Un anno se ne va e l’altro arriva
Quello che sta per chiudersi è stato un 2016 di eventi, conclusosi con le dimissioni di Matteo Renzi e con la formazione di un “nuovo” Governo. Abbiamo cercato di tirare le somme dell’anno appena trascorso, individuando anche i buoni propositi per il 2017
di Mattia Bagnato
su Twitter @bagnato_mattia
Che “stappino” le bottiglie e “brindino” i calici, il 2016 è finito e sta per lasciare il posto all’anno che verrà. Prima, però, come da tradizione il solenne discorso del Presidente Sergio Mattarella. Passaggio obbligato, cerimoniale antico, che accompagna questo momento di transizione dal lontano 1949. All’epoca il Capo dello Stato era Luigi Einaudi e l’Italia usciva, malconcia per usare un eufemismo, dalla Seconda guerra mondiale. Allora di buoni propositi ce n’erano molti, troppi. La speranza, la potevi leggere negli occhi della gente. Finalmente libero, il popolo italiano si apprestava a disegnare un futuro radioso. Oggi la guerra è lontana, ma c’è lo stesso, la vediamo attraverso la televisione e nei social network. I buoni propositi, anche quelli come sempre, ci sono ancora. Vediamo quali.
Che il 2016 sia stato proficuo è, ancora, tutto da vedere. Per adesso, c’è da prendere atto che l’anno appena trascorso si è chiuso nel peggiore dei modi. Urla, spintoni e tante tante lacrime. Quelle dei dipendenti di Almaviva. La sede romana del call center, infatti, ha annunciato quasi 1.700 licenziamenti. Uomini e donne con figli e famiglie, che siamo sicuri non avranno davvero niente da festeggiare il 31 dicembre. Il primo pensiero, o l’ultimo in ordine di tempo, va a loro quindi. Al netto di tecnicismi sindacali, difatti, non è mai piacevole perdere il posto di lavoro. Men che meno a poche ore dal Capodanno e, soprattutto, con questi chiari de luna come dico a Roma.
Messi da parte i doverosi omaggi, è il momento di arrivare al dunque. D’interrogarci su cosa ci ha lasciato il 2016 e cosa, invece, ci riserverà il futuro. Matteo Renzi lo ha definito un anno glorioso, testuali parole, e in qualche misura ci sentiamo di accodarci. Certo, è stato l’anno del referendum sulle famigerate trivelle. Quello che non ha raggiunto il quorum e ha, definitivamente, distrutto i sogni di un Paese proiettato verso le energie rinnovabili. È stato, però, anche l’anno delle Unioni Civili. Senza stepchild adoption e lontano anni luce dal matrimonio egualitario, certo, ma dopo tutto questo tempo in molti avevano perso la speranza. Il resto, a vostra discrezione.
Per i maggiori Partiti, Pd e M5S su tutti, il 2016 è stato un po’ ballerino. L’ondata di entusiasmo che li aveva accompagnati sembra essere scemata. Il 40% di consensi, che aveva fatto gonfiare il petto a Matteo Renzi, è fortemente a rischio. La causa, una quanto mai errata personalizzazione del referendum costituzionale. La stessa, che gli valsa la sconfitta e, di conseguenza, la ritirata con la coda tra le gambe. Rivitalizzando una minoranza dem, “beccata” a stappare spumante con quasi un mese d’anticipo. Sembra comunque poter dormire sogni tranquilli Matteo, tra i “cospiratori” interni infatti, non c’è nemmeno l’ombra di un avversario adeguato. Chissà cosa riserverà il 2017, però.
La “banda di Beppe”, ha seguito più o meno la stessa iperbole. All’euforia seguita alle prime due, pesanti, vittorie sul campo (vedi Roma e Torino) si contrappongono milleuno scandali di palazzo. A partire dal caso Quarto, passando per le firme false di Palermo arrivando alla nomina di Marra. Non tutti attribuibili direttamente ai cinquestelle, evidentemente, ma comunque capaci di minare il consenso dell’elettorato, ma soprattutto la credibilità politica del Movimento. In casa pentastellata, allora, non rimane che fare ricorso ad un’antica usanza: gettare giù dalla finestra tutti gli oggetti vecchi, nella speranza di scongiurare il ritorno dei fantasmi dell’anno appena trascorso. A buon inteditor poche parole.
Passiamo ora buoni proposito per il 2017. Tra poche ore Sergio Mattarella apparirà in televisione e terrà il suo consueto discorso di fine anno. A reti unificate, come si dice. Un’espressione, che suona quasi profetica per un Paese che ha bisogno di unità come del pane. Diviso com’è, tra animosità sociale, paura del terrorismo e fratricidi odi partitici. Siamo sicuri che il Presidente non mancherà di rammentarlo. Questo discorso però, diversamente dal solito, dovrà toccate tasti differenti. Mettendo da parte, se pur utili, le solite raccomandazioni alla responsabilità politica.
Questa volta, l’augurio di fine anno dovrà essere rivolto agli italiani più che mai. Per rassicurarli, che quella impercettibile luce in fondo al tunnel sta per palesarsi in tutto il suo splendore. Che tutti questi anni di sacrifici non sono stati vani. Il 2017 dovrà essere per l’Italia, infatti. L’anno della svolta. Di un cambio di marcia che permetta, finalmente, di uscire dalle sabie mobili in cui siamo impantanati da troppo tempo. O ne uscire tutti insieme o non ne uscire affatto. La differenza la farà la speranza. Quella che animò il paese che si lasciava alle spalle il conflitto e che gli italiani hanno perso. Spazzata via da corruzione, precarietà ed un futuro così incerto da mettere i brividi.
Sono tutti qua i buoni propositi di cui parlavamo. Il primo è rivolto alle migliaia di “giovani cervelli” scappati oltre confine. Che possano ritrovare la speranza di far ritorno a casa, perché qui c’è tanto bisogno di loro. Il secondo, imperativo, va alle vittime del terremoto. A tutti coloro che passeranno l’ultimo dell’anno in una tenta fredda e umida. Perché sia l’ultima. Così come ai soccorritori, che si sono dannati l’anima in tutti questi mesi. La parte buona dell’Italia, dalla quale sarebbe bene ripartire per ritrovare un senso d’identità comune.
Quello stesso d’appartenenza che parte dalla Libia, su barche fatiscenti, ed arriva a Lampedusa e poi su fino a Milano. Utile per capire che siamo tutti fratelli su questa terra. Che una vita persa in mare è una tragedia per tutta l’umanità. Per queste ragioni, tra i buoni propositi per il 2017 sarebbe importante trovare una soluzione alle sofferenze di milioni di rifugia in fuga da guerre e carestie. Poi ci sono i cervelli di casa nostra, che con eccezionale sadismo hanno scelto di restare. A loro va l’augurio più grande. Che con lo scoccare della mezzanotte, come per magia, spariscano voucher e disoccupazione giovanile. Questa, però, è la notte di Capodanno non la notte Halloween.