Islanda, undici eroi all’inseguimento di un sogno
A Euro 2016, vinto domenica scorsa dal Portogallo, la nazionale islandese ha sorpreso tutti, passando il girone, battendo l’Inghilterra negli ottavi e fermandosi solo nei quarti sconfitta dalla Francia poi finalista. Ma cos’è che ci ha fatto innamorare del Paese nordeuropeo, fino a oggi lontano dalle luci della ribalta calcistiche, e dei suoi tifosi scesi in terra transalpina?
di Andrea Pulcini
su Twitter @Purcins
Undici braccia larghe che si chiudono ad un ritmo sempre più frenetico. Undici sono i giocatori dell’Islanda che, alla fine delle partite, sono andati sotto la curva dei loro sostenitori e hanno ripetuto questo rito. L’hanno ribattezzata Geyser Dance, anche se le origini del clapping (letteralmente, “battere le mani”) degli islandesi a Euro2016 sono da rintracciare in giro per l’Europa. Basterebbe però solo questo per spiegare quanto i tifosi islandesi abbiano fatto in terra francese durante questo europeo, prima manifestazione alla quale la loro nazionale partecipava.
Un altro grande evento era in programma durante lo svolgimento di questa manifestazione: l’elezione del Capo di Stato. Visto il gran numero di islandesi presenti sul suolo francese, è stato chiesto al consolato di svolgere un gran lavoro per permettere a chi volesse di esprimere la sua preferenza. Oltre che per l’educazione e la rumorosità positiva dei suoi sostenitori questo Euro 2016 verrà ricordato per la prova superlativa della nazionale isolana.
L’esordio da brividi col Portogallo (che ha alzato al cielo di Parigi il trofeo che spetta ai campioni) non ha spaventato questo manipolo di eroi che, nonostante lo svantaggio causato da un goal di Nani, sono stati bravi a pareggiare la partita grazie ad un giocatore che in Italia ha indossato la casacca biancoceleste del Pescara, Birkir Bjarnason. Questo successo ha galvanizzato la truppa guidata da Lars Lagerbäck, che dopo aver superato agilmente il girone con tanto di vittoria sull’Austria, negli ottavi di finale ha incontrato la più blasonata Inghilterra.
Prima di analizzare il risultato finale di questa sfida e analizzare come è finito l’europeo degli islandesi e come sono arrivati a questi risultati credo sia legittimo, visto che la competizione si presta a queste cose, analizzare le altre soprese che hanno avuto sul mondo la stessa presa dei blu islandesi.
Si abbandona il freddo e si passa al mare caldo. Nel 2004, anno in cui ospiterà le Olimpiadi, la Grecia si presenta all’appuntamento in Portogallo con nessuna ambizione di successo. Il girone eliminatorio è da brividi: Spagna, Russia e i padroni di casa. Lusitani e spagnoli partono inevitabilmente come favoriti al passaggio del turno. Ma il destino quando ci si mette sa essere beffardo. Sono nomi sconosciuti ai più quelli degli ellenici. L’unico ad essere noto è il tecnico, Otto Rehhagel, che ha allenato squadre di media classifica in Bundesliga prima di questa esperienza. È strano come anche nel destino della Grecia ci sia il Portogallo a far da apripista. I biancoazzurri vinceranno il match di esordio di quell’europeo rovinando la festa ai lusitani grazie ai goal di gente che con lo scorrere della manifestazione diverrà familiare a molti. Karagounis e Basinas apriranno le danze di un percorso trionfante. Percorso che si chiuderà sempre di fronte al Portogallo con la vittoria ottenuta grazie ad un goal di Charisteas.
Ma come per l’Islanda, anche la compagine ellenica impressionò per le sue capacità di arginare grandi superpotenze del calcio europeo con un gioco semplice, una grande organizzazione di gioco ed uno spirito che nel mondo del calcio si sarebbe rivisto soltanto nel Leicester di Claudio Ranieri, portato magistralmente alla conquista della Premier League.
Tornando all’Islanda, la partita contro gli inglesi è una festa, un premio per questi ragazzi che giocano con lo spirito di chi ha già vinto la sua battaglia e puntano a divertirsi, non disdegnando l’idea di diventare la sorpresa di questo torneo. Vanno sotto con un rigore di Wayne Rooney dopo 4 minuti ma, tenacemente, tengono botta e con Sigurdsson e Sigthórsson ribaltano il match, lanciando nel baratro una nazione ed una nazionale che dovrà raccogliere i cocci di questa manifestazione per ripartire vista la gran quantità di talenti di cui dispone.
Il sogno dell’Islanda si infrange nel modo più brutale, un 2-5 contro i padroni di casa della Francia che non cancella quanto di buono fatto da questa nazionale, che da questa manifestazione esce rafforzata. Ed i motivi sono tanti. Innanzitutto essere riuscita a qualificarsi senza fare gli spareggi in un girone che comprendeva Repubblica Ceca, Turchia, e Olanda. Di queste solo gli Orange non hanno strappato il pass per Francia 2016. Già questo spiega come il risultato islandese non sia casuale.
Ma il vero motivo, il più importante di questo successo, risiede negli investimenti fatti dal governo per allontanare i giovani dalle tentazioni dell’alcol e della droga per far sì che il calcio divenisse la loro valvola di sfogo. Questo è stato possibile grazie alla realizzazione su scala nazionale di molti campi da gioco coperti. Elemento fondamentale per lo sviluppo di questo sport in virtù del fatto che per via dei rigidi inverni islandesi, senza un campo coperto è impossibile allenarsi. Le principali conseguenze di questo investimento si sono riscontrate nel fatto che, a differenza degli anni precedenti, ora i migliori giocatori del Paese trovano la loro casa in Serie A, in Premier League o in Bundesliga. Questo ha inevitabilmente innalzato il tasso tecnico della squadra. A cementare il gruppo e sviluppare un buon modello di lavoro ha pensato Lagerbäck.
Questo manipolo di eroi venuti dal freddo a Euro 2016 ha lanciato un messaggio forte e chiaro al mondo: i giovani sono il futuro di ogni Paese, si deve solo avere il coraggio di crederci.