Il genio di Artemisia Gentileschi a Roma
Circa cento opere in mostra a Palazzo Braschi fino al 7 maggio 2017 illustrano la parabola pittorica dell’artista barocca più amata (e discussa)
di Federica Albano
su Twitter @federica albano
Un viaggio nell’arte di una donna, Artemisia Gentileschi, che ha profondamente segnato il panorama artistico seicentesco italiano e non solo. In mostra al Palazzo Braschi dal 30 novembre scorso una mostra con circa 100 opere, disposte in ordine cronologico non solo della Gentileschi stessa ma anche dei suoi contemporanei che l’hanno influenzata ed ispirata nel suo periodo romano, in quello fiorentino, e poi ancora a Napoli, a Londra e a Venezia.
Una figura, quella della Gentileschi, in cui vicende umane e professionali si intrecciano indissolubilmente contribuendo alla creazione di un personaggio unico nel suo genere. Intellettuale effervescente, pittrice talentuosa, donna estremamente tenace tutto in una persona che nel giro di pochi anni riuscì a superare le difficoltà economiche, i problemi familiari, le violenze subite anche se, secondo Nicola Spinosa, ex soprintendente al Polo museale napoletano e ideatore della mostra: “Questa mostra si propone di smentire almeno due luoghi comuni attorno all’artista: il primo legato all’influenza per lei del celebre, e fin troppo citato, episodio della violenza subita da Agostino Tassi, vicenda del tutto marginale. Il secondo alla sua per certi versi acritica omologazione come caravaggista tout court”. E’ tuttavia impossibile non notare il chiaro riferimento al Tassi, che nel 1611 violentò la allora diciassettenne Artemisia, nel dipinto “Susanna e i vecchioni”.
La Gentileschi, molto spesso ricordata solo per la sua vita al limite dello scandaloso – per l’epoca – in modo particolare per la sua relazione extraconiugale con il nobile Francesco Maria Maringhi, viene quindi in qualche modo riscattata, semmai ce ne fosse stato bisogno, in questa mostra che la vede principalmente come artista sopraffina.
Il percorso della mostra risulta assolutamente lineare ed armonico con opere provenienti da tutto il mondo curate da Spinosa per quanto riguarda la produzione del periodo napoletano, da Francesca Baldassarri per la sezione fiorentina e da Judith Mann per quella romana.
Si potranno ammirare i celebri “Giuditta che taglia la testa a Oloferne” del Museo di Capodimonte, “Ester e Assuero” del Metropolitan di New York insieme ad opere dei suoi contemporanei più vicini come Simon Vouet, Orazio Gentileschi (padre di Artemisia) e Onofrio Palumbo.
Artemisia Gentileschi e il suo tempo
Roma, Palazzo Braschi
fino al 7 maggio 2017>
museodiroma.it