La Sforbiciata, il calcio secondo Ghigliottina | Miroslav Klose
Nuovo appuntamento con “La Sforbiciata”, la nostra rubrica dedicata al calcio. In questo numero ci occupiamo del miglior marcatore della storia dei mondiali che ha da poco appeso gli scarpini al chiodo: Miroslav Klose
di Andrea Pulcini
su Twitter @Purcins
Ci sono giocatori che solo a nominarli ti brillano gli occhi, non perché siano fenomeni o funamboli ma perché fanno il loro mestiere con arte e professionalità. Il protagonista di questa storia rientra in questa categoria perché, chiudendo gli occhi e pensando alla nazionale tedesca non si può non pensare a lui, che dei teutonici è diventato un emblema.
Ci stiamo riferendo a Miroslav Klose, bomber più prolifico della nazionale tedesca con 71 reti e della storia dei mondiali con 16: nel 2014 ha superato Ronaldo in questa speciale classifica nell’edizione che ha consegnato al calciatore di origini polacche anche il titolo di campione del mondo.
Il volto di Klose, insieme a quello di Michael Ballack e alle casacche blu elettrico di Oliver Kahn, è stato per anni il simbolo di una nazione e di una nazionale. L’attaccante nativo di Opole, circa 300 km a sud-ovest di Varsavia in Polonia, ha di fatto aperto la strada agli oriundi nella nazionale tedesca, dando vita ad una rivoluzione copernicana che ha contribuito alla conquista dell’alloro mondiale conquistato in Brasile nel 2014.
È partita dal basso la carriera di Miroslav Klose: da Homburg, cittadina al confine con la Francia, a Roma, sponda Lazio. In ogni squadra, il tedesco è stato sempre il simbolo, il giocatore che dava l’esempio. Questa sua dedizione, questa sua perseveranza e voglia a migliorare l’ha spinto a giocare ad alti livelli fino a 38 anni. Perché Klose ha sempre spremuto se stesso con intelligenza per raggiungere i suoi obiettivi.
La squadra capitolina è stata l’emblema del ragionamento e di ciò che ha spinto Klose verso i suoi obiettivi. Dopo una carriera spesa in Germania a vincere trofei, il tedesco ha sempre cercato nuove stimolanti sfide ma che accontentassero anche la famiglia. Poteva andare ovunque Miro, ma ha scelto Roma, sposando la Lazio perché convinto dal fatto che i figli avessero potuto contare su un istruzione di prim’ordine. Oltre questo, a Formello ha portato tutta la sua umiltà e lealtà.
Vederlo portare i palloni, dispensare consigli ai giovani, aiutarli negli allenamenti. Questo è Klose, un giocatore che capisce che il singolo è davvero importante se contribuisce a migliorare la squadra in cui gioca. Anche in nazionale era così, perché nonostante avesse accanto giocatori dallo straordinario talento come il suo “gemello” Podolski, di origine polacca come lui e “Super“ Mario Gomez, era sempre lui in ambito internazionale a tenere alta la bandiera della sua nazionale.
Al suo primo mondiale, nel 2002, conquista l’argento mondiale e si laurea a pari merito vice-capocannoniere con 5 reti insieme a Rivaldo e dietro solo a Ronaldo, che con i suoi 8 gol contribuirà in maniera determinante alla conquista del quint titolo iridato della nazionale brasiliana. Nel mondiale successivo, quello del 2006 conquistato dagli Azzurri, Klose oltre al bronzo si toglie un’altra soddisfazione: con cinque marcature si laurea capocannoniere del torneo. Altre 6 reti le metterà a segno nelle successive due edizioni diventando con 16 centri il miglior marcatore della storia dei mondiali, e senza mai aver calciato un rigore.
Miroslav Klose ha sempre gestito la sua carriera capendo qual era il momento più adatto per farsi da parte. Questa sua capacità lo ha spinto nell’estate 2011 a lasciare il Bayern Monaco. Troppo aveva resistito con Louis Van Gaal. Il santone olandese chiedeva troppo al giocatore e i due anni con Van Gaal in panchina sono stati i meno prolifici. Si è ritrovato a Roma, con la maglia della Lazio, la squadra che lo ha accolto, cogliendone ed apprezzando tutte le sue qualità, calcistiche ed umane. Ha ripagato appieno la fiducia datagli con 64 reti in 139 partite, diventando il nono miglior marcatore della storia della squadra biancoceleste.
Dopo mesi di riflessione ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo. Dopo anni passati a incutere timore agli estremi difensori avversari, Klose metterà questa sua arte al servizio degli attaccanti della sua nazionale. Il tedesco ha infatti annunciato che diventerà assistente di Joachim Löw, ct della Germania, e allenerà gli attaccanti di tutte le selezioni della Federazione, puntando così a prendere il patentino per diventare allenatore.
L’umile ragazzo originario di Opole si appresta ad affrontare una nuova sfida, che affronterà con lo spirito e la voglia di sacrificarsi che ha sempre dimostrato lungo l’arco della sua lunga carriera. Il professore lascia i banchi e sale in cattedra, per educare le giovani generazioni che la voglia e la forza di volontà sono nulla senza l’umiltà e lo spirito di sacrificio.