In Italia è tornata la voglia di cultura
Presentato al MAXXI di Roma il XXII Rapporto di Federculture: aumentano i consumi nel settore. Ma l’Europa corre ancora più veloce
di Federica Salzano
su Twitter @FedericaSalzano
“La cultura è tornata a essere una risorsa per il nostro Paese”. È questa la sintesi del Rapporto annuale di Federculture nelle parole del suo presidente Andrea Cancellato, che ha introdotto i risultati della XXII edizione della relazione all’auditorium del MAXXI. E i dati effettivamente mostrano un andamento positivo. Nel 2015 gli italiani si sono dimostrati più attivi culturalmente e l’incremento maggiore è avvenuto tra i più giovani. La spesa delle famiglie per cultura e ricreazione è cresciuta del 4%, il pubblico delle mostre è aumentato del 7%, bene anche teatro (+4%) e concerti (+6). Nel complesso gli introiti del settore sono saliti del 15%, le risorse a disposizione del Mibact nel 2016 hanno superato i 2 miliardi e l’Art bonus dal 2014 ha erogato oltre 120 milioni di euro a Comuni, fondazioni e altri enti beneficiari.
Il ministro dei Beni e delle Attività culturali Dario Franceschini, intervenuto con un messaggio, ha espresso soddisfazione per i risultati e ha annunciato che con la legge di bilancio 2017 il governo intende confermare il bonus cultura di 500 euro per i diciottenni, estendere il bonus ristrutturazione alla riqualificazione di hotel e strutture ricettive e varare un piano strategico da 50 milioni per potenziare la attività degli istituti italiani di cultura all’estero.
LIBRI QUESTI SCONOSCIUTI
Dal rapporto, però, emergono anche aspetti che non vanno sottovalutati. Nel campo sinfonico si parlerebbe forse di un tempo allegro moderato. Il raffronto con i vicini europei evidenzia come per le famiglie italiane l’incidenza della spesa culturale su quella totale sia del 6,6%, rispetto all’8,6% della media dell’Unione. E da questo punto di vista l’Italia si assesta ancora al 23° posto su 27 Paesi. Elemento negativo resta poi l’astensione culturale che, seppure in diminuzione, è ancora troppo elevata. Il 18,5% dei cittadini non fruisce di teatro, cinema e musei. Ad aver letto almeno un libro in un anno è meno della metà della popolazione.
L’immagine scaturita dal rapporto è anche quella di un’Italia a diverse velocità. Il Mezzogiorno arranca. Basti pensare che per la cultura la spesa media mensile delle famiglie è stata di 159 euro nel Nord Est e di 84 euro al Sud, rispetto a una media nazionale di 126 euro. Si è poi riscontrata una forte concentrazione sia sotto il profilo del consumo culturale che sotto quello turistico in alcune regioni in particolare: l’86% dei visitatori dei musei si riversa in Lazio, Campania, Toscana, Piemonte Lombardia. E quasi nelle stesse regioni – con il Veneto al posto del Piemonte – si concentra il 64,5% della spesa degli stranieri. Proprio per il settore del turismo ci sono buone notizie: cresce l’attrattività del Paese e l’Italia recupera posizioni nella classifica della competitività turistica del World Economic Forum, raggiungendo l’8° posto nel mondo dal 26° del 2013.
CAVALCARE L’ONDA DELLA RIPRESA
Franco Bernabè – presidente della Commissione nazionale italiana per l’UNESCO e della Fondazione La Quadriennale di Roma – ha richiamato l’attenzione sulla necessità di contestualizzare questi dati nell’ambito sia della generalizzata ripresa dei consumi – a partire dal 2014 – sia delle ripercussioni delle instabilità nei paesi del Nord Africa che hanno dirottato in Italia parte del turismo. Si tratta di una serie di fattori esogeni che – perché i risultati positivi vengano consolidati – rendono necessari interventi mirati, con particolare attenzione a progettazione e investimenti. Questi ultimi – secondo Bernabè – devono coinvolgere in modo attivo anche i privati, non soltanto sotto forma di mecenatismo ma realizzando una collaborazione progettuale e mobilitando tutti i portatori d’interesse del settore.
Il direttore di Federculture Claudio Bocci ha puntato i riflettori sul nodo della gestione dei beni culturali – ritenuta l’anello mancante tra la valorizzazione e la tutela – e ha espresso l’auspicio che si possa avviare anche per importanti realtà museali del Paese, laddove possibile, un processo di autonomia gestionale del tipo delle fondazioni. Al riguardo Giovanna Melandri – presidente Fondazione MAXXI – ha evidenziato l’utilità del principio privatistico adoperato per valorizzare un patrimonio culturale che però vuole e deve rimanere pubblico.
MOSTRE E TEATRI COME LE MEDICINE
Federculture, infine, si è fatta portatrice di alcune proposte in particolare. Ad esempio l’estensione dell’Art bonus a tutti i soggetti che praticano la cultura, la defiscalizzazione del consumo culturale – dai libri agli spettacoli e alle mostre, come avviene per i farmaci – e la valutazione della possibilità di indirizzare il bonus giovani anche alla popolazione anziana. Al centro di queste proposte c’è quanto espresso dal presidente Cancellato: “Il sostegno al consumo culturale può rappresentare la grande svolta capace di mettere in gioco risorse inaspettate. La tensione che tutti dobbiamo avere per la crescita economica non può sottacere anche il ruolo che abbiamo nella crescita culturale. Ci sono tutte le condizioni per una vera svolta”.