No al Bullismo. La Regione Lazio prima con legge apposita di contrasto e prevenzione
Nel 2015 più del 50% degli adolescenti italiani ha dichiarato di essere stato vittima di atti ripetuti di bullismo (Istat). Lo scorso marzo il Consiglio regionale del Lazio – primo in Italia – ha approvato la proposta di legge 202/2016 di prevenzione e contrasto al bullismo
di Arianna Acciarino
su Twitter @MyNameIsArianna
In Finlandia lo spettacolo teatrale Oggi dopo la scuola (Tänään koulun jälkeen) ha all’attivo oltre 250 repliche in meno di due anni, molte delle quali allestite nelle scuole. La rappresentazione (regia di Eino Saari, che ne è anche autore, insieme all’attore Janne Kinnunen al cui passato la storia si ispira) parla di bullismo in maniera cruda e onesta e proprio per questo ha avuto un grande successo in un Paese in cui ogni giorno il 20% dei bambini delle scuole elementari e il 10% degli studenti delle medie è vittima di atti più o meno gravi di bullismo.
In Italia abbiamo avuto l’opportunità di assistere allo spettacolo solo a Roma, il 5 e il 6 dicembre scorsi grazie all’associazione culturale e sociale Fuoco, fuocherello e agli studenti dell’Università Roma Tre. Al termine dello spettacolo, abbiamo chiesto a Saari e a Kinnunen quali fossero state finora le reazioni più ricorrenti dei ragazzi durante lo spettacolo.
“C’è sempre qualcuno che piange” – ha risposto Eino Saari. “Ricordo un episodio in particolare – ha aggiunto Janne Kinnunen – in cui, alla domanda se vi fosse qualcosa di familiare nelle scene che avevano appena visto, una ragazza si è alzata in piedi e ha puntato il dito contro un suo compagno gridando ‘riconosco ogni episodio, questa è la mia vita ogni giorno. E la persona che mi perseguita è qui!’. È stata la prima volta che quella ragazza si faceva avanti, né i suoi genitori né i suoi insegnati sapevano nulla di quello che stava vivendo”.
Un tempo non c’era una parola per definire questo tipo di violenza, spesso non era considerata neppure una forma di molestia, solo un modo “un po’ cattivo” di scherzare tra ragazzi, che sempre tra ragazzi andava gestito: forgiava il carattere. Ma la psicologia e la psichiatria oggi ci dicono chiaramente che il bullismo lascia segni profondi nell’animo delle vittime, che spesso impiegano decenni prima di superare la sfiducia, il complesso di inferiorità e a metabolizzare la rabbia – se ci riescono.
In Italia, invece, come siamo messi?
Nel novembre 2014 un’indagine presentata da Telefono Azzurro e DoxaKids ha scoperchiato il Vaso di Pandora: su oltre 1.500 studenti intervistati di età compresa tra gli 11 e i 19 anni ben il 34,7% ha ammesso di aver assistito o di essere stato vittima di episodi di bullismo (alle medie ne è vittima il 30,3%, alle superiori la percentuale sale al 38,3%).
Gli interventi di Telefono Azzurro che riguardano casi di bullismo sono in netta crescita: si è passati dall’ 8,4% del 2012, al 13,1% del 2013, per arrivare al 16,5% del 2014. Le vittime sono principalmente bambine e ragazze di età compresa tra gli 11 e i 14 anni. Il 10,2% dei ragazzi coinvolti è di nazionalità straniera. Sempre secondo questa indagine, la scuola risulta essere il luogo principale dove si subisce bullismo (per il 67,9% degli intervistati) ma il 10% del campione intervistato ha dichiarato di esserne stato vittima anche nell’ambiente sportivo (13,3% dei maschi e 6% delle femmine).
Tragedia nella tragedia, di bullismo si muore: molti giovani non avranno mai la possibilità di superare il trauma e riappropriarsi della loro vita perché si sono sentiti talmente schiacciati e sopraffatti dalla pervasività di queste aggressioni che hanno deciso di uccidersi.
Purtroppo i casi di cronaca – anche nazionale – sono molti, troppi. Ricordiamo tutti Carolina Picchio, che nel 2013, a 14 anni decise di togliersi la vita dopo la diffusione di un video in cui subiva una violenza sessuale da parte di un gruppo di persone che considerava suoi amici (incluso il suo ragazzo). Il video ottenne in pochissime ore oltre 2.600 like. Suo padre, Paolo Picchio, da allora dedica la sua vita al contrasto del cyberbullismo.
Il bullo ha infatti oggi tra le mani uno strumento di aggressione dalla potenza devastante: la rete: tramite soprattutto i social network la persecuzione si fa continua, invade la vita della vittima h24, gli impedisce di crearsi spazi di sicurezza dove dimenticarsi le cattiverie e, molto spesso, estende le umiliazioni molto oltre la cerchia dei conoscenti, fino a farle diventare fenomeni virali che arrivano a varcare i confini cittadini e persino nazionali.
Ma se tanto se ne dibatte in tutta Europa, ben poco è stato fatto soprattutto sul piano legislativo.
Un forte segnale è arrivato però il 2 marzo 2016, quando Consiglio regionale del Lazio ha approvato la proposta di legge 202/2016 di prevenzione e contrasto al bullismo. La legge della Regione Lazio è la prima a livello nazionale, rappresenta un importante passo avanti nel riconoscimento del bullismo e del cyberbullismo come fenomeni sociali.
Il 21 novembre, sempre a Roma, presso l’ITC Lucio Lombardo Radice, un convegno sul tema della lotta al bullismo ha visto la presenza del Consigliere Regionale PD primo firmatario della legge Massimiliano Valeriani, di Flora Beggiato (Miur Lazio) e di Tiziana Chiodetti, assistente sociale del Dipartimento di Salute Mentale RM2, che si sono confrontati con insegnanti, studenti e giornalisti, con il supporto del dottor Petrucci del Corecom (Comitato regionale per le comunicazioni) e di Marco Cervellini, Sostituto Commissario della Polizia Postale.
Oltre a sottolineare l’importanza di una forte presa di posizione sul tema, spronando i ragazzi a denunciare ogni atto di bullismo e cyberbullismo per permettere alle istituzioni di aiutare sia le vittime che i “carnefici” (che, ovviamente esprimono con queste molestie un disagio personale profondo che, se non curato, può certamente peggiorare), il convegno ha voluto essere lo step di avvio di una nuova fase, quella che vedrà l’applicazione della nuova legge contro il bullismo con la promozione dell’apposito apposito fondo di € 750.000 per il triennio 2016-2018 che finanzierà iniziative volte a tutelare e valorizzare la crescita educativa, sociale e psicologica dei minori, promuovendo e sostenendo azioni di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo.
I finanziamenti sono rivolti alle istituzioni scolastiche, alle aziende del Servizio Sanitario Nazionale e a tutte le associazioni che operano nel campo del disagio sociale, in particolare quello dei minori.
Potranno partecipare al bando tutte le associazioni registrate come previsto dalla legge regionale 22/1999 con un’esperienza certificata di almeno 5 anni nel campo dei minori. I progetti dovranno sensibilizzare gli studenti e le loro famiglie sulla gravità del fenomeno del bullismo e delle discriminazioni in generale.
La legge prevede inoltre corsi di formazione rivolti al personale scolastico ai fini di garantire l’acquisizione di tecniche psico-pedagogiche idonee e di pratiche educative efficaci di prevenzione e nel contrasto del bullismo e del cyberbullismo.
L’aspetto più lungimirante e importante della legge è senza dubbio l’articolo 3, comma 4, nel quale la Regione Lazio si fa carico di tutte le spese legali che le vittime di atti di bullismo si dovessero trovare a sostenere in caso di procedimenti giudiziari (fermo restando il limite di reddito previsto per il gratuito patrocinio).
Finalmente anche in Italia il fenomeno del bullismo viene considerato un problema sociale, di cui l’intera comunità deve farsi carico.