Donald Trump cancella Obama
Con l’avvento del tycoon, il partito repubblicano ha l’opportunità di ribaltare il sistema. A rischio diversi raggiungimenti dell’amministrazione Obama, riforma sanitaria in primis
di Sara Gullace
A quattro mesi dalle presidenziali e cinquanta giorni dopo il suo giuramento alla Casa Bianca, Donald Trump è quasi riuscito a cancellare otto anni di amministrazione Obama. Il magnate aveva ottenuto l’incarico a 45° Presidente degli Stati Uniti d’America con lo slogan di “Make America Great Again” perché la nazione aveva bisogno “di qualcuno che prenda il Paese per mano e lo renda grande di nuovo”, per citare le sue stesse parole. E quel qualcuno, neanche a dirlo, era lui.
La campagna elettorale di Trump, finanziata dal suo impero, era stata incentrata sul rafforzamento economico e sulla lotta al terrorismo da tradursi come un veto all’immigrazione di musulmani ed alla costruzione di un muro al confine con il Messico per eliminare la decennale questione del narcotraffico. Le nuove strategie, sia in economia che in politica interna ed estera, puntano ad una rivisitazione se non ad una cancellazione dell’operato di Barack Obama – suo predecessore, in carica per due mandati dal 2008.
Una delle più controverse tra le sue misure è l’abolizione della riforma sanitaria voluta da Obama per sostituirla con un nuovo piano che dovrà affrontare il veto della Camera dei Rappresentanti e del Senato ad aprile. L’Obamacare ha rappresentato una svolta epocale per il Paese: l’assicurazione sanitaria non era stata più appannaggio solamente della classe lavoratrice medio-alta o di alcune categorie protette dallo Stato, ma era diventata acessibile anche ai ceti disagiati, grazie a fondi federali e sussidi pubblici, con un programma chiamato Medicaid.
La crociata di Trump contro l’Obamacare suscita clamore, malcontento e dubbi – nell’opinione pubblica internazionale, nelle associazioni mediche ed ospedaliere ma anche in seno all’elettorato repubblicano e nelle fila dello stesso Partito. L’obiettivo del Presidente, in nome della riduzione della spesa pubblica, è mettere un tetto sull’elargizione di questi fondi e congelare il Medicaid nel 2020 per ridurre le uscite statali. L’Obamacare aveva reso accessibile la copertura sanitaria a 22 milioni di nuovi assicurati: un giro ampissimo e difficilmente smantellabile senza ripercussioni, anche politiche. Nell’occhio del ciclone dei repubblicani, anche Planned Parenthood: associazione che appoggia le donne in situazioni economiche difficili con fondi federali. L’obiettivo è il taglio dei 500 milioni annuali.
Per il resto, Donald Trump non sembra temere le spese quando pianifica la costruzione di una barriera con il confine meridionale del Messico – la cui realizzazione sarebbe sull’ordine di diverse decine di bilioni di dollari, cui si aggiungerebbe la spesa per altri 10 mila agenti dell’immigrazione. Ad oggi, sono stati presentati due ordini per regolamentare l’avvio del progetto, ma nessuno è diventato ancora esecutivo. Intanto, nel mese di Febbraio si è registrato un calo dell’immigrazione clandestina: secondo dati ufficiali dell’Agenzia Federale di Frontiera, si parla di una riduzione del 40% a fronte di un consueto aumento del 10-20% degli anni scorsi nello stesso periodo. Le minacce, in questo caso, sembrano aver avuto i primi effetti dissuasori ma non sono contati, però, i clandestini che siano riusciti nell’intento.
Sul versante sicurezza, la lotta al terrorismo di Trump passa anche per il veto alle richieste di asilo da parte di rifugiati di alcuni paesi musulmani: per Iran, Iraq, Yemen, Somalia, Sudan e Libia si tratta di uno stop ai visti di 3 mesi mentre gli arrivi dalla Siria saranno bloccati fino a nuovo ordine, ovvero fino a che non ci siano “Significativi cambiamenti nel contesto internazionale”.
Il congelamento del programma rifugiati, portato avanti dalla precedente amministrazione, è stato uno degli elementi della campagna elettorale di Trump: “Abbiamo pronte misure per tenere lontani i terroristi islamici. Le uniche persone ammesse nel nostro Paese saranno quelle in grado di supportarlo ed amarlo”. Una discriminazione anti-musulmani, denunciata da diversi Stati con un ricorso contro il bando – nello specifico, il provvedimento è stato impugnato dallo Stato di New York, dall’Oregon, dal Massachussets, dal Minnesota e dalle Hawaii.
In politica interna, una decisione che ha stravolto i sistemi alla Casa Bianca è stata quella che ha coinvolto il Consiglio di Sicurezza Nazionale: fino ad oggi, il consigliere politico del Presidente non aveva mai preso parte al NSC – composto, invece, da figure militari. Con l’arrivo di Trump, invece, si farà spazio anche al suo consigliere personale, Steven Bannon. Un uomo che, prima di scendere in politica per sostenere l’attuale Presidente, era stato a capo di un network editoriale.
Più recente la richiesta all’Agenzia di Protezione Ambientale di scrivere un nuovo progetto per la regolazione dei corsi d’acqua rispetto a quello che era stato designato durante la Presidenza Obama nel 2015 – che conferiva sovranità ai federali anche sui corsi più piccoli in modo da evitarne un utilizzo invasivo ed indiscriminato a livello locale. Del resto la stessa Agenzia potrebbe avere vita breve: è già pronto un progetto di legge a firma repubblicana per chiuderla entro il 2018.
Sempre sul fronte interno, una delle prime decisioni prese alla Casa Bianca è stata quella di bloccare nuove assunzioni federali – con eccezioni per necessità di sicurezza e rinforzi militari in patria e all’estero – per snellire il corpo governativo e ridurne le spese. Uno stop che durerà almeno 90 giorni.
Tra i progetti ancora in fase di proposta, uno per ridurre il potere dei sindacati ed un altro per togliere i fondi federali a quelle che sono le “città santuario” – sarebbe a dire le città che, ad oggi, non hanno denunciato i clandestini delle politiche di Trump.
Infine, l’ultimo assalto all’era Obama è di venerdì scorso: Trump ha chiesto le dimissioni degli ultimi 46 procuratori appartenenti alla precedente amministrazione, licenziando nel giro di 48 ore chi si fosse rifiutato: è il caso di Preet Bahara, del distretto di NY, famoso per la sua lotta alla corruzione che ha coinvolto diversi banchieri di Wall Street.