Presidenziali francesi: Hamon rappresenterà i socialisti

Tempo di lettura 4 minuti

Il più radicale tra i candidati conferma l’exploit del primo turno: correrà per l’Eliseo con un programma riformista di rottura

di Sara Gullace
su Twitter @nottemare

Il candidato socialista Benoti Hamon, fonte immagine: Wikipedia

Il candidato socialista Benoit Hamon, fonte immagine: Wikipedia

Sarà Benoît Hamon il candidato socialista alle presidenziali francesi del prossimo 23 Aprile. Il verdetto delle primarie di sinistra ha visto trionfare il candidato più radicale che, dopo aver avuto la meglio a sorpresa sui favoriti Valls e Montabourg al primo tuno di quindici giorni fa, domenica scorsa si è imposto nel ballottaggio con Manuel Valls – l’ex primo ministro, dimissionario proprio per correre all’Eliseo – conquistando il 59% delle preferenze.

Così come era capitato a Novembre con le primarie di centrodestra, anche in questo caso è stato il candidato meno favorito ad emergere. Gli elettori del partito socialista, quindi, hanno scelto l’esponente più a sinistra della corrente. Sarà lui, così, a sfidare il repubblicano Fillon  assieme a lui l’ex Ministro dell’economia Emmanuel Macron, che si presenterà con “En marche”, e la candidata dell’ultra-destra Marine Le Pen. L’obiettivo presidenziale, al momento, è tutt’altro che facile: consapevole di ciò, Hamon ha iniziato un immediato dialogo con gli altri candidati. Il giorno seguente la vittoria si è avvicinato a Jean-Luc Melanchon – esponente della sinistra radicale appoggiata dai comunisti – e a Yannick Jadot – rappresentante di un’ala dei verdi.

Ministro dell’Educazione e dell’Economia Sociale nel biennio 2012 e 2014, 49 anni, Hamon si definisce “eco socialista” per il suo programma anti capitalista in ambito economico ed umanitario di fronte a temi quali Europa e crisi migratoria. I suoi rapporti con i socialisti e lo stesso Valls risalgono al 1992, quando il premier uscente era più vicino ai sentimenti più dissidenti del partito. Successivamente, l’approccio sempre più liberale di Valls e Hollande, ha acuito la distanza tra i due – anzi, tra i tre. Per lungo tempo all’ombra della maggioranza, Hamon adesso rivendica il sentimento più a sinistra de la gauche. Il prodotto interno lordo non spiega benessere, sviluppo e diseguaglianze. In nome del capitalismo abbiamo sacrificato i diritti civili e l’ambiente circostante”- con queste parole ha motivato il suo programma, riformista a trecentosessanta gradi.

Manifesto diverso dal socialismo al governo su più fronti: in primo luogo, il lavoro. Hamon intende abrogare la riforma del lavoro figlia proprio di Valls e Macron, ritornando alle 35 ore settimanali ed aprendo in modo incondizionato al lavoro part-time. Ancora in ambito impresariale e impiegatizio, vorrebbe definire una tassa specifica sull’utilizzo di robot, causa dell’eliminazione di posizioni lavorative e dell’aumento, quindi, di disoccupazione.

In secondo luogo, altro tema chiave, il salario universale: ai giovani tra i 18 anni ed i 25 anni spetterebbe un corrispettivo da parte dello Stato di 600 euro mensili. E sarebbe solo un primo passo verso l’obiettivo dei 700 euro per ogni cittadino maggiorenne.

Sul piano politico, ha pensato a diverse riforme istituzionali: limitare il potere di legiferazione senza approvazione parlamentare, ridurre la possibilità di accumulare mandati nel corso del tempo, aprire le urne agli stranieri per le amministrative, tornare ai sette anni non rinnovabili per le legislative e, infine, introdurre un sistema anche proporzionale.

Per quanto riguarda l’ambiente, primi obiettivi sono la fiscalità ambientale, l’abbandono progressivo del diesel e la lotta al nucleare. Quest’ultima intesa come una riduzione nella produzione elettrica e la dismissione delle centrali più a rischio.

Nella sfera sociale, la sua campagna è stata all’insegna della lotta alla discriminazione, apertura alla legalizzazione della cannabis, all’eutanasia ed alla procreazione assistita per donne single.

Si tratterebbe non solo di cambiare ma anche rinnegare diverse delle scelte del governo Hollande: una sfida difficile, che nei sondaggi attuali lo vede sconfitto addirittura al primo turno. E’ anche vero che le ultime indagini sono rimaste ben lontane dalla realtà. Anche perché per i suoi diretti rivali non tutto sarà scontato.

Infatti, proprio in questi giorni, il candidato della destra François Fillon inizia a vedere traballare la sua popolarità. È emerso un inquietante dettaglio relativo a sua moglie Penelope: quest’ultima è stata retribuita con mezzo milione di euro tra il 1998 ed il 2012 per aver lavorato come sua assistente in parlamento quando era deputato per repubblicani. La sua presenza, però, sembra non essere pervenuta ai più. Fillon ha prontamente accusato di calunnie Le canard enchainè, il giornale satirico che ha divulgato la notizia, preoccupandosi di assicurare l’effettività del lavoro della moglie. Senza, però, riuscire a produrre prove concrete per un’attività di “consulenza letteraria” che suona molto pretestuosa e fittizia. E mentre il Fisco ha aperto un’indagine per presunto crimine di abuso di fondi e beni sociali, la sua popolarità, secondo Odoxa, è scesa dal 42 al 38%.

In questo caso, sembra, les jeux sont ouverts.

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Nessuna risposta

  1. 25 Aprile 2017

    […] di estrema sinistra Jean-Luc Melanchon – che si è fermato al 19,6% – ed il socialista Benoit Hamon – che non ha ottenuto più del […]

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