Lo scrittore per strada che gira l’Italia tra draghi e tautogrammi
Lo incroci per le strade d’Italia seduto su un marciapiede con una antica macchina da scrivere. Racconta, a chi avrà il coraggio di fermarsi, di draghi e tautogrammi e di una nuova forma di proposta editoriale. L’incontro con Walter Lazzarin
di Alessandra Bernardo
su Twitter @alebernardo79
“Ciao, cosa stai facendo?”, “Scrivo e regalo tautogrammi, sai cosa sono?”. Ècosì che, probabilmente, vi capiterà di conoscere Walter Lazzarin, classe 1982, meglio conosciuto come lo #scrittoreperstrada.
Viaggia per l’Italia con un trolley con dentro una macchina da scrivere, una Olivetti Lettera 32 e tanti fogli bianchi su cui compone i suoi tautogrammi, un gioco linguistico in cui tutte le parole hanno la stessa lettera iniziale. Sono proprio loro, questi versi, così particolari, i suoi “biglietti da visita” che, il più delle volte, incuriosiscono i passanti e dispensano sorrisi.
Questo suo originale progetto nasce con l’idea della trama di un romanzo il cui protagonista trova un modo “diverso” di promuovere il suo libro facendolo conoscere “porta a porta”. Con una piccola rivisitazione del pensiero scaturisce l’idea concreta di provare a sponsorizzare il terzo romanzo “Il drago non si droga” portandolo direttamente in mezzo alla gente, sulle strade delle nostre città, raccontando una nuova proposta editoriale, quella dello scrittore per strada.
Incontro Walter un pomeriggio di sole su via Ugo Ojetti, nel quartiere Talenti di Roma (nord-est della Capitale), seduto su un telo sul marciapiede, intento a comporre tautogrammi, che regalerà ai passanti, con la sua fedele macchina da scrivere, una bellissima Olivetti lettera 32.
Lo riconosco subito, avevo letto di lui in passato su La Repubblica, di questa sua avventura in giro per l’Italia.
Lo avvicino e subito mi colpisce la sua faccia pulita da bravo ragazzo ben vestito, lo sguardo un pò intellettuale e disponibile al dialogo. “Tu scrivi racconti, a me piacerebbe raccontare di te”, gli dico, lui con fare sorridente mi risponde “Si può fare”.
È così che inizia a raccontarmi la sua storia, sin dall’inizio, da quando si iscrisse all’università, una prima laurea in Economia, che poco lo rappresentava, una seconda in filosofia che gli apre le porte dell’insegnamento, un periodo che ricorda con piacere e che gli diede delle belle soddisfazioni personali. In mente però, come un chiodo fisso, la passione per la scrittura, inizia così la stesura del suo primo romanzo “A volte un bacio” cui segue “21 lettere d’amore” per poi arrivare, nel 2015, al terzo romanzo, “Il drago non si droga” (Edizioni Redfox), che lo accompagna per le strade e le piazze del nostro Paese con il progetto “scrittore per strada” volto, soprattutto, “alla volontà di far riavvicinare le persone alla narrativa attraverso il contatto diretto tra autore e lettore”.
Mentre parla mi incuriosisce come un ragazzo, di buona famiglia, con un lavoro, seppur precario, da insegnante, abbia deciso di mollare tutto e rincorrere quello che molti possono considerare un’utopia. Capisco, dalle sue parole, che oltre a credere davvero in ciò che fa, è veramente intenzionato ad aprire un canale comunicativo con chi incontra, una sfida ambiziosa ma che, con il tempo, ha portato i suoi frutti.
Il suo viaggio inizia da Rovigo, città in cui vive, a ottobre 2015 e ha come prima tappa la città di Roma.
Sceglie, anche simbolicamente la piazza di Santa Maria in Trastevere, culla degli artisti di strada, ma, all’inizio, non ottiene i risultati sperati, molta è la diffidenza nei suoi confronti, viene più volte scambiato per un accattone, un barbone in cerca di qualche spicciolo.
Non demorde e, pian pianino, con quel suo atteggiamento cordiale e delicato, senza mai esser invadente, inizia a far capire alla gente la finalità del suo esser per strada.
La sua storia, che sembra la trama di un libro, è ricca di aneddoti, di accadimenti, più o meno simpatici, che raccontano la vita. Come quando, sorridendo, mi parla di quella volta in cui una volante della polizia si fermò proprio davanti a lui, fissandolo, dopo poco scese un poliziotto in divisa che, con fare un pò duro, gli chiese “Cosa stai facendo?”, “Scrivo tautogrammi, ne vuoi uno?”, lo prende e entra in un bar, all’uscita gli si avvicina e gli sussurra “Grazie” e va via.
Gli chiedo poi che tipologia di persone si ferma davanti la sua macchina da scrivere, mi risponde che sono soprattutto famiglie, ma anche qualche ragazzo incuriosito da quei “strani versi”. “Si fermano – precisa –, solo se sto scrivendo, mai quando magari li guardo, credono che chissà cosa voglia offrirgli”.
“I dialoghi con gli interlocutori sono semplici e partono, quasi sempre, spiegando cosa siano i tautogrammi che compongo e perché abbia deciso di mettermi per strada, molti comprano poi il libro incuriositi dopo aver ascoltato la trama, che a differenza di quel che si può credere, non racconta la storia di un ex tossicodipendente”. Chiedo poi di cosa racconta “Il drago non di droga”.
“È la storia di Giacomino che arrabbiato con la mamma e decide di scappare di casa insieme al drago di peluche. Non ha paura di scoprire cosa succede di notte nei giardini pubblici, non ha paura dei drogati che incontra, non lo spaventa neppure che uno di loro conosca il suo nome e la data di nascita. La mamma di Giacomo, invece, si spaventa parecchio quando si sveglia e si accorge che il figlio a casa non c’è. Tra pianti e risate, fughe e inseguimenti, i protagonisti di questa storia capiranno qual è il sapore della libertà”.
Il tempo passa veloce e il sole si nasconde dietro i palazzi, gli chiedo ancora:
Pensi di aver maggiormente ricevuto o dato con i tuoi tautogrammi in giro per l’Italia? “Sicuramente ricevuto, capisci se la gente è aperta e comunicativa quando ti guarda e sorride, molti mi hanno sorriso soprattutto a Roma e nel Sud Italia, c’è poi chi è venuto a portarmi un dolcetto, chi un gelato, chi si è confidato. Una bambina mi ha regalato un disegno, una ragazza un bellissimo abbraccio e un’altra mi ha confidato che nonostante la giornata negativa le avevo regalato un sorriso”.
Il nostro incontro si conclude con il regalo di un tautogramma, “Robin, Rapinatore Ricercato, Ragguaglia Re Riccardo”, con una personalissima dedica sulla copia del suo libro.
Mi saluta alzandosi e, abbracciandomi, mi ringrazia. Sono io a ringraziare lui per queste due ore di evasione dal mondo che ci circonda, immersa in questa meravigliosa storia che è la sua vita. Mi ringrazia anche per aver deciso di leggere il suo libro perché io, come tutti gli altri suoi lettori di strada, dice: “Mi aiutano a pensare che l’amore per la lettura è ancora vivo; si nasconde, ma non sparisce, e con la fantasia può essere stanato”.
Un tema insolito affronta la nostra brava giornalista!! Ci induce a riflettere sulla nostra vita troppo piena.. troppo di corsa… Questa trovata di Walter Lazzarin di scegliere la strada per scrivere e diventare lo sponsor di se stesso, mi sembra geniale. Come mi piacerebbe incontrarlo!! Ma, ragionando… forse, presa dalla convulsa frenesia della vita odierna, ci passerei accanto senza vederlo .