
Lunedì 16 novembre, a Piazza Affari, ha tenuto banco Finmeccanica che, tra le altre cose, secondo la classifica dello Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI) è la nona azienda produttrice di armi e sistemi di difesa al mondo. Nella settimana successiva agli attentati di Parigi, l’azienda partecipata dallo Stato, ha visto salire il valore delle proprie azioni dell’8,2%. Analogo il caso della francese Thales, nota azienda costruttrice di radar – decima produttrice di armi al mondo: alla riapertura delle borse le sue azioni hanno registrato un’impennata del 3,3%. Una settimana dopo gli attentati verificatisi a due passi dalla sua sede centrale, sono cresciute in totale del 5,32% (circa 730 milioni di euro guadagnati). In Europa hanno esultato anche BAE System e il consorzio ispano-franco-tedesco Airbus.
Dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, Lockheed&Martin – produttore numero uno di armi al mondo – in una settimana dagli attentati di Parigi ha visto un incremento della sua capitalizzazione a Wall Street di quasi 2500 milioni di dollari. Il settore Difesa Boeing, invece, ha portato alla più nota casa produttrice di aerei commerciali un aumento di profitti di oltre 3300 miliardi. Non sono da meno, ai due giganti del settore, nemmeno Us Raytheon (le sue azioni sono aumentate dell’8 per cento dal 13 novembre), General Dynamics e Northorp Grumman. Dall’apparizione dell’Isis sulla scena mondiale nell’aprile 2013, quest’ultima azienda ha visto aumentare il prezzo delle sue azioni del 160%.
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