Save the Children per la Siria: a Milano per ritrovar bellezza
Giovanni Allevi, Cesare Bocci e Isabella Ferrari uniti insieme con parole e musica nella cornice della Galleria Vittorio Emanuele nell’anniversario dei 6 anni dell’inizio del conflitto siriano
di Greta Bisello
su Twitter @GretaBisello
A sei anni dall’inizio del conflitto in Siria, Save the Children ha portato in piazza lo scempio di una guerra che non accenna a concludersi; l’intento se da una parte è quello di non dimenticare, dall’altro si cerca di riportare bellezza, ove possibile.
Sulle note del Maestro Giovanni Allevi e con le parole di Cesare Bocci e Isabella Ferrari in un dialogo commovente per il suo realismo, Milano si ferma, sospende il giudizio e guarda alla Siria. Uno spettacolo, un momento di purezza quello che ha preso vita nel pomeriggio del 12 marzo, sopra ad un piccolo palco incastonato nell’ottagono della Galleria Vittorio Emanuele a Milano.
L’anniversario, tragico, è quello per i 6 anni dall’inizio del conflitto siriano che ha devastato un intero Paese, città e spezzato vite umane: 470 mila morti, metà dei quali bambini e centinaia di migliaia di feriti.
A fare gli onori di casa e ad aprire al dialogo è il direttore di Save the Children Italia, Valerio Neri che ricorda le cifre di un uno delle più grandi tragedie della nostra era: “Sei anni di guerra significano una vita intera per alcuni bambini che non hanno visto nient’altro dalla loro nascita”. Una condizione di quotidianità, di costante dolore cui non pare possibile porre rimedio. In Siria non c’è soltanto la morte ma ci sono anche i danni e gli strascichi collaterali con molti bambini e adolescenti che si salvano miracolosamente dalle bombe, devono fare i conti: convivere con disturbi piscologici, tendenze suicide che li accompagneranno per il resto della loro vita, destinata a non risanarsi mai completamente. Le testimonianze che giungono dagli ospedali che si trovano in loco e dagli operatori umanitari raccontano di pensieri suicidi nella migliore delle ipotesi o di veri e propri tentativi di togliersi la vita da parte dei piú piccoli.
La preghiera, il grido di Save the Children è sempre lo stesso in tutte le parti del mondo in cui operano “l’infanzia è una e una soltanto per tutti, ovunque”: con questo credo fondante dell’organizzazione umanitaria, il suo senso ultimo, il direttore lascia la parola all’Assessore alla cultura Filippo del Corno che rappresenta tutta la città di Milano. La scelta della location non è casuale, “la Galleria – ricorda l’Assessore – rappresenta un crocevia religioso e politico a metà strada tra il Duomo e Palazzo Marino”.
L’attualità è testimone dei tanti provvedimenti presi da Milano in questi anni di conflitto, città di passaggio e accoglienza. Il capoluogo lombardo rappresenta una porta d’accesso diretta verso il nord Europa e nel corso del tempo sono stati moltissimi i rifugiati siriani e non solo che hanno attraversato o si sono fermati anche solo per una notte nella metropoli lombarda. “Volevamo che Milano fosse il primo approccio di familiarità con l’Europa”, ha spiegato l’Assessore, come un volto amico, un posto in cui sentirsi a casa per chi una casa non ce l’ha più.
La città meneghina non dimentica infatti la cronaca che l’ha vista protagonista durante questa estate caldissima: punto di raccordo, intersezione di vite e momenti di tensione come ad esempio nelle stazioni, una tra tutte quella Centrale (ma un rimando diretto va anche alla criticità avute e fronteggiate dalla città di Como).
Il tempo si sospende e le parole si bloccano quando sul palco sale uno degli ospiti della serata, Giovanni Allevi. Come da lui stesso definito “un piccolo concerto per una grande causa”, sei dei più celebri pezzi del maestro che incantano i passanti della Galleria nella quale si raccoglie un folto pubblico.
Per chi si fosse dimenticato l’occasione dell’incontro, le parole riprendono possesso della scena grazie a Cesare Bocci e Isabella Ferrari, attori ma anche da molti anni attivisti per la causa Save the Children, che interpretano un dialogo, scritto da Simona Angioni, e che si snoda in brevi battute rimpallate dall’uno all’altro. Le voci sono quelle di due piccoli interlocutori che non si conoscono e forse non si conosceranno mai. Le vite identiche e allo stesso tempo agli antipodi di due bambini, uno italiano l’altro siriano. Le necessità sembrano essere le stesse ma la leggerezza e la possibilità di sognare quelle no. Ci sono alcuni bambini e adolescenti che sono costretti a diventare uomini prematuramente, che hanno perso tutto, la casa, i familiari, la serenità e la capacità di immaginare che qualcosa di bello possa ancora succedere. In Siria non si dorme più e ad essere bombardato è stato anche il diritto a sognare. I bambini hanno dei bisogni pressoché uguali e quello che emerge dalle battute del dialogo è sintomatico dell’ingiustizia di un mondo lacerato e miope nella sua indifferenza.
“L’infanzia è una e una soltanto, uguale, sacrosanta, per tutti, in tutte le parti del mondo”, un diritto che viene calpestato da 6 anni.
(fonte immagini: ufficio stampa Save the Children Italia)