Caccia, uno “sport” anacronistico
Il 18 settembre è ufficialmente iniziata la stagione della caccia con aperture anticipate in numerose regioni italiane. Un’attività che, ogni anno, provoca l’uccisione di milioni di animali, danni ambientali ingenti, incidenti ed episodi di bracconaggio
di Alessandra Bernardo
su Twitter @alebernardo79
Dal 18 settembre si spara in tutta Italia, anche quest’anno il calendario venatorio permetterà ai cacciatori di poter svolgere la propria attività sportiva fino al 31 gennaio 2017, tutti i giorni a esclusione del martedì e venerdì di silenzio venatorio.
Un’attività, quella della caccia, che porta con sé numerose polemiche, iniziando dal tema delle pre-aperture consentite in molte regioni, che recentemente è costato al nostro Paese l’avvio di una procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea, cui, anche il ministro dell’ambiente Corrado Clini, si è opposto: “Autorizzare l’apertura della caccia anticipata in deroga al calendario venatorio e nonostante il parere contrario dell’Ispra, come è stato fatto in alcune regioni, è una scelta che non condivido. Sto valutando la possibilità di introdurre norme che evitino in futuro questa pratica non sostenibile“.
Sul piede di guerra anche gli animalisti che accusano: “Scandaloso non tenere conto che siccità e incendi hanno gravemente colpito gli animali”, mentre i cacciatori controbattono: “Abbiamo consapevole senso di responsabilità per le regole, il rispetto dell’ambiente che ci ospita e del lavoro degli agricoltori, un prelievo corretto ed etico del selvatico e condanniamo i comportamenti irregolari“.
La caccia autorizzata provoca nel nostro Paese, ogni anno, l’uccisione di migliaia di animali, secondo il rapporto BirdLife International si stimano in 5.600.000 gli abbattimenti illegali. Si tratta di numeri eccessivi considerando che il 68% degli italiani si schiera contro l’attività venatoria, così come documentato da una recente indagine Eurispes. Uno “sport” che è ormai considerato obsoleto e anacronistico, incompatibile con la tutela degli animali, dell’ambiente e pericoloso anche per l’uomo.
Il dossier dell’Associazione Vittime della Caccia, nell’anno 2015/2016 ha segnalato 111 persone vittime dell’attività venatoria di cui 24 morti e 87 feriti. Ogni anno si assiste a un vero e proprio bollettino di guerra, un’attività sportiva che rappresenta, quindi, un grave pericolo non solo per la fauna ma anche per le persone che lo praticano e un grave danno per l’ambiente su cui sono riversate tonnellate di piombo e plastica.
Ogni stagione venatoria registra, inoltre, molti episodi di bracconaggio. Secondo i dati forniti dalla Lega per l’Abolizione della Caccia nel 2015-2016 sono stati registrati 596 casi di reati rilevanti contro la fauna selvatica e che hanno coinvolto 1.325 persone. Nell’anno appena trascorso il 68% dei casi riguardano la caccia agli uccelli, mentre il 26% i mammiferi. Un ulteriore 6% si riferisce a bracconaggio rivolto indistintamente a mammiferi e uccelli. I reati più diffusi praticati dai bracconieri spaziano dall’uccisione di specie protette all’uso di trappole e dei richiami elettromagnetici.
La caccia continua a essere considerata un’attività sportiva e ludica e, pertanto, ancora lecita nel nostro paese, sarebbe invece auspicabile, trattandosi di uno sport che lede il diritto fondamentale alla vita, di cui ogni specie vivente dovrebbe essere titolare, e fonte di rilevanti danni ambientali, che prevalesse il buon senso con l’abolizione di una pratica ormai obsoleta e non gradita dalla maggior parte degli italiani.
Sono contrarissimo alla caccia.
Da quando questa non è più legata alla sopravvivenza dell’uomo è diventata una pratica senza dignità, che diverte portando morte, aberrante.