Tutti insieme… inevitabilmente
Il 28 e 29 settembre il Teatro “Porta Portese” di Roma ha ospitato il recital itinerante “Tutti insieme inevitabilmente”, messo a punto dagli allievi della Casa del Teatro e del Cinema con un taglia-e-cuci nonsense di tutte le loro rappresentazioni meglio riuscite. Lo spettacolo convince il pubblico, divertendolo ed emozionandolo, e accende una riflettore potente sull’impegno e la costanza dei giovani teatranti della Capitale
di Gloria Frezza
Su Twitter @lavanaglorialoria
Sapete quelle felici occasioni in cui qualcuno per caso si accorge che il brano che state canticchiando sotto la doccia ha tutti gli accordi al posto giusto e lo registra? Nello specifico quella sensazione, soddisfatta ed incredula, quando riascoltandolo vi accorgete che è venuta fuori davvero una buona prova? Ecco, deve essere successo questo in prima istanza ai ragazzi della Casa del Teatro e del Cinema mentre mettevano a punto, nella sala prove, quel che doveva essere “solo” lo spettacolo di fine anno.
“Tutti insieme inevitabilmente” nasce così, dall’intuizione dei giovani talenti della scuola e dei loro insegnanti che, guardando il proprio sudato lavoro, si sono resi conto che nascondeva una vera pepita d’oro. Nelle serate del 28 e 29 settembre il Teatro Porta Portese ne è stato orgogliosa vetrina, accogliendo e accompagnando gli spettatori attraverso le sue sale alla scoperta di pièce singole e collettive, recitate e cantate. Letteralmente accompagnando, essendo questo uno spettacolo pensato come itinerante per amplificarne lo spaesamento e, senza dubbio, il divertimento.
Si presenta come un mash-up nonsense tra pezzi d’invenzione degli alunni e tributi a Jannacci, Cochi e Renato e Walter Chiari (regia di Claudio Insegno); ma alla baraonda si aggiungono felicemente anche alcuni estratti da uno spettacolo precedente, “La vedova allegra in dieci minuti” (regia di Marco Simeoli). Tra le produzioni proprie si nota uno studio attento e spesso di sorprendente delicatezza verso gli innumerevoli dialetti del Belpaese, i giovani alunni padroneggiano la lingua e le sue inflessioni, mostrando orgogliosamente come un romano d’antico lignaggio possa trasformarsi rapidamente in un napoletano di Scampia, o come un abruzzese possa facilmente padroneggiare il vernacolo nordico. Una truppa concentrata ed infaticabile che muta linguaggio e tonalità con la stessa rapidità e apparente facilità con cui muta d’abito (e di sala).
Tra i dodici ragazzi brillano buona caratterizzazione e sani tempi comici: ammirevole la performance di Stefano Dilauro, che insieme alla sua stampella conquista il palco durante gli spazi da solista come nello sciorinare fedelmente insulti in pugliese. Geniale il pezzo guidato da Matteo Magazzù e simpaticamente interrotto da Stefano Dattrino, in cui il primo si esibisce in un “Come porti i capelli bella bionda” in versione filo-tedesca, della cui fluidità la Berti sarebbe di certo soddisfatta.
Molto forte invece Lorenza Giacometti durante il suo monologo sulla condizione della donna sposata ed infelice, scritto da Franca Valeri; Lorenza accarezza il napoletano e lo valorizza, caricandolo delle sottili variazioni che le emozioni generano nel suo sofferente e prepotentemente realistico personaggio. Dopo di lei, il pubblico scosso si rinfranca con le due esibizioni corali: “Ho visto un re” di Dario Fo e “La vedova allegra” già citata in breve, di Eduardo de Filippo. Oltre ad essere singole identità valide, mostrano d’avere un peso specifico collettivo evidenziando coesione e reciproco rispetto.
Buona esibizione anche delle voci, alcune roboanti e sicure come quella della giovane Chiara David e di Nicola Curti, altre di felice accompagnamento e armonizzazione. Ottimo dunque il lavoro delle vocal coach Rossana Casale e Silvia Gavarotti, che sono riuscite a plasmare la misticanza vocale e a trasformarla in un giusto connubio armonico e convincente.
La risposta del pubblico è entusiasta, il cast florido convince e rassicura sulla futura produttività del teatro dei giovani, che mai come in quelle ultime serate settembrine torna ad essere fervente e vivo. In attesa di vederli brillare singolarmente e trovare le loro strade, attendiamo un godibile ritorno di questa “passeggiata insensata” che si è guadagnata uno spazio, come dice il titolo, “inevitabile”.
(immagini gentilmente concesse dalla Casa del Teatro e del Cinema di Roma)