Il Giubileo: origini, storia e significato
A 15 anni dal Giubileo ordinario del 2000, Papa Francesco ne indice uno straordinario sul tema della misericordia. Iniziativa carica di significato in un mondo devastato da guerre e cambiamenti climatici
di Marco Assab
Chi ha avuto modo di conoscere la vita e le opere di Jorge Mario Bergoglio non si sarà stupito della sua scelta di indire un “Giubileo della Misericordia”. Ma anche chi il giorno della sua elezione nulla sapeva di questo cardinale argentino, della sua storia, del suo pensiero e della coerenza che ha contraddistinto la sua vita, avrà subito avuto modo di capire quale impronta volesse dare al proprio pontificato fin dai primi giorni. La misericordia e il perdono sono stati i concetti cardine del suo primo Angelus, il 17 Marzo 2013: «Avete pensato voi alla pazienza di Dio, la pazienza che lui ha con ciascuno di noi? Quella è la sua misericordia. Sempre ha pazienza, pazienza con noi, ci comprende, ci attende, non si stanca di perdonarci se sappiamo tornare a lui con il cuore contrito».
Difficile parlare di misericordia in quest’epoca. Abbiamo da affrontare terroristi, crisi economiche causate da speculatori finanziari senza scrupoli, corruttele dilaganti, cambiamenti climatici dovuti alla volontà ottusa di certi depensanti che predicano un’ideologia marcia di sviluppo economico ad ogni costo, posponendo ad esso tutto, perfino la vita dei propri figli e nipoti. Eppure Papa Francesco, che non manca mai di mostrarsi severo e sferzante nei riguardi di questi fenomeni, riporta poi sempre il focus sulla misericordia. Dio è misericordia. Ciò che per l’uomo è imperdonabile non lo è per Dio, a patto però che ci sia sincero pentimento.
Un giubileo dunque. Parola che riporta subito la memoria al 2000, a Giovanni Paolo II. In realtà la storia del giubileo è centenaria, come quella della Chiesa, la quale mantiene spesso immutate tradizioni e ritualità nella forma, sapendole però rinnovare nella sostanza. Ed è proprio questo il caso.
Innanzitutto va detto che il giubileo non è un’invenzione cristiana, bensì una ricorrenza cinquantennale dell’antico popolo ebraico. Per risalire dunque alle origini occorre sfogliare l’Antico Testamento, e nel Levitico (25,10) troviamo: «Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia». L’inizio di questo anno veniva proclamato mediante lo squillo di una tromba, costituita da un corno d’ariete, lo “Yobel”, da qui il termine “Giubileo”.
Durante il giubileo ebraico venivano poste in essere una serie di iniziative, prescritte proprio dalla legge, tra le quali la restituzione della terra agli antichi proprietari, il riposo della terra stessa, la liberazione di chi era in schiavitù, la cancellazione dei debiti. Molti i temi racchiusi nel significato di questo anno: la giustizia, il perdono, la grazia di Dio, il non possesso esclusivo della terra, ridotta quindi solo a mero strumento economico e di dominio (il lupo perde il pelo ma non il vizio).
Il giubileo cristiano invece, il cosiddetto “Anno Santo”, fa la sua comparsa nel 1300 per volontà di Bonifacio VIII. Eh sì che questo Papa aveva tanto da farsi perdonare… Pur essendo ancora in vita all’epoca di Dante Alighieri, il sommo poeta lo confinò impietosamente tra i simoniaci, nell’inferno della divina commedia, mediante un astuto artificio letterario che i conoscitori del testo ricorderanno sicuramente. Il punto focale è, come si legge nella bolla promulgata da Bonifacio, la concessione dell’indulgenza a chi (cittadino romano) in quell’anno avesse visitato per 30 giorni (non per forza consecutivi) le basiliche di San Pietro e San Paolo. I giorni scendevano a 15 invece se si era forestieri.
Senza addentrarci nei complessi temi dell’indulgenza, del perdono dei peccati e delle ritualità che si sono succedute nei secoli (dalla confessione pubblica a quella in forma privata) definiamo l’indulgenza come la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati. Per pena temporale si intende quella che il peccatore dovrà scontare nell’aldilà, in purgatorio per intenderci. Attenzione dunque: le indulgenze non rimettono la colpa, cioè non cancellano il peccato commesso, bensì rappresentano una sorta di condono sulla pena temporale conseguente ad un dato peccato. Inutile precisare che queste pratiche, se non sono accompagnate da una vera e sincera predisposizione nel cuore del fedele, se non sono spinte dalla fede in Dio, non servono a un bel niente. Non è magia, è fede.
Chi non è sciocco e vuole davvero bene alla Chiesa riconoscerà che queste dinamiche si sono prestate, nel corso dei secoli, a dolorose strumentalizzazioni per fini economici e politici. Vi dice nulla Martin Lutero? Il teologo tedesco si scagliò contro la pratica della “vendita delle indulgenze” senza remore, e non aveva torto, perché in quel periodo i fedeli acquistavano pergamene benedette, pagandole con moneta sonante, convinti che quei pezzi di carta avrebbero da soli cancellato ogni peccato. Follia pura, volgare mercimonio, inganno e distorsione totale. Sbagliava però il Lutero nel ritenere la salvezza ottenibile solo ed esclusivamente mediante la fede in Dio, indipendentemente dalle buone azioni. Sembrerebbero necessarie, invece, entrambe le cose: fede in Dio (tanta) ed azioni pie, ossia carità e amore per il prossimo.
Per questo motivo dunque il Giubileo, per noi uomini del 2015, può rappresentare una grande occasione. Se il giubileo è l’anno della riconciliazione, della conversione e del perdono, quale miglior concetto può racchiudere questi temi se non quello della misericordia? Riconciliazione con Dio, ritorno a Dio, simboleggiato dall’apertura delle tante “porte sante” nel mondo. Un gesto carico di significato; le porte di casa di spalancano quando si accoglie qualcuno: un ospite per la prima volta, un amico che già si conosce, o qualcuno che se n’era andato ed è ritornato… Ma riconciliazione anche con i propri simili, con gli uomini. Non sta scritto forse in Matteo (22,37-40) «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti»?
Ultima considerazione. Il giubileo può essere di due tipi, ordinario o straordinario. Il primo si celebra a scadenze fisse, Bonifacio VIII stabilì 100 anni, poi ridotti a 50, che divennero 33 con Urbano VI e definitivamente 25 con Paolo II, nel 1475. Quelli straordinari, per l’appunto, si celebrano su libera iniziativa del Pontefice senza rigidità di calendario. È molto significativo dunque che Papa Francesco abbia scelto un giubilo straordinario per rimarcare i concetti di misericordia e perdono. Un evento insolito, qualcosa di fuori dall’ordinario, un anno intero dedicato al tema attraverso una molteplicità di celebrazioni, riti ed occasioni di incontro in ogni parte del mondo. Perché tutto questo? Ma c’è davvero bisogno di chiederlo? È di pochi giorni fa la notizia che la Russia ha intenzione di potenziare il suo arsenale atomico, il medioriente è in fiamme e il terrorismo una minaccia su scala globale. La misericordia serve a questo mondo tanto quanto l’acqua e il pane ad un affamato. Ma il mondo vorrà berne e mangiarne?
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