Un tesoro da 6,5 miliardi di euro chiamato “rifiuti”
In Italia la corretta gestione dei rifiuti urbani permette di far risparmiare 6,5 miliardi di euro sviluppando un’economia circolare che fattura annualmente 9,7 miliardi di euro: sono alcuni dei dati del “Waste Strategy Report 2016”
di Alessandra Bernardo
su Twitter @alebernardo79
È ai nostri rifiuti che dovremmo guardare per risollevare l’economia. Nei cassonetti del nostro Paese si nasconde un vero e proprio tesoro: carta, vetro, plastica, metalli e umido, se correttamente smaltiti, permettono all’Italia di risparmiare 6,5 miliardi di euro sull’importazione di materie prime dall’estero.
Il riciclo è il nostro futuro, grazie, infatti, ai materiali di recupero e di riciclaggio si evita di spendere due miliardi di euro in energia. Si tratta, dunque, di elementi confortanti che mostrano come la corretta gestione dei rifiuti sia un elemento essenziale delle politiche ambientali, sociali e soprattutto economiche e industriali.
Il “Waste Strategy Report 2016”, presentato da Althesys, società di ricerca in campo ambientale ed energetico, evidenzia come i 75 maggiori operatori che lavorano in ambito rifiuti urbani hanno raggiunto un fatturato di 9,7 miliardi di euro su un bacino di utenza di 35 milioni di italiani. Queste aziende operano prevalentemente nel settore della carta e plastica per una percentuale del 73%, il 60% si dedica ai metalli, il 45% sono attivi nel vetro e altrettanti nel legno. Infine il 46% opera sui rifiuti urbani e il 33% esclusivamente su quelli speciali.
Alessandro Marangoni, amministratore delegato di Althesys, ha precisato: “L’interesse degli operatori grandi e piccoli si sta decisamente orientando verso i business dell’economia circolare, le imprese che puntano nella selezione e nella valorizzazione dei materiali raccolti ottengono il doppio risultato di ridurre le quantità di rifiuti da smaltire e aumentare il valore aggiunto”.
“In Italia – prosegue Marangoni –, un significativo potenziale di sviluppo si trova nel campo dei rifiuti organici urbani (Forsu), che ha ancora margini di crescita, soprattutto nel meridione, dove 2,3 milioni di tonnellate di umido non sono ancora intercettate. La trasformazione in materie prime di nuova generazione e in energia rinnovabile, con la produzione di biometano, sono alcune delle sfide più concrete per lo sviluppo dell’economia circolare”.
Dalle parole dell’amministratore delegato di Althesys si deduce chiaramente nel meridione 2,3 milioni di tonnellate di scarti organici non vengono raccolti in maniera differenziata e quindi non sono trasformati in compost o energia. Si tratta di uno spreco enorme che fa male all’ambiente, all’economia e alla nostra stessa salute.
Dai dati del rapporto Comuni ricicloni 2016, realizzato ogni anno da Legambiente con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, non mancano però risultati incoraggianti che lasciano ben sperare in un cambio di rotta anche per le città del sud Italia.
Aumentano i Comuni “rifiuti free”, ovvero realtà che hanno deciso di puntare sulla riduzione del residuo non riciclabile da avviare a smaltimento. Sono ben 525, contro i 356 dello scorso anno, le realtà che producono meno di 75 chilogrammi annui per abitante di rifiuto secco indifferenziato, (pari al 7% del totale nazionale). Le regioni che superano la media nazionale del 7% di “comuni rifiuti free” rispetto al totale sono: Veneto (35% di comuni Rifiuti free), Friuli-Venezia Giulia (29%), Trentino-Alto Adige (17%) e Campania (9%).
Risultati importanti sono quelli che arrivano poi da Catanzaro, città capoluogo della Calabria, dove, a seguito dell’introduzione della raccolta porta a porta, la percentuale di raccolta differenziata è arrivata al 62,5%. È stata registrata inoltre una forte diminuzione della produzione totale dei rifiuti pro capite (circa il 24%), facendola collocare in una posizione positiva tra le altre città italiane virtuose. La città di Milano si attestata al 52% e Firenze al 55,75%.
Ebbene, il business del riciclo ha raggiunto risultati eccellenti e va sempre più incrementato per far si che l’economia continui a girare e nel modo più corretto, verso uno sviluppo di politiche ambientali e sociali che possano far scoprire a tutti un mondo più sano, più ricco e senza rifiuti.
A proposito di rifiuti, la storia di corruzione nella gestione dei rifiuti nel sud della Toscana come è finita? Grazie.