Vite spezzate nelle carceri italiane

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È un allarme che non va sottovalutato quello lanciato dal Garante dei diritti dei detenuti sulla difficile situazione degli istituti di pena in Italia. Condizioni di vita al limite tra suicidi, tentativi e sovraffollamento

di Alessandra Bernardo
su Twitter @alebernardo79

Il 2017 si ricorderà, probabilmente, come uno dei peggiori anni per le carceri italiane: dagli ultimi dati i suicidi, da gennaio, sono stati 12, i tentati suicidi 140 e i casi di autolesionismo 1.262. Il 2016 aveva registrato 40 suicidi, 1.006 tentativi e 8.540 casi di autolesionismo.

Numeri enormi che preoccupano maggiormente guardando ai dati del Ministero della Giustizia che rileva un sostanzioso aumento di presenze di detenuti nelle carceri. Al 31 dicembre dello scorso anno il numero era già salito a 54.653 e al 31 gennaio scorso sono arrivati a 55.381, il 6,2% in più rispetto al 2015.

Il Garante dei diritti dei detenuti lancia, quindi, un preoccupante allarme sulla gravissima situazione delle carceri italiane, costrette a fare i conti con suicidi, degrado e sovraffollamentoNapoli, Roma, Caltanissetta e Bologna sono le ultime città i cui istituti di pena sono balzati agli onori della cronaca, per i quattro suicidi consumati, in un mese, in questo nuovo anno.  Il Garante ha voluto sottolineare che “oltre all’allarme che desta la notizia di un suicidio in sé, anche alla luce del fatto che nel 2016 i suicidi erano stati 40 in dodici mesi, questi eventi sollevano con urgenza la necessità per l’Amministrazione penitenziaria e per le ASL di dare piena attuazione ai presidi sanitari psichiatrici negli Istituti di pena: i reparti di Osservazione psichiatrica e le Articolazioni per la tutela della salute mentale”. Occorre – prosegue il Garante – assicurare la loro apertura prevista in ogni Regione, garantendo standard di qualità, attivando Protocolli tra gli Istituti di pena e le Aziende sanitarie territoriali per un’effettiva presa in carico dei pazienti detenuti.

(clicca sull’immagine per ingrandirla)

Donato Capece, segretario generale del Sappe (Sindacato autonomo Polizia Penitenziaria), torna a denunciare la crescente tensione nelle carceri del nostro Paese: “I quattro detenuti suicidi tra le sbarre delle carceri, nell’ultimo periodo, sono il segno tangibile di come i problemi sociali e umani permangono nelle carceri del Paese, nonostante l’attenzione e la vigilanza del personale di Polizia Penitenziaria, spesso lasciato solo a gestire queste situazioni di emergenza. Il suicidio – aggiunge il sindacalista – è spesso la causa più comune di morte nelle carceri: gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale e per gli altri detenuti. Per queste ragioni un programma di prevenzione del suicidio e l’organizzazione di un servizio d’intervento efficace sono misure utili non solo per i detenuti ma anche per l’intero istituto dove questi vengono implementati. Ciò non impedisce, purtroppo, che vi siano ristretti che scelgono liberamente di togliersi la vita durante la detenzione.  Negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 21mila  tentati suicidi ed impedito che quasi 168mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze”.

I dati e le cifre che emergono dal Sappe sono preoccupanti, gli eventi critici sono all’ordine del giorno con una media di 23 atti di autolesionismo ogni 24 ore e carenze di organico pari a 7.000 agenti. La realtà oggettiva delle carceri è assolutamente grave e allarmante, è un’emergenza che va affrontata in modo sistemico e  dalle istituzioni preposte. Uno Stato di diritto il cui sistema penitenziario non riesce a garantire il diritto alla salute e la giusta esecuzione della pena è uno Stato che ha perso in partenza. La tutela dei diritti deve essere uguale per tutti, i primi e gli ultimi.

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Nessuna risposta

  1. 29 Maggio 2017

    […] L’analisi dell’associazione si sofferma, poi, sulle tematiche legate al sovraffollamento, all’isolamento, al diritto alla salute, fino ad arrivare ai numerosissimi casi di suicidio che, nel solo corso del 2016, sono stati 45. Ghigliottina si è già occupata del tema lo scorso marzo. […]

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