“Letture d’autore”: venticinque protagonisti del rock italiano raccontano le loro ‘perversioni libresche’
Il libro interviste di Pierluigi Lucadei che sbircia i comodini dei cantautori italiani rivelandoci vezzi e abitudini di lettura, di alcuni influenti artisti del nostro tempo
di Margherita Ingoglia
su Twitter @MargheritaIngog
Con “Letture d’autore – venticinque protagonisti del rock italiano raccontano le loro passioni letterarie“, il libro interviste di Pierluigi Lucadei (Galaad edizioni, pag. 155), sbirciamo i comodini dei cantautori italiani, sfogliamo curiosità, vezzi e abitudini di lettura, per capire di cosa si nutrono le loro composizioni e da dove giunge l’ispirazione per le loro canzoni. Entriamo nelle loro case e, attraverso i loro gusti letterari, rintracciamo quel legame invisibile che tiene unito il mondo musicale a quello letterario.
Venticinque vite, venticinque storie di musicisti e cantautori proveniente da ogni parte di Italia, che raccontano la nascita delle loro canzoni partendo dai grandi scrittori, classici e contemporanei, a cui si sono ispirati per descrivere la realtà. “Vivo la scrittura come un meraviglioso sacrificio” ha affermato Emidio Clementi dei Massimo Volume, band chiave del rock italiano contemporaneo.
Una liaison, quella tra musica e parole, prosa e canto, attiva fin dai tempi dell’antica Grecia che con il termine mousiké intendevano riferirsi a tutte le arti coniugate e presiedute dalle Muse: la poesia veniva cantata e danzata. Il coinvolgimento puro e totale di corpo, voce e mente che ancora oggi riesce a mantenere un fascino indiscusso.
“L’uomo è il suo linguaggio” diceva Lacan e forse, proprio dai testi delle canzoni dei venticinque personaggi intervistati da Lucadei, possiamo scoprire qualcosa in più delle loro vite. Passioni per la letteratura fiorite fin dai banchi di scuola che hanno continuato ad essere coltivate, da adulti, con maggiore consapevolezza.
Così accade a Manuel Agnelli degli Afterhours che ha affermato di aver iniziato a leggere, durante l’infanzia, le epopee di Oliver Twist e L’Isola del tesoro; o come afferma Nada che da bambina, vivendo in un piccolo paese, i libri rappresentavano la sola via di fuga e le davano la possibilità di “conoscere cose diverse“. Dice anche, senza falsa modestia, che le sue canzoni sarebbero perfino apprezzate da Shakespeare: “Ha raccontato l’essere umano mettendone in luce anche gli aspetti peggiori. Nelle canzoni io non mi tiro indietro quando devo parlare di sofferenza. Penso che lui capirebbe“.
Stessa emozione, ma senza slanci sensazionalistici, espressa anche da Marina Rei che tra i suoi primi libri letti spunta “Cento anni di Solitudine” dell’autore colombiano Gabriel Garcia Marquez.
Pierpaolo Capovilla, cantante de Il Teatro degli Orrori, ha affermato di amare Celine per la sua scrittura “iperbolica feroce e crudele“: il romanzo, più della poesia è “l’espressione più compiuta di indagine della contemporaneità. Ci racconta il presente con dovizia analitica“.
E, se da una parte sono i romanzi ad ispirare alcuni dei nostri cantautori, qualcun altro invece predilige il verso poetico e l’immediatezza degli aforismi, come Bobo Rondelli che privilegia la brevità dell’aforisma di Oscar Wilde e Nietzsche, o la poesia di Withman ed Ezra Pound, benché resti indiscussa la sua passione per “le donne alla lettura“. Il cantautore Bugo, al secolo Cristian Bugatti, del poeta francese, Arthur Rimbaud, dice di esser stato per lui “un punto di riferimento per molti anni“.
Tra le strane “perversioni libresche” incuriosiscono quelle di Brunori Sas che tra i romanzi preferiti cita quelli del Marchese De Sade e di Nabokov – che la sua Pornoromanzo sia un chiaro riferimento a Lolita? – Sul confronto tra letteratura e musica sostiene che “La musica tocca il lato emotivo della mia parte emotiva. Mentre la letteratura stimola il lato emotivo della mia parte razionale. – e ancora – Non so bene cosa ho detto, ma penso faccia la sua figura!“;
Colapesce e Mario Venuti sono concordi nel ritenere Gesulado Bufalino autore indiscusso che meglio di altri è riuscito a raccontare la Sicilia “Ci sono mille Sicilie e mille modi diverse di raccontarle – ha affermato Mario Venuti – Una Sicilia particolarmente efficace è quella raccontata da Bufalino in Argo il cieco“.
Il cantautore Colapesce particolarmente affezionato agli scrittori siciliani, viste anche le sue origini, cita Bufalino, Capuana e Sciascia perché, secondo il cantautore di Solarino, con pochi tocchi riescono a descrivere una situazione o un personaggio in modo chirurgico: “Queste qualità, i siciliani, ce l’hanno spiccate. Se penso anche a Bufalino che con quattro o cinque parole ti mette in croce“. Patrizia Laquidara, cantautrice di Catania parla di Verga e Sciascia come gli scrittori siciliani per eccellenza: “credo che la Sicilia del Novecento sia stata descritta nel modo migliore da Sciascia“.
Cristiano Godano, cantante, chitarrista e paroliere dei Marlene Kunz, tra i tanti romanzi letti riesce ad identificarsi nel protagonista de La cognizione del dolore di Carlo Emilio Gadda, “un tipo assurdo con cui sembrerebbe difficile identificarsi, ma i cui sensi di colpa nei confronti della madre sono accumunabili alle esperienze di molti“.
La giovanissima Erica Mou, cantante di Bisceglie, dice che farebbe volentieri una chiacchierata con Virginia Woolf: “sicuramente non mi sentirei la più problematica delle due“. La cantautrice Levante, al secolo Claudia Lagone, dice di sentirsi “un’autrice che canta, più che una cantautrice” e, sulla falsariga di Nada, si scopre somiglianze con Proust: “leggendo La ricerca del tempo perduto mi sono perduta io in quelle tortuose subordinate intrise di malinconia cronica. Devo essere stata una sua cara amica per poi reincarnarmi in questo corpo siculo, o forse ero semplicemente lui“. Niccolò Fabi invece, vorrebbe che la sua biografia fosse scritta da Boccaccio in un italiano antico: “Mi piacerebbe che fosse raccontata come una sorta di novella, un po’ irreale e un po’ no“.
Tanti i cantautori che hanno preso spunto dai classici per le loro canzoni, lo stesso Fabrizio De Andrè, nel 1968, anno della rivolta studentesca, ha messo in musica il celebre sonetto di Cecco Angiolieri S’i fosse foco ; Milva ha portato sul palco Sono nata il 21 a primavera della poetessa dei Navigli, Alda Merini; o ancora il re del grunge, Kurt Cobain che, ispirato dal libro di Patrick Suskind, Il profumo, ha scritto Scentless Apprentice.
Come dice lo stesso Rick Moody, scrittore americano, autore del celebre La tempesta di ghiaccio, la letteratura “pur manifestandosi sulla carta è un fenomeno acustico“.
Grandi autori classici come James Joyce o Lev Tolstoj avevano compreso da tempo l’importanza che la musica ha nella letteratura e ad essa avevano dedicato opere come, Musica da camera o la Sonata a Kreutzer. Lo stesso Robert Schuman, musicista dell’Ottocento, insieme alla moglie Clara, si lasciò ispirare dai suoi referenti letterari come Jean Paul che gli aveva permesso di scrivere la famosa Paillons opera 2.
Esemplare il caso del poeta Francesco Petrarca la cui poesia pura, affidata ai compositori del tempo, creava una forma musicale “ad hoc”. Con l’avvento della polifonia madrigalistica inizia a covare il germe di un conflitto per il primato delle due arti, sfiorito poi con Wagner che predilesse un ritorno all’unità originaria: “La musica, intesa come donna, deve necessariamente essere fecondata dal poeta, inteso come uomo”.
Gino Paoli, verista della musica, porta nelle canzoni la quotidianità della vita. Stile rinnovato in seguito da Mogol e Battisti, celebre coppia di autore e compositore-interprete, capaci di creare un mix di rock e melodia italiana, senza mettere mai in secondo piano, il testo.
Un panorama ricco e intrecciato che vede sempre, letteratura e musica , sorelle ma non per forza rivali.
Una volta un editore mi disse che gli unici libri che vendono in italia sono i libri che parlano di musica e quelli che parlano d’amore. Quindi questo andrà sicuramente a ruba 🙂