Dieci domande sulla presidenza Trump
Contro ogni previsione, Donald Trump è stato eletto Presidente degli Stati Uniti. I Repubblicani hanno vinto anche la maggioranza al Congresso. Gli interrogativi a questo punto sono tantissimi: abbiamo selezionato 10 domande, provando a fornire qualche risposta
di Guglielmo Sano
su Twitter @guglielmosano
Quale sarà l’indirizzo della politica USA sui matrimoni omosessuali e sull’aborto? Che cosa succederà all’Obama Care? Che rapporti aspettarsi con Cina e Corea del Nord? Quale strategia per il Medio Oriente? Che fine farà la NATO? Proviamo a fare qualche domanda – e (tra le righe) a dare qualche risposta – sulla linea della nuova amministrazione, sapendo quanto la situazione sia destinata a cambiare in fretta da qui al 20 gennaio, quando effettivamente Donald Trump si insedierà alla Casa Bianca (anche se lui vorrebbe restare a Manhattan).
I sondaggi davano per favorita la Clinton, eppure ha vinto il candidato repubblicano. Come è successo?
Gli Stati del Michigan e del New Hampshire devono ancora essere assegnati: nel primo è in vantaggio il candidato repubblicano, nel secondo Hillary Clinton. Tuttavia, com’è noto, la vittoria è già attribuibile a Donald Trump. Al 13 novembre, Il 45esimo presidente degli Stati Uniti ha conquistato 280 Grandi Elettori – la quota per assegnare matematicamente la vittoria è di 270 – Hillary Clinton è rimasta ferma a 228. Quest’ultima, da parte sua, ha preso quasi 61 milioni di voti, il 47,8%, Trump oltre 600mila in meno, fermandosi al 47,3%. Nel sistema elettorale iper-maggioritario vigente negli USA, però, il “voto popolare” conta ben poco.
Chi ha votato Donald Trump?
Secondo gli exit poll del National Election Pool, hanno votato Trump il 53% degli uomini, il 58% dei bianchi, il 53% degli elettori di età compresa tra i 45 e i 64 anni, il 51% di coloro che non hanno terminato le scuole superiori. Approfondendo l’identikit dell’America pro Trump si può inoltre aggiungere che si sono espressi in favore del candidato repubblicano il 67% dei bianchi senza istruzione universitaria, il 50% di chi ha un reddito compreso tra i 50mila e i 99mila dollari all’anno e, addirittura, il 62% di chi vive in piccoli centri. Detto questo, Trump ha preso più voti di Mitt Romney, candidato repubblicano alla Casa Bianca 4 anni fa, anche tra neri, ispanici e asiatici, tra i più giovani (18-29 anni) come tra i più poveri (reddito inferiore ai 49mila dollari all’anno).
Bisogna davvero aspettarsi che Trump costruisca un muro al confine con il Messico?
Forse il ritornello più efficace della campagna elettorale di Trump. Difficilmente verrà realizzato nonostante l’insistenza del Presidente. I costi sarebbero altissimi, senza considerare le inevitabili dispute con i proprietari dei terreni sui quali dovrebbe essere edificato. Il muro, secondo i meno scettici, potrebbe essere “virtuale”, “tecnologico”. È molto più probabile che il Presidente punti tutto sull’aumento dei controlli alla frontiera e sull’inasprimento delle leggi sull’immigrazione. Sarebbero 11 milioni gli immigrati “clandestini” negli Usa. Tra i primi provvedimenti di Trump potrebbe esserci l’annullamento dell’ordine esecutivo di Obama che, nel 2014, ha temporaneamente condonato lo status di moltissimi irregolari bloccandone l’espulsione. Tuttavia, ogni immigrato irregolare ha diritto a un processo, se Trump porterà avanti il suo progetto per come paventato, rischia di paralizzare il sistema giudiziario.
L’elezione di Trump porterà a una riduzione degli ingressi legali nel paese?
“Creare nuovi posti di lavoro per gli americani riducendo l’ingresso di manodopera straniera”, un messaggio martellante che, a quanto pare, ha fatto breccia nell’elettorato. Nei progetti di Trump, chi vorrà fare ingresso negli Usa dovrà sostenere un test “ideologico” e dimostrare la sua capacità di sostenersi finanziariamente. Entrambi i fattori sono già in qualche modo previsti dai regolamenti. Trump fece scalpore, nell’immediatezza della strage al Bataclan, quando annunciò di voler bloccare l’immigrazione dai paesi “che esportano il terrorismo”. Per legge, il Presidente può impedire, a tempo indeterminato, l’ingresso di tutti o di una precisa “classe” di stranieri se esso provoca un danno agli interessi nazionali.
Il programma Obama Care verrà abolito?
In campagna elettorale ha sempre sostenuto come una delle sue priorità fosse il “repeal and replace” dell’assicurazione sanitaria per i più poveri inaugurata nel 2010 e fortemente voluta da Barack Obama – questo quando non definiva il Patient Protection and Affordable Care Act un completo “disastro”. A pochi giorni dal voto, Trump potrebbe essere già tornato sui suoi passi, affermando la possibilità di mantenere i “punti chiave” del provvedimento. Se il cosiddetto Obama Care venisse abrogato, circa 22 milioni di americani si ritroverebbero, di colpo, senza alcuna copertura sanitaria.
I matrimoni gay continueranno a essere riconosciuti?
Il vicepresidente Mike Pence si è sempre battuto alacremente contro le unioni omosessuali e, nonostante non appaia in cima alla to-do-list, anche su questo argomento Donald Trump ha più volte mostrato un atteggiamento più che “rigido”. Tuttavia, nel 2015, ai tempi della sentenza della Corte Suprema che legalizzava de facto i matrimoni gay a livello federale, pur dichiarandosi insoddisfatto di tale pronunciamento, dichiarò che non si sarebbe impegnato per ribaltarlo. Detto ciò, a inizio anno, nel corso del duello con Ted Cruz, ha promesso di “considerare fortemente” un cambio di rotta attraverso delle nuove nomine tra i giudici del massimo organo giudiziario federale.
Abortire diventerà illegale?
Qualche mese fa, Trump ha dichiarato che l’aborto dovrebbe essere illegale e che le donne dovrebbero essere punite in qualche modo se ricorrono all’interruzione di gravidanza. In tempi più recenti, il candidato repubblicano ha smorzato la sua posizione dicendo che la materia dovrebbe rimanere a discrezione dei singoli Stati e che, al massimo, un’eventuale punizione dovrebbe riguardare chi offre il servizio (riferendosi in particolare alle cliniche di Planned Parenthood). Trump si è detto a favore dell’aborto solo in caso di stupro, incesto e pericolo di vita per la madre, precisando, però, la sua opposizione ai finanziamenti federali che coprono l’operazione per le donne con un reddito basso. D’altra parte, Trump si è sempre detto favorevole alla contraccezione, anche senza prescrizione medica (Obama Care assicura ogni tipo di contraccettivo senza alcun costo per il consumatore).
Qual è la posizione del Presidente degli Stati Uniti sul cambiamento climatico?
Trump non ha mai nascosto il proprio scetticismo riguardo ai cambiamenti climatici. Molto probabilmente tenterà di mantenere gli Stati Uniti fuori dagli Accordi sul clima di Parigi poiché “non sono buoni per gli affari” e “permetteranno a burocrati stranieri di controllare quanta energia usiamo”. D’altra parte, per uscire dall’accordo occorrerebbero 4 anni. Impedire che anche un solo dollaro venga investito in programmi di contrasto al global warming è tra gli obiettivi dei primi 100 giorni della nuova amministrazione. Il primo passo potrebbe essere quello di provare a invertire l’indirizzo delle azioni esecutive di Obama sul taglio delle emissioni di CO2 (Clean Power Plan).
Quale sarà la politica estera di Donal Trump?
Benché l’allora candidato repubblicano non abbia mai fornito delle precise indicazioni in merito alla politica estera, questi ha sempre detto di voler essere “flessibile” e non fautore di una qualsivoglia “Trump doctrine”. Cerchiamo di isolare brevemente qualche punto chiave in un quadro che rimane per lo più oscuro: 1) ISIS: uso del waterboarding (e altr forme di “tortura”); impedire l’accesso dei terroristi ai giacimenti petroliferi; 2) Grande sostenitore di Israele, Trump ha promesso di smantellare gli Accordi sul nucleare iraniano; 3) Rinegoziazione del NAFTA (North American Free Trade Agreement), l’accordo sulla progressiva eliminazione delle barriere commerciali tra USA, Canada e Messico: 4) Cercare un dialogo con la Russia; 5) I paesi alleati, compresi i membri della NATO, sono invitati a provvedere autonomamente alla propria difesa, se vogliono l’aiuto degli USA dovranno “ricambiare il favore”; 6) Per quanto riguarda la Cina l’obiettivo è “fix our relations”, anche se non è stata fornita alcuna precisazione al riguardo (Trump non ha mai nascosto di voler colpire le importazioni); 7) Corea del Nord: Trump ha detto di essere disposto a parlare con Kim Jong Un – apertura straordinaria considerando l’attuale posizione americana – anche se ha precisato che appoggerebbe Giappone e Corea del Sud se decidessero di costruirsi un arsenale nucleare nel caso fossero “minacciati” da Pechino e Pyongyang. In generale, come ritengono molti analisti, si potrebbe assistere a un cambio di paradigma che dal soft power porterà a una “realpolitik” in certi casi, persino, spregiudicata, dalla retorica dei “diritti umani” a quella degli “interessi americani”.
Chi farà parte dello staff di Trump?
A molte delle domande poste si potrà rispondere solo conoscendo i nomi della squadra presidenziale (come dal nome del membro della Corte Suprema – molto probabilmente un “conservatore” – che Trump dovrebbe nominare al posto del defunto Giudice Antonin Scalia). Verranno comunicati in queste ore. Al momento in cui si scrive, circolano nomi abbastanza “a destra” come quello di Sarah Palin, ex candidato Vice Presidente in ticket con John McCain nel 2008, per la carica di Segretario agli Interni e quello di Newt Gingrich che invece sarebbe in pole per il ruolo Segretario di Stato. Ben Carson, “fatto fuori” alle primarie da Trump, sarebbe in corsa per l’Istruzione. Kellyanne Conway, a capo della campagna di Trump da agosto, dopo aver fatto il “miracolo”, può scegliere in pratica qualsiasi ruolo nello staff della Casa Bianca. È titolata per prendere quello di Press Secretary, mentre Reince Preibus, uno dei pochi esponenti dell’establishment GOP ad aver sempre sostenuto Trump, diventerà Chief of Staff. All’EPA, l’agenzia federale per l’ambiente, potrebbe andare Myron Ebell, uno dei più noti scettici sul riscaldamento globale, guarda caso. Un “posto a tavola” si troverà anche per Rudy Giuliani, ex sindaco di New York, e Chris Christie, governatore del “democratico” New Jersey, anche loro tra i pochi repubblicani a non aver mai fatto mancare il proprio sostegno a Donald Trump.
Una risposta
[…] può succedere ancora, perché significa che il genere umano è capace di farlo avvenire. Dopo la vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti – e il rafforzamento del suo partito repubblicano al Congresso – le […]