Van Gogh Alive: a Roma il classico diventa multimediale
Fino al 27 marzo 2017 Palazzo degli Esami a Roma ospita la grande mostra multi-screen “Van Gogh Alive – The Experience”. Amatissima dal pubblico, l’esperienza vuole coniugare le tecnologie degli schermi Sensory4 alle opere del pittore olandese, offrendone una fruizione completamente nuova. Un percorso visivo coinvolgente, che ripercorre la vita di Van Gogh sulle note delle più belle melodie classiche
di Gloria Frezza
su Twitter @lavanagloria
Un antico adagio recita: “Grande è bello”, e il suo autore si perde nella notte dei tempi. Decidere se sia sempre applicabile come dottrina è difficile, ma ha di certo molti punti a suo favore. E se piccoli concetti ispirano grandi opere, non è difficile pensare che sia questo il pensiero alla base della mostra-evento più vista a Roma. Parliamo della “Van Gogh Alive – the Experience”, dallo scorso 25 ottobre a Palazzo degli Esami (riaperto dopo molti anni per l’occasione) ed incorniciata dal panorama trasteverino della Capitale. Una mostra multimediale che proietta su ampie schermate Sensory4, tutti i più grandi capolavori firmati dal pittore olandese.
Seguendo un percorso cronologico, intervallato da alcune citazioni estratte dal suo scambio epistolare con il fratello Theo, le opere di Van Gogh scorrono su schermi di grandi dimensioni, accompagnate da meravigliosi brani del repertorio classico. Le due enormi sale del Palazzo degli Esami sono tatuate con i Girasoli e la Notte Stellata, lo spettatore entra in un mondo nuovo che è insieme la mente e la tela del pittore. Gli schermi Sensory4 fanno parte di una nuova affascinante tecnologia, che si propone di presentare al pubblico quei capolavori che è abituato ad osservare incorniciati in 90×70 cm, in formato e saturazione amplificati. Una piccola indagine personale per chi guarda, che va alla ricerca di dettagli invisibili all’interno della cornice.
Una lacrima nascosta, un’espressione svelata o qualche piccolo animale tra la vegetazione: molte mani si levano ad indicarli, mentre la storia di Van Gogh scorre come una pellicola avvolgente. L’obbiettivo si evince essere quello di riportare in vita l’autore, “alive” insomma. In quei trenta minuti, trascorsi tra Parigi, Arles e Saint-Rémy, il pittore dovrebbe farsi più vicino, fino a rivelare qualcosa di sé che prima era ignota. Permettere alla meraviglia di tornare vivida dal passato ed esprimersi con freschezza in occhi nuovi.
Funziona? Non del tutto. Sì, la mostra è una novità: propone l’arte in maniera differente e la coniuga alla tecnologia, da sempre nemica del classicismo; gli schermi non sono servi dei dipinti, sono essi stessi i dipinti. Si crea una collaborazione parallela che fornisce uno spazio ad entrambe, senza depotenziarne nessuna. E invece la meraviglia? Purtroppo qui la ricerca è vana. Probabilmente è colpa di tutti gli ultimi ritrovati, che ci hanno viziato e abituato ad ogni sorta di fantasticherie; resta il fatto che quel che viene proposto non riempie gli occhi, seppure riesca ad intrattenere. Sarà perché tutta la magia di Van Gogh non sta nella sua dimensione, o nella vividezza del colore; quanto piuttosto nel contatto visivo tra spettatore ed opera, nel religioso silenzio che ne cova le sensazioni.
Un’esperienza corale come questa non raggiunge quel livello di intimità, non ammalia. Certo circonda, ma non arriva a fondo. Lo scopo forse era più semplice, concedere una nuova prospettiva totalizzante ad un genio che, per cause temporali, si allontana sempre più dai suoi fruitori. I bambini sembravano molto divertiti infatti, lì sdraiati sull’Autoritratto come in un parco giochi. La storia di Van Gogh presentata come una favola, ricamata dal filo travolgente della musica. Per i nostalgici è molto difficile accettare il concetto di “svecchiare” riferito a un tale mostro sacro, ma non si può negarne la funzionalità di recupero.
È solo la delicatezza, con la quale si pensa al suicidio dell’artista, con cui si è sempre guardato pietosamente al Campo di grano con corvi, a mancare. Certo, lo sparo sordo di pistola alla fine della clip è efficace, rende l’idea della morte. Tuttavia non trasmette il rispetto, doloroso e grato, di chi guarda all’opera di un tale tormentato artista. Forse più grande è davvero più bello dunque, ma purtroppo non più forte.
Van Gogh Alive – The Experience
Roma, Palazzo degli Esami
fino al 27 marzo 2017
Dal lunedì al giovedì 10-20
Venerdì e sabato 10-23
Domenica 10-21
L’ingresso è consentito fino a un’ora prima della chiusura
Giorni e orari possono essere soggetti a variazioni
vangoghroma.it