“Le ragazze” di Emma Cline: siamo sicuri che sia davvero un capolavoro?
Un caso editoriale statunitense e una profezia che si (auto) avvera. Ma siamo sicuri che questo libro valga 5 milioni di dollari? E che sia davvero così grandioso come ci hanno fatto credere?
di Margherita Ingoglia
su Twitter @MargheritaIngog
Le ragazze di Emma Cline (Einaudi editore) ritenuto un caso editoriale, è sicuramente un romanzo ben scritto, che riesce a conquistare il lettore, ma siamo sicuri che questo libro valga 5 milione di dollari? È davvero così grandioso come ci hanno fatto credere?
Non ci stupisca il fatto che a scriverlo sia una “appena” ventisettenne ragazza della California, perché stiamo parlando di una vicenda editoriale ben studiata che presenta il libro con meriti a cinque stelle prima ancora di essere sottoposto allo sguardo critico dei lettori; e con 5 milioni di dollari di anticipo, sborsati dalla Penguin Random House, la casa editrice statunitense che ha pubblicato il romanzo, vorrei proprio vedere se fosse il contrario.
La storia raccontata dalla Cline affonda le sue radici nella California del 1969, una California decadente e violentata dai fattacci di cronaca nera, la cui eco ha risuonato in tutto il mondo. Il 9 agosto di quell’anno infatti, in una villa a nord di Beverly Hills, venivano uccise 5 persone, tra cui l’attrice Sharon Tate che all’epoca aveva solo 26 anni ed era all’ottavo mese di gravidanza. Suo marito era il noto regista Roman Polanski.
Gli assassini erano i seguaci di una setta guidata da Charles Manson, mandante degli omicidi, divenuti famosi, se così possiamo dire, proprio in seguito ai tragici fatti di quella notte. La quattordicenne Evie Boyd, protagonista della storia della Cline, ripercorre la vicenda della Manson’family e ci racconta quello che accadde nei giorni precedenti quegli efferati omicidi. Emma Cline rievoca i tragici eventi rimettendo in scena i suoi personaggi in chiave romanzata.
Nella città di Petaluma, sobborgo di San Francisco, Evie conduce una vita tranquilla e monocorde insieme alla madre che, dopo aver divorziato dal marito, inizia a prendersi cura del proprio corpo in modo bio-ossessivo. Il mondo, in quel periodo, si apriva alle cure zen, alle tisane orientali, alla psicoanalisi e alle terapie meditative. Il padre di Evie, invece, è preso dalla sua nuova vita che sta ricostruendo con una donna molto più giovane di lui che probabilmente non lo ama.
La migliore amica di Evie è la sua compagna di scuola Connie, una ragazzina grassottella con cui trascorre molto tempo. Evie però, giorno dopo giorno, sembra insoddisfatta dalla routine in cui è costretta a vivere, benché lei stessa non faccia nulla per cambiare il corso degli eventi, “un’isola d’orrore in un mare di noia”, per usare un aforisma baudelairiano; mentre i genitori, tutti presi dalle loro lovestories, non si accorgono che la loro pargoletta, nell’affrontare il coming of age, il cammino della crescita, sta cambiando.
Quando inizia a frequentare il ranch e la”Family” di Russell il santone, il guru di quell’eremo senza regole, Evie non sa esattamente quello che succede al suo interno, ma non ci vorrà molto prima che si accorga che quel cosmo, parallelo a quello in cui ha vissuto per quattordici anni, la affascina più di quanto sembri: per Evie, la scoperta di quel luogo, sarà una vera epifania.
Il ranch ha regole proprie. Uomini, donne, e bambini vivono insieme, come in una grande comune e tutti devono adoperarsi per trovare cibo: rubare per sopravvivere. Scarsa igiene, alcol, acidi, LSD, droghe di ogni genere e sesso sono elementi che non mancano per contornare quel rave world in cui è capitata.
Sempre più spesso frequenta Helen, Donna e in particolar modo Suzanne, questa figura indomita, ferina ermetica ed enigmatica della quale Evie è rapita, attratta e ossessionata. (Le tre donne più volte citate dalla Cline sono facilmente riconducibili alle ragazze della family di Manson : Susan Atkins, Patricia Krenwinkel e Leslie Van Houten ).
Evie abbandona le vecchie amicizie, i vecchi abiti, la routine dei pasti in casa: d’un tratto, ogni cosa sembra essere assolutamente inadatta a quella sua nuova vita. I vestiti sono troppo lindi e perbenisti; le sue vecchie amicizie troppo ingenue e noiose.
«Era una cosa triste solo nel vecchio mondo, mi dissi, dove le persone vivevano intimorite dall’amara medicina che era la loro vita. Dove i soldi rendevano tutti schiavi, dove ci si abbottonava la camicia fino al collo, strangolando tutto l’amore che si aveva dentro.»
Una famiglia assente e la mancanza di affetto, di attenzioni emotive e spirituali, portano Evie a riversarsi senza remore nelle attenzioni, seppur manipolanti, di Suzanne.
«Far parte di quel gruppo amorfo, convincersi che l’amore poteva venire da ogni direzione. Così da non restare delusi se non ne veniva abbastanza dalla direzione sperata.»
La figura di Evie sembra essere però destinata a rimanere sempre in un limbo, infatti non lascia la sua famiglia di origine per vivere completamente nel ranch, come ha fatto Suzanne, né riuscirà mai ad integrarsi completamente nel gruppo di Russell. Vive come loro, ma non con loro.
Perfino la notte dell’omicidio, Evie diventa solo una figura marginale, dando l’impressione che lei fosse lì solo per raccontarci la storia e non per viverla appieno.
“Le ragazze” è un romanzo gradevole e mai banale. Ottimo stile, lettura gradevole e scorrevole: classico libro in cui si sottolineano tantissime frasi. Perfetto per una versione cinematografica, cosa alla quale si sta già pensando.
Ma, se la campagna promozionale non fosse stata così prepotente, e il plot non fosse collegato agli orrori della Manson’family; se il libro si fosse letto restando legati solo a quello che Emma Cline ci ha raccontato e nient’altro, il libro avrebbe avuto ugualmente lo stesso successo? A mio parere, no. Aspetto di leggere il secondo libro della Cline.
“Le ragazze”, di Emma Cline
Einaudi editore, stile libero BIG
traduzione di Martina Testa
Pagine 334; € 18