Il Muro del Canto e il Fiore de Primavalle
Continua il tour de “Il Muro del Canto” in supporto dell’ultimo lavoro “Fiore de Niente”: musica popolare e la loro romanità live al parco Anna Bracci di Primavalle a Roma
di Cristiano Tofani
su Twitter @BigC921
Pensare alla musica popolare al giorno d’oggi non è facile, quella musica che un tempo proprio qui in Italia riecheggiava nelle radio e nelle orecchie di tutti e che adesso a stento si sente emergere tra i vari artisti Pop, più o meno talentuosi, usciti dai talent o dai vari social network.
La popolarità, però, non riguarda la notorietà, perché essa la si può assaporare nei testi e nelle note, in un pubblico che varia dai 20 ai 50 anni, in persone che si immedesimano nelle parole. Questo è stato Il Muro del Canto live il 2 settembre al parco Anna Bracci del quartiere Primavalle a Roma in occasione dell’iniziativa “Vengo da Primavalle”.
Il gruppo, orfano per una sera del chitarrista Giancarlo Barbati, impegnato a Castellamare di Stabia con il suo progetto solista (Giancane, ndr.), e capitanato dal cantante Daniele Coccia, ha portato la sua musica proprio lì dove può probabilmente meglio trovare riscontro e personificazione: per le strade di uno dei quartieri periferici di Roma.
Si parte con “L’Ammazzasette”, brano eponimo dell’album del 2012, seguita proprio come nel disco da “La terra è bassa”, che il pubblico accompagna e canta con trasporto. Ma è subito tempo di passare al nuovo lavoro, Fiore de niente”, uscito il 4 marzo di quest’anno, con la doppietta “L’anima de li mejo” e “Ginocchi Rossi”.
La scaletta segue ininterrotta, fino ad arrivare ad uno dei due momenti più emozionanti dell’esibizione (anche se forse è una visuale abbastanza soggettiva). A prendere il microfono è Alessandro Pieravanti, percussionista del gruppo; Daniele Coccia lascia lo spazio sul palco, con uno dei racconti accompagnati dalla musica della band. “Vivere alla grande”, questo il nome del racconto, parla di quella che è la vita comune di una normale coppia il cui obiettivo è proprio “vivere alla grande”, il tutto descrivendo una scena piuttosto comune: un sabato pomeriggio al centro commerciale.
Al brano segue un altro pezzo affidato al percussionista, si tratta di un estratto da “7 vizi capitale”, il brano che la band ha registrato insieme a Piotta e contenuto nell’ultimo album del rapper romano “Nemici”. Il pezzo descrive quella Roma che tutti noi, vivendola, amiamo e odiamo: una città fantastica e di cui tutti ci innamoriamo, ma che tutti odiamo per gli scandali politici all’ordine del giorno. Una frase in particolare colpisce per l’efficacia “…tutto ciò che c’hai, te lo sei dovuto sudare zero privilegi stile mafia capitale quelli che c’hai intorno, alla vita gli hanno dato un prezzo er compenso giornaliero per consumarse pezzo a pezzo poi alzi l’occhi vedi Roma e chi vive davero sta città, ritrova il senso a tutto e non se ne vo più annà…”.
Rientra Coccia e il concerto riprende con tre brani tratti da “Ancora ridi”, l’album del 2013. Si arriva alla versione romanizzata de “La malarazza”, il pezzo storico di Domenico Modugno e ripreso live spesso da diversi artisti. Un’attenzione particolare però va al brano seguente “Figli come noi”, scritto in onore di tutte quelle che negli anni sono state rinominate “vittime dello Stato” e il cui testo fa esplicitamente riferimento, pur non nominandoli, ai casi di Stefano Cucchi e Gabriele Sandri.
Il concerto sta arrivando verso la conclusione, ma è di nuovo il turno di Pieravanti con “Domenica a pranzo da tu’ madre”. Non si può rimanere impassibili, perché il pranzo domenicale in famiglia è un quadretto che appartiene un po’ a tutti fin da piccoli.
La band chiude il concerto con un pezzo, mai come in questo caso azzeccato, “Arrivederci Roma” a chiusura di un’esibizione di quasi 2 ore tra musica popolare e brani che fanno riflettere sulla condizione sociale in cui viviamo tutti i giorni e immagini o scene che oltre a far pensare, a volte concedono anche una risata, perché ragionandoci bene le persone di cui cantano siamo anche noi.
Di seguito la scaletta del concerto:
L’ammazzasette
La terra bassa
L’anima de li mejo
Ginocchi rossi
Serpe ‘n seno
Luce mia
Vivere alla Grande
7 vizi capitale
Ancora Ridi
Maleficio
L’osteria dei frati
Quando scende la notte
Cristo de legno
La Malarazza
Figli come noi
Chi mistica mastica
Domenica a pranzo da tu madre
Fiore de Niente
Il canto degli affamati
Ciao Core
Peste e corna
Bevi Bevi Compagno
Arrivederci Roma