Aprono i primi corridoi umanitari per rifugiati
Per la prima volta sarà possibile per mille richiedenti asilo raggiungere l’Italia grazie ai corridoi umanitari promossi della Comunità di Sant’Egidio e dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia
Ancora una volta i cittadini, la società civile e le associazioni sono un passo avanti rispetto alla politica e a tutti coloro i quali hanno potere decisionale. Se vi è una piccola certezza che emerge dalla cosiddetta crisi dei migranti è che di crisi si può parlare solo in riferimento all’autorità perché, al contrario, il cuore pulsante dell’accoglienza, dell’apertura e dell’assistenza non è mai stato così vivo.
Decine, centinaia di persone mettono ogni giorno a disposizione energie, tempo ed impegno affinché dell’Italia e dell’Europa non resti che uno sterile dibattito incapace di agire come se avesse di fronte esseri umani e non numeri: spesso contrastati dalle autorità, ancora più spesso impegnati a sopperire alle mancanze delle stesse, volontari e movimenti sociali sono oggi fondamentali. Senza la società di civile l’inadeguatezza di fronte al flusso di migranti, richiedenti asilo e rifugiati sarebbe stata completa.
In questi giorni, se possibile, ci si è spinti anche un passo oltre. Non solo prima accoglienza, corsi di italiano gestiti da volontari, assistenza legale gratuita: da gennaio 2016 saranno attivati per la prima volta dei corridoi umanitari affinché diventi, una volta per tutte, sicuro per chi ha diritto raggiungere l’Europa e vedere tutelati i propri diritti. L’iniziativa promossa dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI) e dalla Comunità di Sant’Egidio sarà finanziata grazie ai fondi raccolti dall’8X1000 alla Chiesa Valdese e a Sant’Egidio.
Il Protocollo firmato lo scorso 15 dicembre insieme a Viminale e Farnesina prevede la possibilità di rilasciare mille visti umanitari per richiedenti asilo vulnerabili che potrebbero quindi raggiungere l’Italia in maniera sicura. Giuridicamente parlando, il rilascio di questi documenti è previsto dall’art. 20 del Regolamento n.810/2009: i visti con validità territoriale limitata sono autorizzati “per motivi umanitari o di interesse nazionale o in virtù di obblighi internazionali”.
A questa prima tranche di documenti sarà possibile aggiungerne una seconda di altrettanta portata, se l’iniziativa avrà successo. I visti saranno assegnati da alcuni uffici in Libano, Marocco e, prossimamente, in Eritrea e i beneficiari saranno scelti in base ad alcuni criteri generali di vulnerabilità: avranno la precedenza bambini, donne incinte, donne con bambini, disabili, anziani. Una volta in Italia toccherà ancora alla Comunità di Sant’Egidio e alla FCEI occuparsi della prima accoglienza, della procedura di richiesta di asilo, delle attività finalizzate all’integrazione: nessuna parte del progetto peserà sulle casse dello Stato.
“Non vogliamo assistere impotenti a questo spettacolo di morte che avviene sulle nostre coste”, afferma Cesare Zucconi, segretario generale della Sant’Egidio. “Vogliamo trovare soluzioni alternative che risparmino questi viaggi disumani a persone che comunque verrebbero in Europa e ne hanno pieno diritto. Il canale umanitario è uno strumento che può sottrarre a scafisti e a trafficanti la possibilità di arricchirsi e proseguire questi traffici illeciti”.
A fronte di 900mila arrivi annui, i 1.000 visti d’accesso previsti dai corridoi umanitari sembrano talmente pochi da non essere influenti, ma si tratta di un progetto pilota, eventualmente esportabile e replicabile che, dopo anni di appelli, diventa finalmente realtà. Non è la prima volta in cui sono associazioni e gruppi religiosi a prendersi carico dei migranti. La moschea di Catania, per esempio, è da tempo diventata un punto di riferimento per i richiedenti asilo. Come spiega Ahmed, “Non ci occupiamo di valutare religione o nazionalità, si tratta di persone e meritano rispetto in quanto tali.” Proprio questo spirito di solidarietà è quello che caratterizza questo movimento trasversale che ha molte facce, molte anime, ma un solo obiettivo: abbattere le frontiere, costruire ponti, restare umani di fronte ad un fenomeno che non si arresterà finché conflitti come quello siriano o dittature come quella eritrea non cesseranno di esistere.
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