Colombia, sarà una Pace senza consenso?
Alla sua seconda versione, l’accordo tra Colombia e guerriglieri FARC non modifica l’accesso alla politica né l’applicazione della giustizia: il fronte del “no” resta distanziato
di Sara Gullace
su Twitter @nottemare
Impossibile. La negoziazione dell’accordo di pace in Colombia non trova pieno consenso nella parte civile. Le posizioni governative nei confronti della guerriglia sono frammentate al loro stesso interno: le proposte concordate dal Presidente Santos con le FARC sono state puntualmente ribattute dall’opposizione e da Uribe, suo predecessore e primo sostenitore del fronte del “no” nel referendum del 2 Ottobre che non ha convalidato il primo testo del trattato.
Ad inizio Novembre – circa un mese dopo il flop del primo negoziato – a La Havana, davanti ai mediatori Cuba e Norvegia, si sono nuovamente riuniti Governo e Guerriglia per definire un secondo trattato. Ma non è certo che questo riesca ad essere il testo ultimo e definitivo. Le due parti hanno fretta di approvarlo per mettere la parola fine alle trattative: l’obiettivo di queste ultime ore è presentare il documento direttamente al Congresso per la controfirma, senza passare nuovamente per le urne.
Per quanto i negoziatori abbiano assicurato che non si andrà oltre, Alvaro Uribe, ha già richiesto di considerare la possibilità di una terza versione – nel frattempo che l’opposizione abbia la possibilità di analizzarlo. Al primo accordo erano stati contestati ben 400 punti: i capisaldi, riguardano l’eleggibilità politica degli ex guerriglieri e la prigione prevista per i reati più gravi. Giudicato troppo indulgente, era caduto con il 50,2% dei votanti contrari al referendum. Il nuovo testo presenta diverse novità ma non cambia la sostanza: la guerriglia diventerà forza politica ed i guerriglieri non andranno in prigione.
Le FARC avranno l’obbligo di rendere pubblico un inventario completo delle loro proprietà da destinare ai risarcimenti alle vittime. Rispetto ai tribunali speciali (altro tema caldo) che Uribe vorrebbe aboliti, si è stabilito invece che siano mantenuti: ma spariscono i magistrati stranieri e compare un limite di durata di dieci anni. La guerriglia, inoltre, dovrà rendere conto in modo dettagliato sul suo coinvolgimento nel traffico di droga.
Per Humberto de la Calle, portavoce governativo, “E’stato raggiunto il miglior accordo possibile”; mentre Ivan Marquez, negoziatore della guerriglia sottolinea il sacrificio “Abbiamo fatto concessioni oltre il previsto – ha spiegato – oltrepassando limiti del ragionevole e dell’accettabile per un’organizzazione politico-militare che non è stata sconfitta con le armi”. Per il Presidente Santos il nuovo patto sarà quello definitivo, un accordo che “Ora è di tutti”, nelle sue parole. Lo stesso Santos ha dovuto, però, riconoscere l’impasse sull’eleggibilità politica: “Su questo fronte non siamo riusciti a trovare un accordo. Ci rendiamo conto che sia una volontà molto condivisa ed Il Governo ha insistito molto ma – ha ammesso senza giri di parole – le FARC non hanno fatto concessioni”.
I negoziatori governativi hanno provato con diverse formule: eleggibilità solo a livello locale o la possibilità di entrare in politica a posteriori dello sconto della pena. Le FARC non hanno fatto un solo passo indietro: del resto il loro obiettivo una volta deposte le armi sarà quello di diventare forza politica. Anche la richiesta di incarcerazione, come dicevamo, non è passata. Si trattava di un altro dei punti di maggiore dissenso ed anche qui,è stato il Governo di Bogotà a fare un passo indietro: si è risolto con zone predisposte per lo sconto della sanzioni, definite con orari, accessi e modalità specifici.
Ad oggi, questo trattato in cerca di validazione e consenso sembra trovarsi in un vero e proprio limbo giuridico e politico. La fragilità del negoziato lascia salire la tensione: lo scorso Martedì è stato violato il cessate il fuoco che Santos aveva confermato più volte essere fino a fine anno. Due soldati delle FARC sono rimasti uccisi nei pressi di sud Bolivar, regione settentrionale del Paese, quando si trovavano non lontano dalle zone di raggruppamento per loro predisposte in vista della smobilitazione.
Per le FARC si tratta di assassinio, mentre il Governo ha parlato di incidente. Secondo De la Calle, portavoce governativo, i due guerriglieri sono rimasti uccisi mentre compivano atti delinquenziali. Per Ivan Marquez, negoziatore delle FARC, invece, sono stati uccisi da un cecchino nel rientrare al raggruppamento.
L’ONU ha incaricato una missione dedicata per verificare i fatti e controllare il rispetto della tregua che, mantenuta negli ultimi dodici mesi, aveva rappresentato un notevole passo avanti per la diminuzione degli scontri e delle vittime e il conseguente appacificarsi dei rapporti.
E mentre i leader delle FARC sbarcavano a Bogotà, lo scorso lunedì, sicuri di firmare il nuovo accordo, Uribe ha richiesto un incontro con la guerriglia per partecipare in prima persona al tavolo del dialogo.