Campidoglio: il castello grillino sta per crollare

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È arrivato come un fulmine a ciel sereno. Il caso Marra ha sconquassato l’intero movimento a cinque stelle, mentre tutti, Grillo compreso, cercano di ricucire lo strappo, dalla base si chiedono azioni forti. Quale destino per il M5S?

di Mattia Bagnato
su Twitter @bagnato_mattia

Raffaele Marra

Raffaele Marra

Alla fine sta per venir giù. Il sistema etico e morale del MoVimento 5 Stelle sta crollando come un castello di sabbia. E con il castello se n’è andata anche la “verginità” politica della “banda di Beppe”. Ora, sono davvero pronti a fare l’ingresso nel sistema politico italiano, che troppo spesso di etico e morale sembra avere ben poco. Se non fosse altro, per la ripetitività con cui vengono a galla episodi di corruzione. Come nel caso Raffaele Marra. Il “Boss” delle risorse umane di Roma Capitale, prelevato lo scorso 16 dicembre e portato nel carcere romano di Regina Coeli. Il blitz sarebbe scattato in seguito ad una sospetta operazione immobiliare che vede implicato il braccio destro di Virginia Raggi.

Il caso – L’acquisto avrebbe a che fare con un immobile dell’Enasarco, ente previdenziale in capo ai rappresentanti di commercio. Per l’immobile in questione, Marra avrebbe ricevuto una “mazzetta” da parte del costruttore Sergio Scarpellini. Tutto questo sarebbe accaduto quando Marra era dirigente del Campidoglio durante l’epoca Alemanno. Non avrebbe nulla a che vedere, quindi, con le indagini in corso per le nomine fatte dell’attuale primo cittadino capitolino. Resta comunque il fatto che, l’operazione dei militari ha avuto il potere di scuotere tutto l’ambiente grillino. Mettendo a rischio la sopravvivenza, politica ovviamente, della stessa Virginia Raggi.

Se sei bello ti tirano le pietre – Sembra ieri, in realtà lo è, quando la Sindaca difendeva a spada tratta il buon vecchio Marra. “Se va via lui – diceva all’epoca la Raggi -, vado via anch’io”. E giù frecciatine al vetriolo da parte dell’ala più intransigente della costola romana del Movimento. Quello che, tanto per intenderci, non ha affatto gradito la nomina di Marra a Capo delle risorse umane. L’avevano messa in guardia Virginia, lo aveva fatto persino Beppe Grillo. Lei, però, non ha voluto sentire ragioni. Ha puntato i piedi e questo è il risultato. Un esito imprevedibile, ma non così troppo, capace di mandare su tutte le furie lo stesso Beppe, che avrebbe minacciato: “L’hai voluto tu, adesso rimedi”.

Gli avvoltoi hanno fame – Ora gli “avvoltoi” sono tutti alti nel cielo, pronti a avventarsi sulla “carcassa” dell’esperienza a “cinque stelle” nella Capitale. Non ce ne vogliano, Taverno, Lombardi e Ruocco. La mente, infatti, corre veloce a questo accostamento. Non ce volgiano perché, ad attendere dietro alle sterpaglie, ci sono anche il Pd, Fratelli d’Italia e chi più ne ha più ne metta. Li stessi che, solo pochi mesi fa, erano scappati a gambe levate pur di non governare Roma. Adesso, sono tutti lì a reclamare le spoglie di un M5s che, perlomeno, ci ha provato. Onore al merito.

Il sindaco di Roma, Virginia Raggi

Il sindaco di Roma, Virginia Raggi

A.A.A. cercasi di Maio e Di Battista – Che il colpo sia stato accusato, però, sembra oltre modo evidente. Lo si intuisce dalla “latitanza” di alcuni membri del direttorio, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista su tutti. Il primo, ferito nell’orgoglio per aver appoggiato le scelte di Virginia, non da sue notizie da giorni. L’altro, il Dibba, se avesse potuto siamo sicuri avrebbe preferito continuare il suo giretto in moto per l’Italia. Quanto era bello il clima da referendum. Tutti per uno e tutti contro Matteo Renzi. Già, peccato che il “No” abbia stravinto, ma che nessuno se ne sia accorto. Adesso, le più nefande previsioni si sono realizzate. Gliel’hanno tirata ed è accaduto.

A pensar male, non si sbaglia mai – Che Marra fosse, per così dire, un tipo sospetto lo avevano intuito tutti, tranne Virginia Raggi, pare. Tanto sospetto che sembra essersi meritato l’appellativo di “Rasputin del Campidoglio”. Un titolo onorario, dovuto al peso che aveva acquisito tra gli ambienti politici. Gli stessi, che gli avrebbero permesso di affittare, tra l’altro allo stesso comune, appartamenti per un valore totale di 2.600.000 euro a 2.256 euro di affitto l’uno in media. Peccato, però, che gli appartamenti in questione fosse fuori dal GRA e non a piazza di Spagna.

Pasta, pizza e mandolino – Secondo un’inchiesta de l’Espresso, Marra era un uomo in pasta. Sopravvissuto a vari cambi d’amministrazione. Lo confermerebbero, i molti contratti stipulati dallo stesso con l’imprenditore Amore. Il filo conduttore che collegherebbe, condizionale quanto mai d’obbligo, Marra a l’inchiesta Mafia Capitale. O meglio, era un uomo a disposizione, diceva lui stesso nelle intercettazioni. A disposizione di Sergio Scarpellini e del sistema, insinuano le male lingue. Non certo del Movimento, replica Grillo dal suo blog. Dicendosi pronto a fare tutto il necessario per salvare l’immagine “a cinque stelle” del Movimento da lui creato.

Errare humanum est, perseverare diabolicum – Il Sindaco, da far suo, ha ribadito che Marra è solo uno dei 23.000 dipendenti del Comune. Niente di più. Che il suo braccio destro sono i romani e che lei non ha nessuno intenzione di dimettersi. Vorrebbero cacciarla tutti, invece. Lo voglio gli attivisti e, si può immaginare, lo avrebbe voluto anche Beppe. Alla fine ha desistito Grillo, concedendogli la seconda possibilità. L’alternativa era la rinuncia al simbolo del Movimento, con la conseguenza che il Sindaco dovrebbe continuare questa “lunga marcia” da sola. Con il rischio, in questo caso davvero reale, di lasciare per sempre Roma alla malavita. Avrà, però, un “tutor” Virginia. Un controllore per tutti gli atti prodotti dalla giunta, passati e futuri.

Per il momento, non è dato sapere cosa c’è nel futuro pentastellato. Possiamo solo immaginare che gli strascichi di questa inchiesta saranno lunghi. Molto lunghi. Avranno ripercussioni, senza ombra di dubbio, sull’amministrazione grillina nella Capitale. Così come, con tutta probabilità, ne avranno su tutto il Movimento. Scopertosi cagionevole di fronte al virus del malaffare che, ormai, ha infettato la Capitale. A poco o nulla serviranno le epurazioni “volontarie” di Romeo e Frongia. Ci vorranno scelte di campo e una sana autocritica che in questi casi non guasta. Chiedere al Partito Democratico per conferma.

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