Partito Democratico: Renzi “risorge” e detta la linea
A quasi due mesi dal passaggio di consegne con Paolo Gentiloni, Matteo Renzi prepara il suo ritorno in campo. Direzione, Congresso ed elezioni politiche questi i grimaldelli per riprendersi il partito. Cosa si nasconde dietro alla strategia politica renziana?
di Mattia Bagnato
su Twitter @bagnato_mattia
Dopo una lunga fase meditativa, trascorsa a Palazzo Pinti al riparo da occhi ed orecchie indiscrete, Matteo Renzi sembra aver preso la sua decisione. Il Congresso si farà e anche subito, ad aprile dicono i bene informati[1]. Quello che ancora non è chiaro, invece, è quando verremo chiamati alle urne. Dalla “sinistra sinistra”, quella di Bersani, Civati e della neonata SI per intenderci, si fanno orecchie da mercante. Sicuri, tutti, che la cosa migliore sia votare nel 2018. Sciolta la riserva, anche il Segretario del Partito Democratico sembra essersi convinto. Per l’ufficialità, però, ci sarà da attendere la Direzione che si terrà domani. Quando il Partito si riunirà per dettare l’Agenda futura, con un Renzi “indiavolato” e pronto a riprendersi quel partito che stava modellando a sua immagine e somiglianza.
Dividi et impera – A confermarlo, ci sarebbero quelle voci insistenti che provengono dai corridoi di Palazzo Nazareno. In base alle quali, Renzi avrebbe già pronto l’abito nuovo. Quello delle grandi occasioni. Fresco di sartoria. Per convincere, chi ancora non lo fosse e sono in molti, che Matteo “il Rottamatore” versione 3.0 è pronto a riprendersi il mal tolto. Avendo finito di “scontare” la sua pena. Quel peccato di superbia che lo ha condotto tra i dannati di dantesca memoria. Rimane, però, quel piccolo sentimento d’insofferenza con cui Matteo accetta il ruolo di “bersaglio”, come lui stesso si è definito. Messo lì come parafulmine per una Sinistra, che ancor prima di riunirsi, sembra già essersi divisa. Ma questa è una vecchia storia.
La paura fa 90 – Come sul finire dell’ultima campagna referendaria, Matteo Renzi ha di nuovo paura. Teme che possa fare la fine di Bersani, quando ingenuamente si schierò contro il Governo Monti pagandone pegno. Dalle pagine di Repubblica.it[2], però, Massimo D’Alema assicura che oggi le cose sono diverse. Rimane il fatto che, sondaggi alla mano, Paolo Gentiloni e il suo “esecutivo fotocopia” stanno riscuotendo più successo di quello che ci si potesse aspettare. Ed ecco che l’idea paventata da Bersani, di mantenere in vita il Governo per un “soprassalto di responsabilità”, non lo faccia dormire la notte. Renzi avrebbe già pronto un asso nella manica, però, da buttare giù per scombinare le carte in tavola. Si chiama Padoan, istruito a dovere per tessere le lodi dell’esecutivo di cui Matteo era a capo.
40 Senatori in fila 3 con il resto di 2 – Non è ancora dato sapere se questa strategia servirà o meno. Da banchi del Senato, nel frattempo, 40 Senatori si sonno fatti promotori di un documento a sostegno del Governo attualmente in carica. Fuoco di sbarramento per i piani “sovversivi” di Matteo Renzi. Efficace a quanto pare, visto e considerato che tra le file dei suoi fedelissimi arrivano gesti di distensione. Ultimo espediente per dare una parvenza di unità, ma solo quella. Per il resto, le grandi manovre sembrano già cominciate. Alessandro De Angelis, sull’Huffington Post, lo chiama “Blitz Kongress[3]” rivisitazione del più famoso blitzkriek. Un Congresso lampo, capace di sferrare il colpo decisivo come fu per Letta.
L’uomo della provvidenza – Per riuscire nell’intento, non ce ne voglia Giuliano Pisapia, sarebbe già pronto un “cavallo di troia” di peso. Capace con il suo Movimento, non meglio identificato, di raccattare quei voti scivolati troppo a sinistra. Il passpartout a l’ex Sindaco di Milano è arrivato niente di meno che dall’Unità[4]. Considerato, solo dopo aver offerto sufficienti garanzie durante il referendum costituzionale, l’uomo giusto per fare da grimaldello a Renzi quando sarà il momento. Pisapia piace a tutti, di sicuro piace a Renzi un po’ meno a Michele Emiliano e Nichi Vendola. Gli Dei sembrano essere dalla sua, soprattutto dopo aver detto di voler mettere da parte le vecchie alleanze. Specie quella con Angelino Alfano, fuori luogo secondo lui in una coalizione di centro-sinistra. Come dargli torto.
È ancora troppo presto per conoscere i destini del PD e, con lui, del centro-sinistra. C’è fermento da quel lato, però. Non potrebbe essere diversamente, visto che un male apparentemente incurabile sta attraversando la sinistra italiana ed europea. Sono lontani, come scrive il Post[5], i giorni in cui si poteva partire da Parigi ed arrivare a Vilnius attraversando Paesi governati solo dalla sinistra. Spagna, Croazia, Irlanda e Repubblica Ceca, infatti, sono solo le ultime sfide perse da una sinistra in crisi di credibilità. Con tutta probabilità, poi, toccherà anche alla gauche francese cedere il passo ad una destra populista e popolare come mai prima d’ora.
La sfida che attende la sinistra italiana, lo si ripete da anni ormai, è grande e non ammette errori o meri calcoli di partito. È prevedibile che, stando così le cose, anche l’Italia venga risucchiata nel più distruttivo populismo destroide. I segnali ci sono tutti, a partire da un impennata nei sondaggi della Lega Nord fedele alleato di Marine Le Pen e di Casa Pound. In ballo, infatti, c’è qualcosa di più. C’è il futuro dell’Europa così come siamo sempre stati abituati ad immaginarla: Libera, aperta e accogliente. Ma soprattutto, strenua sostenitrice di politiche sociali destinate ai ceti più disagiati. Un’immagine che si sta allontanando sempre di più da l’Europa dei muri e frontiere.
[1] http://www.unita.tv/focus/renzi-sceglie-non-ci-sto-a-fare-il-bersaglio-per-mesi-verso-il-congresso/
[2] http://www.repubblica.it/politica/2017/02/09/news/d_alema_siamo_seduti_su_una_polveriera_se_si_vota_ora_lo_spread_va_a_400_con_le_coalizioni_torna_la_destra_-157893468/?ref=nrct-4
[3] http://www.huffingtonpost.it/2017/02/10/pd-renzi_n_14679042.html#
[4] http://www.unita.tv/opinioni/la-sinistra-di-pisapia-e-la-soluzione-non-giocare-allo-sfascio/