Argentina, Macri prepara il dopo Kirchner
Mauricio Macri in Argentina mette fine a protezionismo e controllo del cambio mentre sale la tensione con l’opposizione
di Sara Gullace
Il primo mese alla Casa Rosada di Mauricio Macri è trascorso tra passi avanti e marce indietro in politica estera, affondi sul fronte interno e molta tensione con i kirchneristi. L’uscente Cristina de Kirchner ed il suo seguito hanno boicottato il nuovo capo dell’esecutivo sin dal suo insediamento, non presenziando. L’ultimo “dispetto” è di qualche giorno fa ed è stato non dismettere l’account di twitter, ora divenuto un tributo alla Presidenza Kirchner, costringendo, così, Macri a crearne uno nuovo, dal quale promette che “Il cambiamento è vicino, e noi siamo pronti per crescere”.
Ed i primi cambiamenti, come annunciato in campagna elettorale, sono in atto in politica estera e nei rapporti commerciali. Immediato, previsto dal 1° Gennaio, l’abbattimento del protezionismo sulle importazioni – mentre richiederanno più tempo le trattative con l’Unione Europea. Durante il vertice del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela) della scorsa settimana Macri ha trovato l’appoggio del Paraguay di Cartes per sollecitare la firma di un protocollo di protezione dei diritti umani dei paesi partecipanti – impegno preso già nel 2005.
L’incontro semestrale del Mercosur è stato anche momento di confronto con il “nuovo” Venezuela, quello del post chavismo. Sul tavolo di discussione la liberazione dei detenuti politici, tra cui Leopoldo Lopez, condannato a 14 anni lo scorso settembre per aver partecipato a sommosse antigovernative. La presa di posizione verso il governo venezuelano, tuttavia, ha notevolmente abbassato i toni: all’indomani della vittoria elettorale Macri aveva messo in agenda di ottenere la sospensione del paese di Maduro dal Mercosur per non aver rispettato i livelli di democrazia e i diritti umani. In seguito alla vittoria dell’opposizione alle legislative di due settimane fa, che hanno fortemente messo in discussione la permanenza di Maduro a capo dell’esecutivo, è stato fatto un primo passo indietro – che rappresenta un tentativo di avvicinamento a un futuro Venezuela di corrente liberale, come la sua Argentina.
Sul fronte interno, abbiamo detto del difficile rapporto con l’opposizione. Battibecco per twitter a parte, in queste prime settimane, la tensione è alta per la messa in discussione di una legge sui mezzi di comunicazione voluta dalla Kirchner sei anni fa per limitare il numero di canali radio-televisivi in possesso di uno stesso gruppo. Nello specifico, veniva colpito il gruppo Clarin, costretto a cedere diverse sue aziende – cessione non ancora concretizzata grazie ad una serie di ricorsi: rivedere la normativa, evidentemente, salverebbe Clarin.
Per rendere più realizzabile l’annullamento o quantomeno il rallentamento della stessa, Macri ha destituito con decreto i due presidenti degli enti di controllo, Martín Sabbatella e Norberto Berner, con tanto di ordine di uscita dalla sede dell’AFSCA e la motivazione di “Prendere decisioni non in linea con la nuova politica di governo” – secondo quanto riferito dal nuovo ministro della Comunicazione, Oscar Aguad.
Pronta la risposta del kirchnerista Sabbatella: “Non ci hanno solo allontanato dall’ufficio – ha detto – ma attentano ad un legge democratica in nome di interessi corporativi”. Immediata la reazione della piazza pro-Kirchner: in 15 mila hanno manifestato davanti al Congresso per una legge che ritengono emblematica del processo di democratizzazione del Paese.
E non è questo l’unico motivo di tensione e scontento: la fine del controllo del cambio monetario, che era in atto dal 2011, ha comportato la svalutazione della moneta. Il peso vale il 25,7% in meno e, di conseguenza, molti beni alimentari sono diventati inaccessibili per i meno abbienti. Prevedendo il malcontento, Macri ha garantito un bonus di natale, pari a 25 euro, per i figli di disoccupati e per i pensionati a regime minimo. Ma è saltato, così, quello promesso a impiegati pubblici e privati: come se non ci fosse altro budget da cui compensare. In aiuto di Macri, fino a questo momento, è accorsa la Cina: Pechino ha avuto accesso ad un intercambio tra yen e peso, con un interesse del 4% annuale, per aumentare la liquidità delle riserve.
Delle prime difficoltà di Macri, ha approfittato l’ex sfidante, Scioli: “Alla svalutazione monetaria si aggiungono la riduzione dei sussidi e l’eliminazione delle tasse: seguiamo con preoccupazione la nuova politica”.
Nessun intoppo, invece, per il servizio di qualità agroalimentare nazionale: come promesso, Macri ha già rettificato il budget portandolo a oltre 120 di milioni di pesos. Così come per le infrastrutture: la scorsa settimana è stata ufficializzata la messa in opera conclusiva per una rete viaria, un viadotto, che collegherà parte dell’area metropolitana di Buenos Aires, agevolando la viabilità giornaliera di circa 80mila veicoli. L’opera dovrà essere pronta a giugno 2017, ha assicurato Macri direttamente dal cantiere, davanti agli operai ed insieme ai rappresentanti comunali delle diverse zone.
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