Sistema d’accoglienza: a Roma un raggi(o) di luce dopo il temporale?
Dopo lo sgombero di Via Cupa la situazione sembra arrivata al collasso, palesando tutti i limiti di un sistema che fa acqua da tutte le parti. La soluzione, emersa nell’ultimo Consiglio comunale, sta tutta nella collaborazione
di Mattia Bagnato
Meglio tardi che mai, dicevano gli antichi. Dopo mesi di tensioni, sgomberi e sit-in, finalmente, la questione del Centro d’accoglienza Baobab è approdata in Campidoglio. A chiedere che le sorti dei 200 ragazzi accampati in Via Cupa fossero discusse, in un Consiglio comunale straordinario, sono state le opposizioni tutte. Nessuna esclusa. Dal PD a Sinistra Italiana, passando per Fratelli d’Italia. I punti di vista diametralmente opposti, identica invece la preoccupazione per una situazione giunta al punto di non ritorno. Martedì 11 ottobre nell’aula Giulio Cesare c’erano tutti, a partire da Francesca Del Bello, presidente del II Municipio, territorio della Capitale dove è presente il centro d’accoglienza. Pronti a brandire le istanze dei cittadini stufi e dei migranti abbandonati. Gli unici assenti, i volontari del Centro lasciati insieme ai migranti sotto la pioggia battente per ore.
Meglio soli che male accompagnati – Quando si entra nell’aula del Consiglio comunale, l’attenzione è subito rapita dall’imponente statua di marmo raffigurante il più celebre tra gli Imperatori romani. In alto a sinistra, invece, campeggia una scritta dal tono quasi beffardo: Il Campidoglio, dice l’iscrizione, dopo il golgota è il colle più sacro alle genti civili. Peccato, che di civile in tutta questa storia ci sia davvero poco. Di sicuro non l’indifferenza e il ritardo con cui le istituzioni cittadine hanno deciso di affrontare la questione di Via Cupa e dei suoi occupanti. Una circostanza, che la stessa Laura Baldassarre, Assessore alla Persona, Scuola e Comunità solidale di Roma, ha definito, “Cupa a tutti gli effetti. Per i cittadini sottoposti al degrado e per le Associazioni lasciate sole troppo a lungo”.
Mea culpa, mea maxima culpa – Si è aperto così il Consiglio comunale, con un’ammissione di colpevolezza che non ti aspetti. Non da parte pentastellata, ci mancherebbe. Sempre pronti a sbandierare gli errori altrui e quasi mai i propri. Visto che siamo in tema, la parabola della pagliuzza nell’occhio sembra calzare a pennello. Polemiche a parte, però, l’assise di due giorni fa è sembrata la solita manfrina trita e ritrita, politically parlando ovviamente. La Baldassarre, infatti, non si è fatta sfuggire l’occasione per ribadire l’imprescindibilità di proteggere i soggetti fragili. Sottolineando, altresì, le responsabilità di chi ha amministrato la città fino a ieri.
Le chiacchiere se le porta il vento – Il clima sereno e disteso, sinceramente, non lasciava presagire nulla di buono. Quasi che le decine di fischietti che occupavano Piazza del Campidoglio non giungessero fino alle stanze del potere. A sentire l’Assessore, il problema è prima di tutto giuridico. Ad inficiare sul diritto ad una accoglienza degna e rispettosa dei diritti umani, sarebbe lo status di migranti transitori. Come se un pasto caldo e un tetto sopra la testa dipendessero da questo. Di positivo, però, c’è stata almeno la presa di coscienza che via Cupa dovrà essere gestita come “un’emergenza” permanente. Da notare il singolare ossimoro.
L’unione fa la forza – Nello specifico, la strategia grillina per alleviare il calvario di questi poveri sventurati, transitati loro malgrado a Roma, è tutto in questa parola: collaborazione. Lo afferma Laura Baldassarre, con un ghigno a metà tra la soddisfazione e chi sa di aver appena passato l’italica patata bollente. Collaborazione tra tutti i soggetti interessati, sempre che se ne trovino perché d’interessamento fin ora nemmeno l’ombra. Sarcasmo a parte, la strada maestra indicata martedì dovrebbe rifarsi al modello Milano. Nel far questo, dai banchi della maggioranza si chiede quel raccordo, tra Prefettura, Associazioni, Ministero dell’Interno e FS, che è stata assente ingiustificata.
Come i treni a vapore, di stazione in stazione – Già, le Ferrovie dello stato. Lo snodo, per usare un termine tecnico, dovrebbe essere proprio quello di costruire un hub a Roma Tiburtina. Il Centro direzionale per migranti in transito e non, infatti, permettere di identificare e fornire una adeguata accoglienza a quanti, nel loro viaggio della speranza, si troveranno a passare per la Capitale. Nel frattempo, basta farsi un giro nella zona per capire che, anche nella seconda stazione romana per importanza, la situazione è già al collasso. Decine di migranti, infatti, da giorni affollano il terminal e gli spazi adiacenti. I ragazzi, a quanto pare, il loro hub se lo sono già fatto.
Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi – Tutto questo, proprio mentre la politica si rimbalza responsabilità, riempiendosi la bocca di paroloni altisonanti come solidarietà e dignità. Tanto per cambiare. La stessa solidarietà, che sembra essere sfuggita al Commissario Tronca, quando sgomberando il Baobab apriva le porte all’attuale cresi umanitaria. Ad affermarlo, la stessa Francesca Del Bello, ancor più infastidita per quanto avvenuto in via Cupa solo una settimana fa, quando i 200 migranti sono stati prelevati, messi nei blindati e poi lasciati nelle “mani di Dio” e dei trafficanti. Al “diavolo” la collaborazione, sembra dire la Presidente del II Municipio.
Il tema e caldo e vale il futuro della Giunta. Di certo non per il trattamento riservato ai migranti, quanto piuttosto perché la questione sicurezza nella Capitale. La stessa, che negli ultimi giorni si è tramutata in una pentola a pressione pronta ad esplodere da un momento all’altro. A preoccupare, oltre ogni ragionevole dubbio, la confusione che regna sovrana. Prima che nella Giunta, infatti, il caos sembra imperversare nella testa dello stesso Assessore alle politiche sociali. Lo palesa prima tratteggiano un sistema di accoglienza ormai saturo, poi rassicurando tutti che lo spazio c’è. Stranezze della politica.
Al netto di roboanti dichiarazione, quel che è certo è che i ragazzi di via Cupa si trovano nel giardino della Basilica di San Lorenzo fuori le mura. Che del tanto sbandierato Hub non ha davvero niente. A rendere il loro futuro ancora più incerto poi, c’è che tra il 31 ottobre e il 31 dicembre chiuderanno le strutture di Caritas e Croce Rossa. La strategia grillina, sulla carta, è pressoché perfetta. Parla di integrazione, diritti umani e comitati di quartieri. Quello che per ora manca, però, è capire da dove arriveranno i soldi che dovranno oliare la nuova macchina dell’accoglienza a cinquestelle. #vederepercredere