Rockologia di viaggio: mete, suoni e visioni dai luoghi che hanno fatto la storia della musica
“Atlante Rock”, edito da Hoepli, è il nuovo regalo che Ezio Guaitamacchi ha fatto a tutti gli appassionati di musica, aneddotica e viaggi. Un libro polifunzionale, guida turistica per viaggi nel reale, con tanto di nomi e indirizzi di luoghi e posti imperdibili, o della fantasia, e dispenser di suggerimenti musicali per playlist altamente coinvolgenti
di Giusy Andreano
su Twitter: @Giusy_Andreano
“Dopo la storia c’è la geografia“, così scherza Ezio Guaitamacchi commentando l’uscita del suo nuovo libro Atlante del Rock. Viaggio nei luoghi della musica, che segue il successo de La Storia del Rock, prima opera compilativa e monumentale, un minuzioso e appassionato omaggio al genere musicale poliedrico e immortale, sua maestà il Rock.
A 40 anni dal suo primo viaggio negli States, Guaitamacchi celebra questo anniversario con una sintesi dei suoi oltre 150 viaggi e ci offre Atlante del Rock, una raccolta di una trentina di itinerari geo-musicali nei luoghi che hanno dato vita a miti e leggende della musica. Posti che fanno parte dell’immaginario collettivo, evocativi per tutti, come Woodstock, Abbey Road, Haight-Ashbury, Monterey, Altamont, Big Sur.
L’autore, autentica enciclopedia vivente della musica, divulgatore di storie e aneddoti, veri e leggendari, con la sua scrittura accattivante e l’autorevolezza di chi racconta avendo vissuto in prima persona molti dei momenti “hot” della scena musicale degli ultimi 40 anni, vi invita a intraprendere un viaggio insieme a lui, perché come suggerisce Guaitamacchi con una citazione nella prefazione del libro I viaggi sono la sola cosa che compri e che ti rendono più ricco.
Tanti i compagni di viaggio che Ezio ha interpellato, da Manuel Agnelli degli Afterhours a Cristiano Godano dei Marlene Kuntz, Niccolò Fabi, Simone Cristicchi, Angelo Branduardi, Gegè Telesforo.
Accendete la fantasia, allacciate le cuffie e mettetevi in cammino, lungo un percorso che vi porterà negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Irlanda.
In principio c’erano i canti delle piantagioni di cotone negli stati del sud americano. Qui si colloca la culla del Rock. Una strada segna il percorso di diffusione della musica nera per tutto il paese, è l’Highway 61, detta l’autostrada del Blues o The Great River Road che parte da New Orleans e segue il corso del fiume Mississipi fino a Nord. Nel suo percorso di più di 2200 km, il tratto decisivo per questa storia è stata la zona del Delta, patria del country blues, dove ci sono le radici di tutta la musica americana, un’area che va da Natchez, Mississipi a Memphis in Tennessee. Citando Muddy Waters I suoni del Mississipi e della regione del Delta risuonano in tutti i dischi dei vecchi maestri. Allo stesso modo la pensa Robert Plant dei Led Zeppellin. George Harrison, Brian Jones ed Eric Clapton, per citarne alcuni, sono stati influenzati dai grandi bluesman del Delta come Elmore James re della slide guitar.
Strada facendo si incontra Indianola, la città di B.B. King, che chiamò Lucille tutte le sue Gibson, nel 1949, dopo aver salvato la sua chitarra dalle fiamme che divamparono a seguito di una rissa scoppiata per una donna di nome proprio Lucille, che vent’anni dopo divenne il titolo di un suo celebre brano.
Leggenda o verità è la storia del Faust del rock, ossia Robert Johnson The King of Delta Blues, che fa un patto col diavolo in cambio dell’abilità musicale, e il luogo dello scambio è l’incrocio tra la Highway 61 e la Route 49, dove oggi svettano tre chitarre giganti. Molti i misteri intorno a Johnson, come la sua morte, apparentemente attestata da una lapide a Greenwood che recita Resting in Blues, ma ben altri tre luoghi se ne contendono il riposo eterno.
Altra tappa fondamentale è Nashville, in Tennessee, la capitale della musica country, che ha ospitato Johnny Cash, l’Uomo in Nero. La Music City Usa dove tantissime società si occupano di country, gospel, Christian music.
Proseguendo nella risalita del Mississipi si arriva a New Orleans, la città della mezzaluna, The big easy, il posto dove è tutto facile, città di Louis Armstrong, per fare solo un esempio. Le migrazioni caraibiche hanno lasciato influenze tribali, vodoo e magiche anche nella musica, che è un mix di jazz, blues, cajun e zydeco, R’n’B, funk, folk e rock. Non a caso è a New Orleans che sorge The House of Rising Sun, costruzione misteriosa e sinistra resa celebre dai The Animals.
Sfogliando le pagine del libro si fa sosta a Chicago, famosa per essere il polo di partenza della mitica Route 66, che fu la prima arteria a collegare l’Est con l’Ovest americano, che permise i flussi migratori interni, che diffusero la musica degli stati del sud. In seguito, grazie a Elmore James, Muddy Waters e altri leggendari bluesmen, il sound venne elettrificato. Ricorda Keith Richards Muddy Waters portò il Blues del Delta a Chicago, lo elettrificò e cambiò per sempre il corso della popular music.
Ma la Windy City è anche la città, tra gli altri, dei Blues Brothers e degli Smashing Pumpkins. Qui, Billy Corgan ha aperto una tea house in stile art deco. Qui è nato un festival alternativo come il Lollapalooza voluto da Perry Farrell (Jane’s Addiction) nel 1991.
A Chicago la House si è codificata, grazie al lavoro di Frankie Knuckles, il cui sound influenzò Giorgio Moroder, e insieme a Derrick May, Knuckles definì i canoni anche della Techno.
Il libro è un tour dalle innumerevoli tappe. In Alabama si va nei famosi studi Muscle Shoals Recording dove hanno inciso i loro dischi Rod Stewart, Lynyrd Skynyrd, Cher, Dire Straits, Joe Cocker, Bob Dylan e dove i Rolling Stones hanno registrato Brown Sugar e Wild Horses.
Uno stato, l’Alabama, che è stato teatro delle proteste per i diritti civili, dalla marcia di Selma organizzata da Martin Luther King al coraggiosa disobbedienza di Rosa Parks contro il razzismo e la segregazione. Ecco perchè la Soul Music è nata lì.
Visitiamo Memphis in Tennessee casa della regina del soul Aretha Franklin e culla del Re del Rock, Elvis (nato a Tupelo) con la disneyana Graceland. Tanti i nomi che hanno gravitato nella città e intorno agli studi Sun. B.B. King, Jeff Buckley, che si era trasferito lì per incidere il secondo album, ma scomparve tragicamente
E poi in Georgia da Otis Redding e Ray Charles. In Missouri da Chuck Berry.
Si va avanti così, fino a quando non si intravedono le mille luci di New York, quella dei Velevet Underground e di Lou Reed che vive il wild side esistenziale dei bassifondi, e che vede sulla scena artisti come New York Dolls, Televison, Patty Smith, Ramones e c’è la città del glamour sfrenato dello Studio 54 e del marketing applicato all’arte di Andy Warhol.
C’è la N.Y del Greenwich Village, ritiro dei Beat come Allen Ginsberg e Jack Kerouac, ma anche di John Lennon e Yoko Ono, John Cage, Bob Dylan, tutta un’umanità di artisti e visionari che ruota intorno a Washington Square, dove Jimi Hendrix si era costruito uno studio di registrazione l’Electric Lady Studios. New York è David Bowie, che la scelse come città d’elezione.
Sulla pagina scorrono nomi evocativi, sui quali è impossibile non fantasticarci su, come la White Horse Tavern, il Chelsea Hotel, che come ricorda Patty Smith Viverci dava un’”educazione” straordinaria, il CBGB (Country Bluegrass e Blues) famoso locale dove sul palco erano di casa Ramones, Talking Heads e la stessa Patty Smith. Tutta la città è un grande deja-vù.
A Central Park ci imbattiamo nello struggente Strawberry Fields Memorial
Esiste anche un Est meno scintillante, come il New Jersey, inserito tra le rotte proposte, grazie ad Asbury Park, dove la narrazione ci conduce per seguire le tracce di Bruce Springsteen.
Altra costa altro caleidoscopio di eventi memorabili, e nomi immortali della musica.
Il viaggio vira verso la West Coast, approda in California seguendo gli echi della rivoluzione artistica e culturale di San Francisco, scendendo verso Big Sur fino a Los Angeles e Laurel Canyon e scorrono nomi come Joni Mitchell e Graham Nash, i Birds, Neil Young, Jim Morrison, Frank Zappa. Nella Baia di S. Francisco Otis Redding scrisse Sitting on the dock of bay
Fragole e Sangue, film testamento di una generazione si rifà alle rivolte di Berkeley epicentro della rivoluzione degli anni ’60.
Tutto questo andare fino ad arrivare nella città degli Angeli. Secondo Ry Cooder Non ci può essere una seconda possibilità nella terra delle mille opportunità, nella valle degli angeli in cui vivono dieci milioni di pazzi.
I nomi legati a Los Angeles sono tanti, troppi. Simon & Garfunkel, i Rolling Stones, posti come lo Chateau Marmont, i Red Hot Chili Peppers sono una minima parte di quella polvere di stelle che cade come neve se si scuote la bolla del mito di L.A
Un’altra città del West che ha segnato una tappa importante nell’evoluzione musicale è Seattle dove nacque Jimi Hendrix, che riposa nel mausoleo costruito a Greenwood e dove c’è un museo progettato da Frank Geary la forma di cassa di chitarra dedicato alla musica del North West e dove c’è una mostra permanente su Jimi. Ma l’Emerald City, così chiamata per la rigogliosa vegetazione, sarà sempre la capitale del grunge e della etichetta Sub Pop dei Nirvana, i Mudhoney, i Soundgarden, questi ultimi per Black Hole Sun si ispirarono all’omonima scultura del Volunteer Park cittadino.
Anche il Vecchio Continente non scherza nello sfoggio di molti nomi che siedono di diritto nel panteon della musica e di tanti luoghi cult.
Anzitutto il Regno Unito. Prima tappa a Liverpool, dove c’è The Cavern quartier generale dei Beatles, c’è Penny lane la via dove Paul e John si trovavano a prendere il bus insieme, e l’Eric’s club che vide passare la scena punk dell’epoca, dai Clash ai Joy Divison.
Poi Londra, con Carnaby street, The Rolling Stones, David Bowie, che disse Ziggi Stardust non poteva che nascere a Londra. E al Trident studios di Soho Bowie realizzò i primi 5 album, i Beatles incisero hey Jude e James Taylor il suo album di debutto.
Jimi Hendrix ci viveva con la fidanzata in una casa vicino al Marble Arch presa in affitto da Ringo Starr, che poi la passò a John Lennon e Yoko Ono.
Sui tetti di Savile Row il 30 gennaio 1969 i Beatles fecero il loro ultimo e celeberrimo concerto per lanciare Let it be.
Londra vuol dire anche Punk dai Sex Pistols ai Clash, quartier generale di Malcom McLaren &Co il 430 di King’s Road nel 1975, periodo in cui frequentò Vivienne Westwood.
Nel retro del Savoy Hotel Bob Dylan s’invento il videoclip di Subterranen Homesick Blues con i cartelli. Londra ha assistito a tutta la parabola dei Pink Floyd e dei Queen.
Da Londra a Dublino prosegue l’itinerario per scoprire luoghi e fatti che hanno costellato l’epopea degli U2, di Van Morrison e dei Cranberries. Elencarli tutti sarebbe impossibile. Questa carrellata di suggestioni è un assaggio del ben più sostanzioso contenuto di questo speciale Atlante.
Immaginate di essere bambini e di entrare in un negozio di caramelle, ecco la piacevole vertigine che regala questo libro. Che può essere aperto a piacere seguendo passioni ed interessi o per scoprire e lasciarsi sorprendere da qualcosa che non si sapeva.
La conclusione di questo viaggio merita un aneddoto fondamentale, da dove viene l’espressione rock’n’roll: il termine è stato coniato a Cleveland in Ohio nell’estate del 1951 da Alan Freed, alias Dj Moondog, che trasmetteva musica per teenager e che annunciava i “nuovi” pezzi con un detto marinaro rocking and rolling, che indica le navi che per colpa delle onde sobbalzano e s’inclinano, splendida metafora dell’esistenza. Keep rolling anche voi!