Prima volta a Roma per i Nada Surf
Il trio statunitense per la prima volta a Roma per un concerto che ha esaltato il pubblico del teatro Quirinetta
di Cristiano Tofani
su Twitter @BigC921
Arrivare a Roma dopo 12 anni di attività lascia sempre un bel ricordo, non solo in chi suona, ma anche e soprattutto in chi ha aspettato anni per poter assistere ad un concerto. Soprattutto se come capita spesso, la città eterna ti lascia grandi ricordi e grandi emozioni dentro e fuori dal palco. Eppure c’è anche gente che, più o meno colpevolmente, non li ha mai ascoltati o conosciuti, conoscere un artista o una band con una buona performance live lascia sempre un buon segno. Questa è stata la serata dei Nada Surf al Quirinetta.
Si parte con l’apertura di Luca D’Aversa, giovane cantautore romano entrato nel recente passato anche nell’alta rotazione su MTV Italia. Piacevole scoperta anche lui, con l’arduo compito di scaldare il pubblico che, comunque, gli riesce piuttosto bene.
Ma è il turno del trio statunitense, i Nada Surf salgono sul palco con Hi-speed soul a dare il via all’esibizione. Si passa ad uno dei pezzi più nuovi Cold to see clear, brano d’apertura dell’ultimo lavoro della band You Know Who You Are.
Matthew Caws si dimostra in gran forma, chitarra e voce si stampano nei cuori del pubblico, ma è solo l’inizio la serata si dimostrerà poi un crescendo di emozioni.
Si torna al 2008 con Whose Authority e Weightless, provenienti direttamente da Lucky l’album uscito appunto 8 anni fa, prima di ripassare al presente con la più amara ballad Believe you’re mine tratta sempre dall’ultimo album.
Uno dei sicuri punti di forza della band è la comunicazione, il modo in cui Caws e la band si interfacciano con il pubblico rende l’esibizione ancora più partecipata e coinvolgente, un’unione fortissima tra band e fan.
Con Inside of Love, da Let Go del 2002, e poi il terzetto Friend Hospital, New Bird e Out of the Dark la band concede una bella carica al pubblico romano prima della pausa.
Hyperspace, Popular, Always Love e Blankest Year sanciscono la fine del concerto, con un encore che finisce, o meglio sfinisce, il pubblico e lascia intatta la consapevolezza di aver assistito ad una grande performance.
La scaletta sarebbe finita, ma la sorprese no. Infatti, a concerto ormai concluso la band ritorna sul palco ma a suonare è il solo Matthew Caws, niente microfono e niente amplificazione, un piccolo live set di acustica e voce che scalda definitivamente i cuori di tutti.
Una serata di Indie Rock tra le più esemplari, per uno dei generi tra i più impropriamente attribuiti molto spesso a band che suonano in tutt’altro modo.
A seguire la scaletta:
Hi-Speed Soul
Cold to see clear
Whose Authority
Weightless
Believe you’re mine
Happy Kid
80 Windows
Rushing
Concrete Bed
Killians
Blonde on Blonde
Inside of Love
Friend hospital
New Bird
Out of the Dark
The Way You Wear Your Head
See these Bones
Hyperspace
Popular
Always love
Blankest Year