Il lupo torna nel “mirino”
Il lupo, specie selvatica protetta in Italia da oltre quarant’anni, è di nuovo in pericolo: da preziosa risorsa se ne chiede oggi l’abbattimento controllato
di Alessandra Bernardo
su Twitter @alebernardo79
Il lupo fa paura: il segnale molto chiaro arriva dal famigerato e molto discusso “Piano sulla conservazione del Lupo”, che tra le sue 22 misure, per favorire la convivenza fra lupi e attività agricole, ne prevede anche l’abbattimento controllato. Il “re dei boschi”, specie protetta in Italia da quarantasei anni, da animale predatore rischia di diventare preda di una legge.
La Conferenza Stato-Regioni, che il 2 febbraio avrebbe dovuto decidere l’approvazione definitiva del Piano Lupo, con la votazione del ministro dell’Ambiente Galletti e i rappresentati delle giunte regionali, ha rinviato la decisione al prossimo 23 febbraio dopo un passo indietro di alcune amministrazioni.
Il Piano nelle misure di prevenzione prevede recinti elettrificati, rimborsi agli allevatori, lotta agli incontri tra cani e lupi e la possibilità, da parte delle Regioni, di applicare la deroga alla tutela della specie attuando l’abbattimento del cinque per cento della popolazione totale di lupi, per un numero di circa 1.500 esemplari.
Mentre le associazioni animaliste e ambientaliste insorgono, il Ministero dell’Ambiente difende la misura affermando che non minaccia la sopravvivenza della specie e previene il bracconaggio.
WWF Italia spiega: “Abbiamo tanta paura per i lupi e faremo di tutto affinché siano difesi. Ci appelliamo al senso di responsabilità delle istituzioni che saranno presto chiamate a decidere in sede ‘politica’. Nell’assumere decisioni così gravi, però, non si può non tener conto dell’opinione dei cittadini che riconoscono nel lupo dei valori culturali e simbolici. Ci sono voluti decenni per sfatare la favola di Cappuccetto Rosso in cui il lupo era ‘il cattivo’ e, ora, la superficialità con cui è stata gestita la conservazione di questa specie rischia di farci fare un balzo indietro di decenni nelle politiche di conservazione di un animale simbolo”.
Mentre il dibattito tra favorevoli e oppositori si accende e il tema diventa sempre più scottante, arriva la notizia dell’uccisione di “Lupo Claudio”, un meraviglioso esemplare dotato di radio collare e seguito dai ricercatori che viveva nel Parco Nazionale del Gran Sasso e che, nel corso del tempo, aveva fornito numerose informazioni e insegnamenti su come vivesse il branco.
Tommaso Navarra, presidente del Parco del Gran Sasso e dei Monti della Laga ha dichiarato: “Si tratta di una violenza tanto grave quanto stupida che colpisce a morte l’intelligenza e la bellezza della natura nonché la storia identitaria della nostra comunità. Gli autori del fatto devono sapere che faremo di tutto per assicurarli alla giustizia”. Il recente dibattito politico sull’approvazione di piani di gestione del lupo ha dimostrato, se ve ne era bisogno, di quanto poco si conosce il reale impatto della specie sulle attività umane e quanto, piuttosto, si attribuiscono al lupo danni che sono da attribuire a cani rinselvatichiti e ibridi. La discussione dovrebbe spostarsi sulla approvazione di regole chiare di gestione e conduzione di cani padronali, laddove gli stessi sono abbandonati in natura dall’uomo stesso. La morte di Lupo Claudio, spero, contribuisca a evitare un arretramento culturale che non ci possiamo permettere”.
Dal canto suo il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti continua a difendere la sua posizione e dichiara che se non si procederà con queste misure restrittive e con l’abbattimento il bracconaggio diventerà lo strumento di tutela degli agricoltori.
L’etologo, filosofo, scrittore, direttore del centro studi Filosofia Postumanista, Roberto Marchesini smentisce queste affermazioni e spiega: “Tantissimi studi dimostrano che la presenza del lupo è un fattore che determina l’equilibrio e il riequilibrio del territorio. Il Piano Lupo si presenta insensato dal punto di vista etnografico perché è impossibile attuare una caccia selettiva nei confronti del lupo analoga a quella di animali erbivori. In secondo luogo, il lupo contiene determinate specie: il suo abbattimento comporterà l’aumento di queste altre specie e si reputeranno necessarie altre misure di abbattimento. In questo modo, assecondiamo i dettati, gli interessi, di quella che è la lobby della caccia. Un tempo, gli allevatori e i contadini, si difendevano dal lupo in maniera molto semplice, attraverso cani come quelli della razza maremmana abruzzese, che hanno la capacità di mantenere il lupo nell’ambito silvestre. Del resto, il lupo è un animale particolarmente schivo che non entra mai in rotta di collisione con gli ambienti popolati dall’essere umano, se non in maniera saltuaria, e se accadesse, basterebbe lavorare con il maremmano abruzzese. In conclusione, ritengo questi provvedimenti dimostrazione di scarsa cultura ecologica, di scarso rispetto per l’ambiente e di zero rispetto per gli animali”.
Il regista Gabriele Salvatores, lo scorso anno, realizzò il cortometraggio “The Promise”, di cui anche Ghigliottina si occupò (qui il link) e che racconta il patto di fiducia primordiale che lega l’uomo al lupo. Il corto, tra la forza suggestiva delle immagini e la potenza evocativa della musica, si fa promotore di uno dei messaggi più belli, significativi e rispettosi, di cui tutti noi, oggi, dovremmo farci promotori e portavoce: ogni specie vivente ha necessariamente bisogno del suo spazio vitale e l’uomo deve rispettarlo.
Gian Luca Galletti di che partito è?
Mi auguro che ,nei confronti di questo meraviglioso “re dei boschi ” , le associazioni ambientaliste riescano a far sentire forte il loro disappunto ( come la sensibile giornalista ) nei confronti di misure cruente che si vorrebbero adottare e che si trovi un altro modo di difendere gli allevatori