Le FARC avanzano, questa volta a ritroso
In Colombia è polemica per la smobilitazione della guerriglia per via dell’inadempimento delle amnistie e dei ritardi nelle zone di normalizzazione
di Sara Gullace
Il processo di pace tra le le Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane (FARC) ed il governo di Bogotà, approvato lo scorso 24 Novembre, è alle sue battute finali. La scorsa settimana è iniziata la smobilitazione dei guerriglieri: procedendo verso aree di transizione predefinite, entro il 1 Giugno dovranno consegnare tutte le armi ai delegati ONU e completare la normalizzazione. L’inizio del disarmo è previsto per oggi, 1 Marzo. Per il capo dell’ex guerriglia, Pablo Catatumbo, le FARC rispetteranno le tempistiche: “Siamo pronti per il disarmo. Ma questo – auspica – è un do ut des, per cui ci aspettiamo che anche il Governo rispetti le promesse”.
Infatti, il rientro alla normalità, se così si può definire, si sta rivelando tutt’altro che lineare. Venerdì 24 febbraio le FARC hanno denunciato la cattura di Moisés Cadrasco Robles e Henry Hernández Gutiérrez: i due guerriglieri sarebbero stati catturati dall’Esercito mentre si spostavano sulla frontiera con il Venezuela per arrivare alla provincia di La Guajira, nel nord del Paese. “Una totale assenza di sicurezza giuridica e persino fisica – si leggeva nell’immediato comunicato delle FARC – che si aggiunge all’inadeguatezza in cui si trovano, tutt’ora, le zone di normalizzazione e all’impreparazione dei funzionari del governo sul territorio”. Secondo quanto denunciato dagli ex militanti, infatti, molti dei funzionari governativi nella gestione degli spostamenti non rispettano il protocollo firmato dalle parti. Soprattutto, tardano ad arrivare le amnistie per i reati meno gravi, normate da un decreto dello scorso dicembre.
Secondo l’accordo, la prima fase del reintegro dovrebbe prevedere il reinserimento nella vita civile degli ex guerriglieri, pensato in 26 aree – chiamate transizionali o di normalizzazione – preparate in modo tale da essere abitate dagli ex guerriglieri. In realtà, al momento, gli unici alloggi possibili sono stati degli accampamenti improvvisati e sembrano mancare anche i materiali per iniziare la costruzione di vere abitazioni – secondo quanto ha denunciato la Segreteria delle FARC direttamente al rappresentante ONU, Jean Arnault.
Uno dei problemi incontrati dal Governo al momento di attuare gli accordi, infatti, è stato quello dell’effettiva disponibilità delle aree predestinate: molte erano occupate illegalmente o era stato difficile risalire ai proprietari originali.
Un altro fattore che il Governo non avrebbe dovuto sottostimare è stata la ritrosia della popolazione ad accogliere come vicino chi, a loro avviso, era stato causa di uccisioni o sfollamenti: in più occasioni i contadini locali si sono rifiutati di vendere o affittare i propri terreni o li hanno ceduti a prezzi triplicati. Altro motivo di rallentamento è dato dalla forte presenza del crimine organizzato, bande e narcotrafficanti, presente sul territorio.
Del resto anche spostarsi ha richiesto un notevole sforzo, perché le stesse infrastrutture sono venute a mancare: il cammino dei guerriglieri ha accumulato quasi un mese di ritardo (l’arrivo nelle zone di normalizzazione era previsto per inizio febbraio). Un percorso di 500 km, lungo la frontiera dell’Ecuador, ad esempio, ha richiesto tre giorni di viaggio.
L’accordo di pace siglato a Dicembre pretende di silenziare un conflitto lungo mezzo secolo: nel 1964, 52 contadini della regione Marquitalia, poco a nord di Bogotà, presero le armi per ribellarsi alla repressione militare che il Governo, appoggiato dagli Stati Uniti, stava perpetrando in risposta alle richieste della popolazione agraria. Da quel momento, per oltre 50 anni, tra Forze Rivoluzionarie e Governo è nato un conflitto che ha portato a oltre 220.000 vittime e 7 milioni di sfollati interni. Le negoziazioni sono durate anni, il 2016 è stato l’anno decisivo – non senza incertezze, intoppi e passi indietro come il referendum d’autunno, quando i colombiani scelsero di non approvare il testo dell’accordo costringendo le parti a tornare al tavolo.
E mentre le FARC si avviano a scrivere un momento storico nella storia della Colombia, il Fronte di Liberazione Nazionale – l’ELN, che ha dato il via a una guerriglia meno conosciuta – torna a far tremare il Paese con un attentato dinamitardo che il 19 Febbraio ha causato decine di feriti e la morte di un agente del corpo di polizia ESMED. L’esplosione, in una piazza centrale di Bogotà, rivendica lo scioglimento dello stesso ESMED, accusato di repressione verso le manifestazioni popolari.