“Guttuso. La forza delle cose”: a Palermo una mostra tra nature morte e cromatismi vibranti
“Guttuso. La forza delle cose” è il titolo della prestigiosa esposizione inaugurata a Palermo nelle sale di Villa Zito. La data del 21 dicembre è stata scelta in occasione dei venticinque anni dalla nascita dalla Fondazione Sicilia, nata in collaborazione con Sicily Art & Culture, degli Archivi Guttuso e del Comune di Pavia. Le 47 nature morte dell’artista siciliano saranno visitabili fino al prossimo 26 marzo 2017
di Margherita Ingoglia
su Twitter @MargheritaIngog
Come in un’opera di Simone De Beauvoir, il titolo della mostra di Renato Guttuso, “La forza delle cose”, rievoca il significato che sta negli oggetti e che è possibile cogliere solo lasciandosi trasportare da queste forze che vanno oltre l’umano controllo. Il tempo, la storia, gli oggetti, la vita, subiscono questo flusso, ma ci sono delle cose, dei colori, forse anche degli oggetti che racchiudono ricordi, infanzie, mestieri, storie, come quelli impressi nelle tele di Guttuso, che evocano memorie e, che data la loro forza, resteranno immortali.
<<Per festeggiare i nostri 25 anni di attività abbiamo voluto rendere omaggio alla figura di un artista tra i più amati del nostro tempo che è Renato Guttuso – ha affermato il presidente della Fondazione Sicilia, Raffaele Bonsignore in occasione della conferenza stampa che si è tenuta ieri, a villa Zito -. Il titolo della mostra, la forza delle cose, è un inno alle cose che si fanno nel concreto. Ai traguardi che si raggiungono. Agli oggetti, alle cose che si animano nelle tele dell’artista e diventano protagonisti indiscussi, grazie alla loro straordinaria forza espressiva.>>
La Fondazione Sicilia è impegnata da anni a valorizzare la cultura italiana e punta a valorizzare iniziative culturali che investono i beni artistici, teatro e letteratura, come il Premio Letterario Mondello, organizzato in partenariato con il Salone Internazionale del Libro di Torino, e il Premio Nazionale Luigi Pirandello.
Renato Guttuso nasce a Bagheria nel 1911 e muore a Roma nel 1987. Fin dall’infanzia mostra una particolare propensione per l’arte e la pittura. Suo padre era un acquerellista che frequentava spesso le botteghe degli artisti di Bagheria, portando con sé anche il piccolo Renato. Il giovane artista in erba, già all’età di tredici anni, realizza i suoi primi quadri. A diciassette espone in una mostra collettiva, a Palermo.
Nel 1930 si iscrive alla Facoltà di Legge che abbandona poco dopo aver ottenuto grande successo alla I Quadriennale di Roma. Per il quotidiano palermitano “L’Ora”, esprime in un articolo la propria stima per l’artista spagnolo Pablo Picasso che, in seguito, sarà il suo mentore artistico e morale.
Nel 1937 si trasferisce a Roma dove stringe importanti legami d’amicizia con gli artisti della “scuola romana”. Renato Guttuso diventerà in breve il portavoce più eloquente di una giovane generazione di artisti realisti. Le sue opere sono prettamente figurative e i temi restano ancorati al mondo contadino, rurale, popolare. Guttuso è legato alla sua terra d’origine e proverà sempre a proclamarla, attraverso l’imitazione dei suoi oggetti e dei suoi colori. Lui stesso ha affermato che “la pittura è una lunga fatica di imitazione di ciò che si ama“.
È certamente un artista impulsivo, sanguigno e passionale, Renato Guttuso. Nei suoi quadri non risparmia i colori accesi, le tinte forti della sua terra; ricerca la bellezza vera e genuina, a costo di apparire arida. Le pennellate sono audaci e precise. Si dice che in una mano tenesse la sigaretta e nell’altra il pennello. Le linee di Renato Guttuso prendono forma sulla tela, e le sue pennellate sono precise come un colpo di moschetto.
“È necessario che un artista agisca, nel dipingere, come agisce chi fa una guerra o una rivoluzione” diceva.
Viaggia molto Renato Guttuso, tra Roma, Milano, Quarto e la sua Sicilia.
<<In terra lombarda, Renato Guttuso ha avuto una fondamentale importanza nella riformulazione dell’arte del dopo guerra – ha affermato, durante la conferenza stampa, Susanna Zatti, direttrice dei Musei Civici di Pavia -. Ha modificato il senso della pittura e dell’arte creando un ponte culturale tra due città lontane, come lo sono Palermo e Pavia, con interessi culturali medesimi>>.
Alla conferenza stampa è intervenuto, oltre all’assessore di Pavia, Giacomo Galazzo che ha portato anche i saluti del sindaco della cittadina lombarda, Massimo De Paoli, anche Gianni Puglisi, presidente emerito della Fondazione Sicilia il quale, con una provocazione pungente, ha ribadito il concetto di rottamazione relativo alla Sicilia: <<Se mi si consente una provocazione, occorrerebbe prendere l’Isola, immergerla per tre volte nell’Oceano Indiano, per essere certi che non resti vivo nessuno, e poi rimetterla al suo posto, tra le sue bellezze, per un nuovo rapporto tra uomo e natura. La forza delle cose è data dalla datità.>>
Presente alla conferenza anche il curatore della mostra, Fabio Carapezza Guttuso che, insieme alla direttrice dei Musei Civici di Pavia, ormai da anni promuovono questo ponte culturale, tenuto proprio da Renato Guttuso.
<<Guttuso è un siciliano d’alto mare, che nei suoi quadri non dipinge oggetti, ma esprime sentimenti. – così ha detto dell’artista siciliano, Fabio Carapezza Guttuso -. L’arte non esiste è un processo fluido, continuo che va dal produttore al fruitore, e lungo questo viaggio genera un’infinità di messaggi con mezzi sempre diversi e variegati. Guttuso riesce a creare questa comunicazione intima tra produttore e fruitore>>.
Ben 47 opere provenienti da prestigiose sedi espositive (tra le quali il Mart Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, la Fondazione Magnani Rocca, i Civici Musei di Udine, il Museo Guttuso, la Fondazione Pellin) e alcune importanti collezioni private, daranno al pubblico una prospettiva inedita e di grande fascino sul percorso artistico del maestro siciliano, studiando la forza delle cose rappresentata nelle opere.
La carica travolgente delle nature morte di Guttuso è certamente una caratteristica distintiva della sua pittura. La mostra presenta opere degli anni Trenta e degli anni Quaranta, che documentano l’impegno dell’artista a testimoniare la drammatica condizione esistenziale, imposta dalla dittatura e dalla tragedia della guerra.
La mostra sarà visitabile fino al prossimo 26 marzo.
Orari di apertura da martedì a giovedì dalle ore 10 alle ore 17
venerdì, sabato, domenica e festivi dalle ore 10 alle 19
Costo biglietto 7 euro, ridotto 5 (over 65, under 25, studenti, universitari, gruppi con 15 persone)