Renzi vs Alfano: faida sul reato di clandestinità

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Non c’è pace per Matteo Renzi. A pochi mesi dalla più importante sfida elettorale che abbia mai giocato, il Presidente-segretario si scopre ostaggio dell’alleato di Governo

di Mattia Bagnato

reato di clandestinitàIl Governo Renzi ha deciso di depenalizzare il reato di clandestinità. Anzi no. Forse sì, ma non ora. La confusione a Palazzo Chigi regna sovrana. Il Governo delle scelte coraggiose, dal Jobs act alla riforma della PA, infatti, sembra aver smarrito il suo proverbiale slancio. Troppo alta la posta in palio, tutta “colpa” delle Amministrative alle porte. Così, nel giro di qualche ora arriva la smentita. La retromarcia che non ti aspetti, che riporta a galla la diversità di vedute all’interno della maggioranza. Pensare che il DDL era pronto per essere presentato in Parlamento. Niente da fare. È morto nella culla, riaprendo il dibattito su un PD pericolosamente ostaggio dei compari di NCD.

I conti senza l’oste – Il momento è catartico, direbbe qualcuno. Se non fosse altro, perché il tira e molla di questi giorni ha riaperto una ferita mai completamente rimarginata. E dire che lo avevano avvisato. Lui però, il Presidente-segretario, aveva troppa smania di governare. Adesso, come si suol dire, tutti i nodi stanno venendo al pettine. Il flop sul reato di clandestinità, infatti, potrebbe essere solo uno dei colpi bassi che il “fedele” Angelino potrebbe riservare a Matteo Renzi. L’altro, quello capace di affondare la corazzata renziana, potrebbe arrivare a breve e porta il nome di Stepchildren.

Basta un poco di zucchero… – Quel che è certo, è che la questione è quanto mai spinosa. Non solo perché rischia di palesare le carenze di una strategia che inizia a fare acqua da tutte le parti. La cosa più preoccupante, infatti, è quel senso di rassegnazione con cui il PD sembra accettare questa condizione di inferiorità. Un mix tra immobilismo e mero calcolo politico, destinato ad aver pesanti ripercussioni. Tutto questo, in nome di una paura matta di perdere voti. Meglio ingoiare il boccone amaro, allora. Peccato, proprio adesso che dall’ala renziana sembravano decisi a svoltare a sinistra.

Troppo bello per essere vero – Già, perché accantonare la depenalizzazione del reato di clandestinità, anche solo momentaneamente, è qualcosa di più che freddo opportunismo politico. È questione morale prima di tutto, capace di assestare il colpo di grazia alla credibilità della sinistra italiana. O meglio, a quel che ne resta. Questa discutibile scelta, infatti, appare come l’ennesima occasione persa per prendere le distanze da chi fa dell’intolleranza e del populismo la sua ragion d’essere. La ragione prima della pancia, incalzavano da Largo del Nazareno solo qualche mese fa.

Parla come mangi – I tempi sono cambiati, ormai. Le “ragion di voto” hanno preso il sopravvento, non certo quelle di chi si è fatto in quattro per salvare la vita ai disperati in balia del Mare nostrum.  A poco serve farne una questione di comunicazione. Troppo comodo sostenere che la “gente” farebbe fatica a comprendere. Quello che non si capisce, invece, è questa astrusa strategia fatta di sotterfugi e decreti ad hoc infilati un po’ qui e po’ lì. L’Italia sta vivendo un momento delicato, certo. Proprio per questo c’è bisogno di scelte coraggiose e impopolari, evitando di accodarsi a coloro che farebbero di chi scappa da guerre, persecuzioni o è in cerca di un futuro migliore, un criminale.

Se questo è un uomo – La clandestinità è uno status e come tale non può essere un reato penale. Chi vive in clandestinità è già di per sé penalizzato. Lo è, in primis, in quanto essere umano, essendo stato privato dei più basilari diritti umani. Appare impensabile che qualcuno possa scegliere di vivere da rinnegato quando potrebbe aspirare ad una vita normale. Di certo non lo vogliono le migliaia di siriani, afghani e pakistani che approdano sulle coste italiane, in fuga da guerre che non hanno evidentemente scelto loro di combattere.

Numeri alla mano – Può mettersi l’anima in pace Matteo Salvini. Con lui, tutti coloro che si dicono pronti ad alzare barricate a destra e a manca, affannandosi a sostenerne l’importanza come deterrente ad una fantomatica invasione in atto. I numeri parlano chiaro, da quando l’allora Governo Berlusconi ha avuto l’infelice idea di “criminalizzare” il reato di clandestinità, gli sbarchi non si sono arrestati, anzi. Questo dimostra che c’è veramente poco da fare “contro” chi ha perso tutto, ma non certo la speranza. L’unico risultato che si è raggiunti è stato ingolfare i tribunali con centinaia di migliaia di processi, finendo per distogliere l’attenzione dei magistrati dai veri criminali: quei trafficanti di esseri umani che con tutta probabilità se la ridono di gusto.

Mentre in casademocratica” si corre ai ripari nel tentativo di riabilitarsi di fronte all’opinione pubblica, Matteo Renzi sembra un tantino spaventato. Percorso da un brivido lungo la schiena che, con tutta probabilità, non aveva mai provato. Una sensazione di incertezza fino ad ora sconosciuta. Sa bene di giocarsi il tutto per tutto, soprattutto sa che questa volta il suo futuro non è solo nelle sue mani. Il momento tanto atteso sta per arrivare, quello in cui la differenza tra il successo e una pesante debacle dipenderà da come saprà affrontare le prossime sfide che si presenteranno. Deve essere per questo che tra le dieci partite”, come le ha chiamate lui stesso, non c’è traccia né delle unioni civili né, tanto meno, dei migranti. Troppo alto il rischio di uscirne ammaccato.

(fonte immagine: http://dailystorm.it)

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