La Sforbiciata, il calcio secondo Ghigliottina | La generazione futura
Su Ghigliottina.it una nuova rubrica dedicata al calcio, “La Sforbiciata”, per raccontare lo sport più popolare al mondo con curiosità, senza polemiche, con momenti e storie del passato e del presente pensando alle future generazioni
di Andrea Pulcini
su Twitter @Purcins
Inauguriamo “La Sforbiciata, il calcio secondo Ghigliottina“, la nostra nuova rubrica dedicata al calcio, parlando di quei ragazzi che nel mondo del pallone hanno padri ingombranti, cognomi pesanti che possono schiacciare, metaforicamente, chiunque. Non alcuni di loro però, che credendo fortemente nel loro sogno, hanno lottato e lottano contro tutto e tutti pur di realizzarlo. Sono storie di ragazzi normali con l’onere di un cognome pesante alle spalle.
Marchegiani, Maldini, Di Livio, Ganz, Di Francesco, Hagi, Chiesa e Simeone. Chiudere gli occhi e sognare. Almeno uno di questi giocatori sopra-elencati ha regalato emozioni a chi ha la passione per il calcio. Ma, in questo caso, non sono i cognomi che ci interessano ma i nomi di questi ragazzi perché il Maldini di questa storia non è Paolo ma Christian, suo figlio. Perché in questo dato periodo storico si sta affermando una seconda generazione di calciatori. Andiamo ad analizzarli, caso per caso.
Reggere la pressione, la paura ed il pregiudizio causato da un cognome importante non è per tutti. Christian Maldini è un atleta di terza generazione. Le pressioni che vive, suo padre Paolo le ha dovute superare quando a Milanello per tutti era solo il “figlio di Cesare”. Solo con passione, impegno ed una classe innata il grande numero 3 del Milan ha superato queste fatiche. Memore di questo Paolo ha portato suo figlio lontano ed ora è all’Hamrun Spartans a Malta.
Molti di questi ragazzi sono stati mandati a fare esperienza in Serie B, il vero rifugium peccatorum di questi figli d’arte. Tra i tanti spiccano Gabriele Marchegiani alla Spal, Lorenzo Di Livio alla Ternana e Simone Ganz al Verona. Quest’ultimo, nella città che fu di Romeo e Giulietta, si sta togliendo molte soddisfazioni per la gioia del padre e della Juventus che, intravedendo le potenzialità del ragazzo, lo ha messo sotto contratto.
Per alcuni il padre è mentore e ne disegna la crescita. È il caso di George Hagi, il più forte è famoso giocatore romeno. Ha cresciuto il figlio Ianis nella sua accademia. Quando la Fiorentina, con abilità ha seguito e firmato con il ragazzo, il più entusiasta era il padre che però come da copione ha deciso come e quando il figlio sarebbe sbarcato a Firenze. Così da luglio Ianis è sbarcato nella città del giglio. Nei viola ha trovato un altro figlio d’arte nonché compagno di reparto, Federico Chiesa, figlio di Enrico che con quella maglia ha donato tante emozioni ai tifosi.
Il Cholo, Diego Pablo Simeone, ha sempre seguito da lontano la carriera di suo figlio, il “Cholito” Giovanni. Ora che è a Genova sponda rossoblù lo va a trovare spesso forse perché gli ricorda i suoi esordi nel calcio europeo. Ben 25 anni fa il Cholo sbarcò in Italia, con Pisa come primo gradino di una scala piena di successi.
Più pacati e distanti ma mai domi nel prodigare consigli ai figli sono Di Francesco e Di Livio. Soprattutto l’allenatore del Sassuolo sta vivendo un periodo particolare. Suo figlio Federico ha da poco esordito nella Nazionale Under-21 realizzando una doppietta e nell’ultima giornata di Serie A si è tolto lo sfizio di segnare la prima rete nella massima serie con il Bologna, squadra con la quale il 23 ottobre sfiderà al Dall’Ara proprio i neroverdi allenati da suo padre.
Alla gente poco importa se il figlio non occupa il posto del padre in mezzo al campo. Conta soltanto la prestazione. Se non è all’altezza, non si lesina a bollare il ragazzo come raccomandato. Per questo, la scelta fatta da questi ragazzi merita stima e rispetto. Non perché ce la stanno facendo, bensì perché hanno deciso di provare a farcela nonostante tutto, perché per inseguire i loro sogni sono stati capaci di lottare e vincere contro i pregiudizi.
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