Ritratti di migranti per vincere la paura
Sono oltre 20mila gli stranieri nel II Municipio di Roma. Una mostra fotografica racconta le loro vite. E invita a superare diffidenze e pregiudizi
di Federica Salzano
su Twitter @FedericaSalzano
Scardinare i pregiudizi attraverso la conoscenza. È lo spirito della mostra fotografica Più Culture: migranti nel Municipio II di Roma, organizzata dell’Associazione Più Culture insieme all’ISFCI (Istituto superiore di fotografia e comunicazione integrata). In esposizione a Roma – nel foyer del Goethe-Institut fino al prossimo 14 aprile – ci sono immagini che raccontano le storie di alcuni degli oltre 20mila stranieri che vivono nel II Municipio della Capitale e costituiscono il 12% dei suoi abitanti.
“Abbiamo cercato di spostare l’attenzione dall’emergenza e dalla paura, per farla convergere su incontro e conoscenza” racconta a Ghigliottina Lia Ghisani, presidentessa di Più Culture. E le fotografie effettivamente restituiscono le molteplici sfaccettature della realtà dei migranti e invitano a superare le visioni parziali. Gli autori sono dodici giovani fotografi dell’ISFCI che hanno partecipato al progetto didattico realizzato dal professor Dario Coletti in collaborazione con Eliana Bambino, photo-editor e curatrice della mostra.
A essere esposte nel luminoso foyer sono quindi anche le diverse sensibilità dei fotografi che raccontano a modo proprio storie di precarietà, sacrifici, speranze e caparbia volontà di farcela. Le immagini parlano della vita di tutti giorni, quella delle donne musulmane che frequentano la Moschea di Roma nord – la più grande d’Europa – ritratte da Francesca Landini, o ancora la quotidianità multiculturale dell’edificio occupato in viale delle Province, nel lavoro di Daniela Manco. Vincenzo Metodo offre un collage di umanità in viaggio, a bordo del tram che attraversa il Flaminio. Sono storie racchiuse nell’intensità e nell’espressione dei volti. Quei volti che invece appaiono sbiaditi negli scatti di Carolina Munzi. Si tratta dei minori in transito nel centro notturno A28 in via Aniene e i loro ritratti, circondati da stoffe che ne richiamano l’origine africana, sono impreziositi da sorrisi che invece non possono avere nazionalità.
Molto intense le immagini di Luca Cascianelli, due profili appena accennati, avvolti da un nero che non è solo colore di fondo ma espressione plastica degli orrori vissuti da queste persone. Sono, in particolar modo, rifugiati e richiedenti asilo, vittime di violenze e di torture, che hanno trovato accoglienza nel centro “Salute Migranti Forzati” di via Luzzatti. Un presidio che offre loro servizi di medicina generale, ginecologica e psicologica.
Il progetto ha ricevuto il patrocinio del Municipio II di Roma e la collaborazione di molteplici realtà istituzionali: CNR, Goethe-Institut Rom, Biblioteche Di Roma, FOTOGRAFIA – Festival Internazionale di Roma e IDeA Fimit. “di far crescere nelle nuove generazioni un atteggiamento aperto nei confronti dell’accoglienza È stato importante l’elemento di sinergia tra diversi soggetti sul territorio, accomunati dalla volontà”, spiega Lia Ghisani che, insieme a Più Culture, da anni è impegnata sui fronti dell’integrazione e dell’accoglienza con numerose iniziative tra cui, in particolare, il giornale online dell’associazione e l’insegnamento della lingua italiana agli immigrati. In proposito racconta: “Le associazioni possono lavorare in una logica di sussidiarietà ma non certo di sostituzione delle Istituzioni. A oggi seguiamo oltre 160 bambini nelle scuole del territorio ma è in corso un importante fenomeno di neo-arrivati, ragazzini che raggiungono i genitori che sono già in Italia. È necessario che il Municipio metta a disposizione strutture, mediatori linguistici e strumenti necessari all’integrazione di questi giovani”.
Un impegno quindi in primo luogo istituzionale ma che alle spalle ha una responsabilità che coinvolge tutti, dalle associazioni ai cittadini. Quei cittadini che, sommersi dalle immagini dei migranti in televisione, fanno invece fatica ad accorgersi di loro dal vivo, per le strade delle città. In un momento in cui nel mondo si costruiscono muri, lo strumento culturale è non solo fonte di conoscenza, ma anche arma per abbattere le barriere. Fisiche e psicologiche.