Flop G20 finanziario: nessuna intesa su commercio e clima

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Il summit dei venti Paesi big dell’economia mondiale tenutosi in Germania a Baden Baden segna una sconfitta sugli importanti temi del clima e commercio. Tutta colpa delle nuove politiche americane che sembrano dettar legge

di Alessandra Bernardo
su Twitter @alebernard079

(fonte immagine: notiziegeopolitiche.net)

Battute d’arresto nella battaglia ai cambiamenti del clima durante il G20 di Baden Baden che si è svoltosi in Germania la scorsa settimana. Mentre nel mondo, da anni, si lotta per contrastare i cambiamenti climatici e si cercano soluzioni per evitare disastri ambientali e ripercussioni sulla nostra salute, i venti Paesi big dell’economia mondiale non sono riusciti a raggiungere alcuna intesa rispetto a temi fondamentali legati al clima e al commercio. Un summit che lascia un profondo amaro in bocca e che non porta alcun risultato concreto, solo un epilogo totalmente incerto.

Le intese, faticosamente raggiunte durante la COP21, con l’accordo sul clima di Parigi,  non trovano alcun riferimento nel comunicato finale del G20, così come non vi è menzione su impegni a finanziare la lotta al riscaldamento globale, né sul contrasto alle politiche protezionistiche. L’unico laconico richiamo prevede di “lavorare per rafforzare il contributo del commercio mondiale alla crescita economica”. 

Tutte tematiche importanti e spinose che erano state al centro dell’agenda dei passati G20, a cui oggi, il ministro del Tesoro statunitense Steve Mnuchin si oppone fermamente, perché in contrasto con le linee del nuovo governo americano. “Trump ha promesso di introdurre politiche protezioniste e più volte nella sua campagna elettorale ha detto di considerare il cambiamento climatico una balla”.

Mnuchin nel suo intervento ha inoltre precisato che “la nuova amministrazione americana vuole riesaminare alcuni accordi presi in precedenza e che non si sente legata a quanto stabilito nei precedenti incontri del G20, nei quali gli Stati Uniti erano stati rappresentati dall’amministrazione Obama”.

Intanto l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha fatto sapere che tra il 2030 e il 2050 il cambiamento climatico potrebbe causare circa 250.000 ulteriori morti l’anno per malnutrizione, malaria, diarrea e stress da calore. A livello globale, il numero di disastri legati al clima è più che triplicato dal 1960. Queste calamità si traducono in oltre 60.000 morti, che colpiscono principalmente i paesi in via di sviluppo.

Nessun impegno, dunque, viene raggiunto sui temi dei cambiamenti climatici e sul commercio mondiale, sembra, soprattutto a causa delle pressioni di Stati Uniti e Arabia Saudita.  La conclusione dei lavori ha così generato grande insoddisfazione negli animi dei maggiori ministri dell’Economia Europea. Wolfgang Schaeuble, ministro delle Finanze tedesco, ha precisato che “il compromesso raggiunto non porta molto lontano”, il russo Anton Siluanov ha dichiarato che “serviranno altre discussioni” e il francese Michel Sapin ha manifestato il proprio rammarico: “Nelle discussioni siamo stati incapaci di raggiungere qualsiasi accordo soddisfacente”.

Il prossimo G20 si terrà ad Amburgo il 7 e 8 luglio e vedrà riunirsi i capi di stato e di governo, auspicando in un epilogo diverso.

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