Alice, che donna!
Anna Foglietta dà voce alla bambina che finì nello strampalato Paese delle Meraviglie
di Alessandra Giannitelli
su Twitter @Alessandrag_83
Chi non ha mai ascoltato, letto, visto o anche solo sfogliato le avventure di quella bambina arguta e a tratti irriverente che si caccia nei pasticci seguendo esclusivamente la sua insaziabile curiosità?
Nello spazio del Caffè Letterario dell’ultima edizione di Più libri più liberi, tenutasi come di consueto al Palazzo dei Congressi di Roma, ha preso voce una particolare versione del poliedrico libro di Carroll: l’audiolibro di “Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie” letto da Anna Foglietta per Emons Edizioni.
Presenti, oltre all’attrice, Flavia Gentili – direttrice di produzione e regista di Emons Edizioni – Vanni Santoni – scrittore e direttore della collana di narrativa di Tunué.
“Un’opera come Alice nel paese delle meraviglie nasce raccontata“, sottolinea Vanni Santoni. “Tutte le fiabe nascono per essere raccontate, però normalmente sono racconti tradizionali che mutano, cambiano, si sedimentano e poi arriva qualcuno – come ad esempio i fratelli Grimm – e li formalizza nella forma che noi conosciamo. Alice è qualcosa di completamente diverso perché viene scritta nel 1865 appositamente per essere raccontata da Lewis Carroll a una bambina.”
“Alice si perde. E tu, Anna, come hai ritrovato le voci di Alice, in sala di registrazione?” domanda Flavia Gentili.
“Ho cercato di lavorare con Alice sul disincanto – risponde la Foglietta. Per avere questo coraggio e questa voglia di perdersi, secondo me, c’è bisogno di molto coraggio, e a volte il coraggio te lo dà l’incoscienza. Quindi ho cercato di darle una voce disincantata, pura, che paradossalmente dice delle cose di una verità e di una brutalità incredibili, assolute, però con quel disincanto la rende ancora più forte. Non ho cercato di sottolineare la sua forza e il suo coraggio ma ho cercato di toglierglieli, dandole una voce infantile, molto puerile, che secondo me conferisce una grande personalità.”
Sapevo chi ero quando mi sono alzata questa mattina ma credo di essere cambiata parecchie volte da allora…
[…] Vede, non sono me stessa.
Insomma, forse a lei non è ancora capitato – disse Alice – ma quando dovrà trasformarsi in crisalide, le succederà prima o poi, e in seguito in una farfalla, lo troverà un po’ strano, no?
E i contemporanei di Carroll, come avranno letto questo libro di una ragazzina controversa, educata ma spesso irriverente?
“Capire il perché un classico entra con questa forza nel canone – prosegue Santoni – è sempre complesso. Lo si può dire a posteriori guardando e identificando i punti importanti, però non è detto che siano stati quelli a cui guardiamo oggi a farlo passare. […] Io credo che i contemporanei non avessero visto questa possibilità. Era un libro molto bello, divertente, che ai bambini piaceva e piaceva anche ai genitori, che si presta anche a delle ibridazioni. […] È un libro molto aperto e questo ne ha garantito probabilmente una prima longevità che poi ci porta oggi a riscoprirlo come libro importante anche per la cosiddetta ‘letteratura alta’ “.
Una storia che ancora oggi vale la pena di leggere ai propri bambini o, per l’appunto, di ascoltare e riascoltare, grandi o piccini, con o senza il libro davanti, perché dare una voce a dei personaggi li rende oltremodo vivi e caratteristici.
Perché “quando poi si entra in sala di registrazione e si legge un libro integralmente, dalla prima all’ultima pagina, anche quando il libro lo si conosce molto bene, vengono delle nuove idee, si trovano nuove sfumature, nuove voci“, ricorda la Gentili.
Ma cosa significa per un’attrice che, come Anna Foglietta, ha da tempo varcato a testa alta la soglia del cinema, della televisione e del teatro, entrare in sala di registrazione sapendo di poter contare solamente sulla propria voce, senza altri elementi a farle da ausilio, senza il sostegno del proprio corpo né di supporti visivi o musicali?
“Solitamente per un attore la voce è la cosa che più detesta di se stesso. È stata una sfida ed è stato forse per la prima volta un atto di pace tra me e la mia voce. Finalmente l’ho accettata, finalmente mi è piaciuta, ci ho giocato senza dover per forza contrastarla o doverla modificare – spiega Anna Foglietta. Credo che per un attore essere privo di qualsiasi altro elemento e stare da solo con la sua voce sia un momento di studio e di approfondimento, verso le sue capacità e il suo potenziale, gigantesco.”
Non resta dunque che chiudere gli occhi, correre dietro al Bianconiglio urlante e rotolare giù, sempre più giù, fino al Paese delle Meraviglie.