Islanda ancora in cerca di un Governo
I Pirati si fermano al 14%, riconferma per i partiti tradizionali. Ma in Islanda una coalizione governativa è ancora lontana
di Sara Gullace
su Twitter @nottemare
Non cambia di molto lo scenario politico dell’Islanda dopo le ultime elezioni del 30 Ottobre. Mentre l’opinione pubblica internazionale aspettava l’exploit dei Pirati di Birgitta Jónsdóttir, si confermano, invece, le forze conservatrici di centrodestra, già al potere. Il Partito dell’Indipendenza, guidato da Bjarni Benediktsson, ha ottenuto il 29% dei voti e 21 seggi dei 63 disponibili. Seconda forza sono diventati i Verdi con il 15,8% e 10 scranni, 3 in più rispetto al 2013; solo terzo il partito dei Pirati con il 14,4% delle preferenze e 10 seggi, aumentati di ben sei unità.
Segue la neonata Resurrezione, fuoriuscita dal Partito dell’Indipendenza, con il 10,4% e 7 seggi. Ha perso seggi, meno due, anche Futuro Luminoso con il 7,2% mentre per l’Alleanza Social Democratica è una debacle: avranno solamente 3 seggi, ne hanno persi 6, avendo ottenuto solamente il 5,8%. Chi esce veramente sconfitto da questo turno elettorale, comunque, sono i Progressisti: 8% e 8 seggi, undici in meno rispetto al passato. Pagano lo scandalo che ha coinvolto il loro leader, Sigmundur Davíð Gunnlaugsson, che, da Primo Ministro, la scorsa primavera è stato coinvolto nei Panama Papers. Eletto nel 2013, aveva dato dimissioni: per questo l’Islanda è tornata al voto con un anno di anticipo.
Con questo spezzatino elettorale, formare il governo non sarà facile. Benediktsson, che era già Ministro delle Finanze del precedente establishment, ha iniziato la scorsa settimana gli incontri con le parti. Al momento, per l’alleanza governativa si sono fatte avanti Resurrezione e Futuro Luminoso che, insieme, contano 11 seggi nell’Althingi. I rispettivi leader, Jóhannesson e Proppé, concordano su strategie di politica liberale il ché li avvicina alle priorità del partito vincitore.
Quali che siano le parti, comunque, le priorità in agenda del nuovo governo saranno tre. In primis, la Costituzione: nel 2012 un referendum, dopo anni di discussioni, aveva ottenuto il 67% dei si per una revisione costituzionale – tuttavia, il Parlamento non ha ancora abilitato il nuovo testo. In secondo luogo, il sistema sanitario: ad oggi è in mano al sostegno statale (85% dalle tasse), si discuterà di una privatizzazione e della costituzione di ospedali privati e assicurazioni sanitarie. Altro argomento urgente riguarderà infrastrutture e sviluppo turistico: il Paese in questi ultimi anni si è scoperto meta turistica molto apprezzata. L’obbiettivo del Governo sarà saper fronteggiare questo aumento definendo infrastrutture che accolgano e valorizzino e, al tempo stesso, salvaguardino l’ambiente.
Il partito dei Pirati, nonostante i media parlino di delusione, di pronostici non rispettati (i sondaggi avevano parlato del 22% e addirittura del 30% dei favori) si dice invece soddisfatto. La loro leader, Birgitta Jónsdóttir, 49enne parlamentare femminista, poeta, artista e collaboratrice del fondatore di Wikileaks Julian Assange, smentisce previsioni di vittoria: “I nostri sondaggi interni oscillavano tra percentuali del 10 e del 15 – ha spiegato a conteggi conclusi – Siamo, quindi, molto soddisfatti di esserci migliorati così tanto rispetto a tre anni fa”.
L’obiettivo politico dei Pirati prevedeva l’introduzione di una democrazia diretta, una sistematica trasparenza al governo, il controllo pubblico sulle risorse naturali, la tutela del diritto alla privacy dei cittadini e l’adozione della riforma elettorale, di cui dicevamo prima. Un programma di riforme, che dovranno attendere.