Venezuela, è un addio al chavismo?
Il Governo Maduro sconfitto nelle elezioni legislative: in Venezuela l’Unione Democratica prepara un’agenda di rivendicazione sociale
di Sara Gullace
Il Governo di Maduro sembra avere i mesi, se non le ore, contate. Alle elezioni legislative dello scorso 6 dicembre, infatti, in Venezuela è stata l’opposizione ad aggiudicarsi i due terzi della maggioranza dell’Assemblea Nazionale. Con 112 seggi su 167 il Tavolo di Unità Nazionale (Mud, Mesa de la Unidad Democràtica) ha conquistato di fatto la possibilità di mettere in discussione, tramite Costituzione, lo stesso Presidente dell’Esecutivo, Nicolas Maduro.
Quest’ultimo era stato eletto nel 2013: in condizioni di normalità rimarrebbe in carica fino al 2019, anno delle prossime elezioni politiche; invece, con le ultime vicende elettorali, che vedono un Parlamento d’opposizione, potrebbe esserci un referendum per cambiare Governo già nell’aprile del 2016.
Le ultime legislative, ovvero la definizione dell’Assemblea Nazionale di Caracas, con la vittoria del MUD al 56,2% contro il 40,8% del PSUV, rappresentano una svolta storica: innanzitutto capovolgono nettamente i risultati delle precedenti, nel 2010; inoltre, si tratta, sicuramente, del peggiore momento storico del movimento chavista, considerato che per la prima volta negli ultimi 16 anni il Partito Socialista (PSUV) non avrà la maggioranza in Parlamento.
I risultati non sono una completa sorpresa: il Venezuela di Maduro vive da tempo serie difficoltà socio-economiche. Presenta il tasso di inflazione più alto del continente. I proventi del petrolio, prima risorsa nazionale, sono stati investiti in programmi di sostegno sociale ma sono stati anche viatico di relazione con caraibi ed altri stati sudamericani: prezzi preferenziali per i paesi vicini al chavismo. Nella tradizione del predecessore Ugo Chavez.
Ma con il crollo dei prezzi della materia prima queste strategie non sono state apprezzate da opinione pubblica e opposizione. Che accusano Maduro di aver sperperato la ricchezza del Paese. Le ultime elezioni hanno rappresentato, quindi, anche un banco di prova per lo stesso Maduro nonché per il futuro del chavismo: aspetto, questo, di cui il presidente era sicuramente consapevole.
La sua prima reazione è stata duplice: l’immediata richiesta di dimissioni all’intero esecutivo per un rimpasto di governo e l’organizzazione di un Congresso di Partito dallo scorso giovedì per analizzare motivi della disfatta e possibilità di ripresa. “Dobbiamo essere autocritici – ha esortato – non per auto flagellarci ma per iniziare una nuova epoca del chavismo”.
Reazione che ha voluto essere un segnale di presa di consapevolezza e di intenzione di rinnovamento davanti all’elettorato. Forse un po’ tardi: i socialisti hanno perso 17 Stati, tra cui proprio quello che ha dato in natali a Chavez. Mentre i centri abitati e le grandi città hanno dichiarato il loro malcontento, le campagne sono le zone rimaste più fedeli al governo.
Per quanto riguarda il futuro politico, Maduro ha subito riaffermato le sue posizioni socialiste e anti-opposizione: “Risponderemo ad ogni iniziativa dell’Assemblea con un’azione costituzionale, rivoluzionaria e, soprattutto, socialista”.
E se i socialisti hanno sempre governato in modo settario ed unilaterale, l’opposizione è famosa, in patria, per le lotte intestine e le divisioni. Jesus Torrealba, Segretario del MUD, ha voluto tranquillizzare l’elettorato: “Non ci saranno giochi di potere interni – ha assicurato – sapremo come gestire questo trionfo. Lavoreremo insieme per l’Unità del Venezuela”. Prioritari, quando si sarà insediata la nuova legislatura, a Gennaio, saranno economia, alloggi, viabilità e pensioni. Il tutto, in un programma sociale (agenda di rivendicazione sociale) che prescinderà dal voto elettorale come, invece, accadeva nell’epoca Maduro.
E per quanto riguarda la permanenza dell’attuale Presidente, dipenderà da come verranno recepite le nuove proposte: se ci dovesse essere ostruzione “Ricorreremo ai meccanismi costituzionali per la destituzione” ha tagliato corto Torrealba. Su una rivendicazione, sicuramente, sarà lotta aspra: il rilascio di uno dei leadr dell’opposizione, Leopoldo Lopez, condannato a 13 anni per incitamento alla violenza. Sarà uno dei primi obbiettivi del MUD ma Maduro ha già fatto sapere che “I criminali devono rimanere in carcere”.
A gennaio si prospetta un braccio di ferro tra l’Unione democratica alle prese con la nuova legislatura e o zoccolo duro del chavismo, con Maduro deciso a far valere il peso dei fedeli a Chavez instaurati nelle istituzioni.
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