Ammettere la crisi: dov’è finita l’onestà dei 5Stelle romani?
Continuano le difficoltà per l’amministrazione Raggi. In meno di 24 ore, revocato il neo Assessore al bilancio Raffaele de Dominicis. Grillo prende le distanze dalla Sindaca e difende i suoi
di Francesca De Santis
su Twitter @FrancescaDeS
Assessore al bilancio per meno di 24 ore: dopo l’ufficializzazione della nomina avvenuta mercoledì 7 settembre, Raffaele De Dominicis, ex Procuratore regionale della Corte dei Conti del Lazio, chiamato a sostituire il dimissionario Marcello Minenna nella Giunta Raggi, si è visto revocare l’incarico in quanto sprovvisto dei requisiti previsti dal Movimento 5 Stelle per l’assunzione di tale carica. Nello specifico, sembra sia spuntata un’accusa di abuso d’ufficio che ha portato la Sindaca ad escludere De Dominicis dalla sua squadra.
In un post sulla sua pagina Facebook, la Sindaca ha annunciato che la decisione è stata presa di comune accordo con de Dominicis, che ha però smentito questa versione, dicendo di essere venuto a conoscenza della sua revoca dai giornalisti e smentendo anche la sussistenza delle accuse a suo carico. “Si tratta di una cosa di due anni fa, archiviata – ha dichiarato – . Chi mi attaccava ha rischiato di autocalunniarsi. Figuratevi“. Una storia ritirata fuori nel momento propizio, per far fuori un altro nome scelto dalla Sindaca.
Era stato proprio Beppe Grillo a spingere Virginia Raggi a riconsiderare il nome di De Dominicis, visto il polverone (più o meno strumentale) alzato dall’opposizione sulle modalità di scelta dell’ex Procuratore: a chiamarlo, infatti, l’Avvocato Pieremilio Sammarco, fratello di Alessandro, penalista e difensore di Cesare Previti presso il cui Studio la Raggi ha fatto praticantato. Questo legame ha mandato ulteriormente su tutte le furie Beppe Grillo, che ha preso subito le distanze dall’operato della Raggi cercando di mettere in salvo i pupilli del suo Direttorio nazionale dopo il pastrocchio combinato da Luigi Di Maio: il deputato 5 Stelle, pur essendo venuto a conoscenza dell’indagine a carico dell’Assessore Paola Muraro, aveva taciuto il fatto agli altri componenti del Direttorio, fraintendendo e sottovalutando un’ e-mail informativa a lui spedita da Paola Taverna, membro del mini-direttorio romano.
È il 7 settembre quando Grillo decide di scendere a Roma e di non incontrare Virginia Raggi, ma di telefonarle per riferirle di far fuori Salvatore Romeo, Raffaele Marra, Paola Muraro e Raffaele De Dominicis. A Grillo non interessa rinsaldare la squadra romana di per sé ma quella nazionale: Roma è una mera pedina, importante in primo luogo per dimostrare di saper governare un intero Paese. Occorre mostrarsi fermi, determinati e onesti: i principi del Movimento 5 Stelle Nazionale non posso essere messi in discussione dalle beghe Capitoline.
Così, il 7 settembre sera, a Nettuno, tappa finale del tour politico estivo di Alessandro Di Battista, Virginia Raggi non è invitata. Ci sono Beppe Grillo e il Direttorio Nazionale (Di Battista, Di Maio, Ruocco, Sibilia e Fico) ma lei, la Sindaca, non può giovarsi della riconciliazione con la piazza: il bagno del perdono spetta solo a Luigi Di Maio che fa pubblica ammenda della sua dimenticanza sul caso Muraro. Fra sorrisi tirati, battute omofobe di cattivo gusto e teorie del complotto, Grillo fa il suo show e a suon di “vaffa” ripulisce l’immagine del Movimento e delle Stelle del suo Direttorio.
Il giorno dopo, Virginia Raggi ubbidisce ai diktat di Beppe Grillo ma solo parzialmente: Salvatore Romeo, da Capo della Segreteria Politica, viene declassato e subisce una riduzione dello stipendio; Raffaele Marra, da Vice Capo di Gabinetto verrà messo a Capo di qualche Dipartimento non strategico, quindi non quello vociferato del Personale; De Dominicis è stato revocato mentre la posizione di Paola Muraro è in stand-by, in quanto la Sindaca attende di visionare le carte della procedura pendente sull’Assessore prima di decidere il suo destino e quello di un assessorato chiave come quello dell’ambiente.
Parallelamente, si è dimesso il mini-direttorio romano che avrebbe dovuto consigliare Virginia Raggi nelle scelte strategiche per il governo della città: dopo l’abbandono di Roberta Lombardi in luglio, lasciano in tronco anche gli altri componenti Perilli, Taverna, Vignaroli e Castaldo. Virginia Raggi è quindi più autonoma ma anche più sola.
La Sindaca continua a pubblicare video sulla sua pagina Facebook nei quali cerca di rassicurare i cittadini che quel che sta accadendo è solo la conseguenza dell’aver toccato “i poteri forti”. Eppure, la vera onestà che la Raggi e la sua squadra dovrebbero mostrare sarebbe quella di ammettere, semplicemente, che una crisi interna al Movimento c’è: ad esempio, chi ha fatto arrivare ai media l’e-mail in cui la Taverna informa di Maio dell’indagine sulla Muraro? Perché ogni Assessore viene fatto puntualmente fuori dopo poche ore? Basterebbe smetterla di proclamarsi diversi dagli altri: le dinamiche di conflitto interne al Movimento sono quelle tipiche di un partito che, dall’opposizione, è finalmente arrivato al governo, al potere e ora deve imparare a gestirlo.
Intanto la città continua ad allagarsi sotto le ormai quotidiane “bombe d’acqua” che si abbattono sulle strade romane; i tempi di attesa dei bus sono duplicati per la nuova programmazione di ATAC che ha dato avvio ha un piano di manutenzione straordinaria degli autobus che, tuttavia, incide pesantemente sugli spostamenti quotidiani dei romani, avendo portato a una drastica riduzione delle corse attive. La mancanza di una vera guida politica, in questo momento, si avverte. Le inutili polemiche uscite sui giornali sulla Sindaca che va a fare la spesa con la scorta o sul congiuntivo sbagliato di Di Maio durante il suo discorso, non sono costruttive e incattiviscono un clima già conflittuale, rischiando di deviare l’attenzione dai veri problemi della città.
Quale Roma ci si immagina? Come e con quali strumenti si intende realizzarla? Queste domande, purtroppo, non trovano ancora risposta in azioni concrete ma in mere promesse fatte in campagna elettorale.