Governo Gentiloni, che il rimpastone natalizio cominci
Il rimpasto più veloce della storia della Repubblica si è concluso in meno di 48 ore: riconfermati 12 ministri su 18. Gli altri, quasi tutti scelti tra i fedelissimi di Renzi. Esecutivo di responsabilità o Renzi bis? Un’analisi su cosa si cela dietro alla “nuova” squadra di Governo
di Mattia Bagnato
su Twitter @bagnato_mattia
Paolo Gentiloni arriva a Palazzo Chigi. Si guarda attorno, giusto il tempo di capire che tutto è rimasto com’era prima del referendum costituzionale del 4 dicembre. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è ancora lì, Maria Elena Boschi anche e pure Angelino Alfano non si è mosso di molto. Sospiro di sollievo. Paolo, allora, si avvicina ai “suoi” ministri. Li passa in rassegna con lo sguardo, uno ad uno. Da buon leader, cerca subito di fare gruppo rompendo gli indugi. “Vi presento i vostri colleghi”, deve aver detto. “Ah, realizza subito il nuovo Presidente del Consiglio, ma forse voi vi conoscete già tutti”. Questa ipotetica conversazione è, in parte, tratta da Spinoza.it. C’è da credere, però, che le cose siano davvero andate così. Il tanto atteso rimpasto di Governo, alla fine, sembra sia diventato un minestrone riscaldato e, concedetemelo, anche piuttosto male assortito.
Le zucchine al posto dei fagioli, che nel frattempo sono diventate carote. I piselli, invece, hanno sostituito le patate, lesse. Il gatto, il topo e l’elefante ci sono anche loro. A questo punto, direi, manca solo il Leocorno, che si è andato a riposare a Pontassieve. Da lì, però, sembra poter controllare tutto, senza nemmeno il bisogno di doversi sbattere a cercare parcheggio per la sua Smart. Scherzi a parte. Il 12 dicembre scorso, tra mille polemiche e il solito Aventino che ormai, anche questo, ha perso di credibilità, è stato presentato il sessantaquattresimo esecutivo da quando è nata la Repubblica. Un esecutivo di responsabilità, rassicurano dai banchi del Governo, che salvo sorprese fungerà da Caronte, traghettando l’Italia alle prossime elezioni.
Chi non lavora non fa l’amore – Nel mentre, però, Gentiloni detto “il Conte” dovrà realizzare tutta una serie di “formalità”, dicono. Come, ad esempio, tirare fuori dalle tende i terremotati, prima che ci si congelino dentro a quelle tendopoli. Rilanciare l’occupazione giovanile, con tanto di ennesimo referendum sul Jobs Act. Giusto perché il risultato dell’ultimo non è bastato. Cercare di convincere l’UE a rivedere le regole di Dublino, facendo la voce grossa in tema di immigrazione. Dulcis in fundo, dare alla luce una degna legge elettorale. Un gioco da ragazzi insomma. Il tutto, con le opposizioni già in piedi sulle barricate e un orizzonte temporale un cicinnino limitato. #flydown.
Co ‘sta pioggia e co ‘sto vento – Tira una brutta aria a Montecitorio. Lo si capisce subito. Degli scroscianti applausi di circostanza, infatti, sta volta nemmeno l’ombra. Ancor più brutta è quella che, stando ai numeri, inizierà a soffiare tra poco a Palazzo Madama. Aria di burrasca. Sintomo inequivocabile, che la musica è finita e gli “amici” di un tempo se sono andati. Delusi, per non aver ottenute gli incarichi che, ha detto loro, “meritavano”. Le stesse poltrone che, invece, sono andate ai fedeli scudieri dell’ex Premier. A partire da Maria “la zavorra” Boschi, come è stata ribattezzata. Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, infatti, non ha voluto sentire ragioni. Tutti gli atti del Governo, adesso, passeranno dalla sua scrivania. Alla faccia di chi non vedeva l’ora di farla fuori.
Chi trova un amico, trova un tesoro – L’altro è Paolo Lotti, l’amico di merende per eccellenza di Renzi. Gli occhi e le orecchie di Matteo da Pontassieve, riferiscono le male lingue. Con un trascorso da Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, oggi è Ministro dello Sport con una delega all’editoria che non guasta mai. Ma soprattutto, al Cipe, il Comitato per la programmazione economica. La famigerata gallina dalle uova d’ora, indispensabile per autorizzare tutte le spese strategiche. Se rimane lui, avrà pensato la Boschi, lo faccio anch’io. Paura di finire del dimenticatoio o, magari, di pagare pegno per il caso Banca Etruria. Allusioni, soltanto allusioni, e per di più infondate. Forse.
Una delega al giorno, leva il medico di torno – Poi c’è lui, Filippo Sensi, l’Alastair Campbell de noantri. Spin doctor ed artefice, viene da pensare, delle citazioni (sbagliate) di cui Renzi andava tanto fiero. Per il resto, non si muove una foglia che Matteo non voglia. Una delega qua, un ministero senza portafoglio là e il gattopardesco sistema politico italiano è al sicuro. Una sorta di gioco delle tre carte. La vera novità, però, sta tutta in quell’Angelino Alfano Ministro degli esteri che non parla una parola d’inglese. Un po’ risentito per le battutine sarcastiche che volano tra gli scranni parlamentari. E noi, che ci eravamo preoccupati tanto di Donald Trump.
L’acqua è poca e la papera non galleggia – Dagli italici Governi ombra, della prima Repubblica, all’inedito Premier ombra il passo è breve. I ben informati ritengono, maliziosamente, che dietro a questo “Esecutivo fantoccio” si celi la volontà di andare presto alle urne. Non si potrebbe spiegare diversamente, infatti, l’interminabile saga di un Governo ostaggio, da sempre, delle minoranze. Come nel caso del gruppo Ala, capeggiato dal redivivo Denis Verdini. Le sue parole, intanto, iniziano ad acquisire un “leggero” sapore d’inciucio. Il tipico, trito e ritrito, tira e molla (anche questo finto), che tutti sanno bene come andrà a finire. A pensar male non si sbaglia mai, diceva mia nonna.
Tanto va il giaguaro a lardo, che ci lascia lo zampino – Che dire, invece, della minoranza Dem che cerca, invano, di riportare le istanze dell’elettorato di sinistra nei piani del Governo. Fa male al cuore, vedere il volto cupo e lo sguardo perso nel vuoto di Pierluigi Bersani. Proprio mentre il nuovo Presidente del Consiglio richiama alla responsabilità politica ed istituzionale. Vale la pena, forse, ricordare che lui, lo smacchiatore di giaguari, quel 40% non l’ha mai visto. Nemmeno con il binocolo. Come se non bastasse, poi, dalla Segreteria Pd, stanno cominciando a farsi insistenti le voci di future epurazioni. Prudenza Pierluigi, prudenza.
In conclusione, l’attuale momento politico, iniziato con un referendum costituzionale e finito con il passaggio del campanellino, si possa riassumere così: scusate tanto, abbiamo scherzato. Scherzava Renzi quando prometteva di ritirarsi a vita privata in caso di vittoria del “No”. Mentre, in realtà, si è solo scelto il posto migliore dal quale guardare l’evolversi delle cose. Ha beffato tutti Maria Elena Boschi, rimasta più in sella che mai contro ogni più roseo pronostico. Ma si sa, nella vita bisogna anche se accettare le sconfitte. Hanno giocato, infine, anche gli italiani pensando di essere chiamati a dire la loro lo scorso 4 dicembre. Questo però loro, gli italiani, ancora non lo sanno.
Che dire, ridendo e scherzando è passata anche la 49ª legislatura e Loro sono ancora lì. Tutti. Quella che è appena iniziata, durerà il tempo di un batter d’occhio. Domani, ci risveglieremo è tutta sarà come prima. Certo, si sarebbe potuti andare alle urne. Per votare chi, viene da chiedersi. Basta, per favore, dire che ci hanno tolto il diritto di voto. Non è così, quello che è accaduto è ancora più subdolo e preoccupante. Ci hanno tolto le opzioni di voto. L’hanno fatto, mentre tutti chiedevamo a gran voce di reinserire, nella futura legge elettorale, le preferenze. Vi chiedo, onestamente, voi chi preferite?