Libri Come 2017, gli incontri e i confini
Al suo ottavo anno, la Festa del Libro e della Lettura “Libri Come” ha concluso una felicissima edizione all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Il tema era “Confini” ed ha visto intersecarsi grandi personalità della scienza e della letteratura. Tra i più attesi Carlos Ruiz Zafón e Ian McEwan
di Gloria Frezza
Twitter @gloria_frezza
Conclusasi ormai da qualche giorno, l’edizione 2017 di “Libri Come” (Festa del Libro e della Lettura) è stata tra una tra le più acclamate in assoluto da quando la manifestazione ha avuto inizio, otto anni fa. Il tema scelto quest’anno da Michele De Mieri, Rosa Polacco e Marino Sinibaldi è stato “Confini”. L’obiettivo era quello chiaro di parlare di barriere, analizzarle e sconfiggerle nel segno sempre nuovo della cultura globale.
Tra gli ospiti delle quattro giornate di marzo (dal 16 al 19) una vasta selezione di italiani e stranieri, personaggi dell’informazione, della scienza e della letteratura sapientemente intersecati per creare incontri di altissima qualità e definizione. Ad aprire la manifestazione un maxi evento inaugurale che ha visto coinvolte 14 biblioteche romane, che hanno riaperto le loro porte tutte alla stessa ora con ospiti d’eccezione. Tra i momenti più interessanti Giordano Meacci al Bibliopoint del Liceo Vivona e Aldo Colonna alla Biblioteca Elsa Morante, per parlare di confini di genere.
Nei giorni successivi si sono alternate grandi firme, italiane e straniere, che hanno illuminato (e riempito) le grandi sale dell’Auditorium Parco della Musica. All’interno, oltre ai singoli eventi, anche tre mostre temporanee: Xeneide, su miti e poetiche dell’ospitalità e Spazi d’eccezione, oltre alla consueta AUTORItratti annuale. L’apertura di giovedì è stata consegnata a Mario Calabresi, che in “Come un giornale” ha ripercorso la difficile situazione del giornalismo italiano oggi.
I più attesi, Carlos Ruiz Zafón e Ian McEwan, hanno registrato il pienone. Il primo si è lanciato in un’ode appassionata alla sua città, Barcellona; il secondo ha spiegato i suoi libri, origine ed ispirazione. Gli eventi sono stati realizzati con ottimo metodo, i traduttori (tra cui Paolo Noseda) hanno realizzato una simultanea impeccabile, supportata dalle attrezzature dell’Auditorium, che ha permesso al pubblico di godere dell’evento hic et nunc. Entrambi gli autori si sono detti commossi da una simile partecipazione.
Sala strabordante anche per Diego Bianchi e la truppa di Gazebo al gran completo, che ha intrattenuto la Sala Petrassi con sketch mai utilizzati (tra i quali la celeberrima “merda nel ventilatore”), la classifica social dedicata a Morandi e un delicato fumetto di Makkox sulla scelta libera di Dj Fabo. Bianchi ha inoltre accennato al Movimento Arturo (“ma quant’era meglio Arturo?”), stupendosi di quanti rappresentanti ci fossero in sala della quarta forza politica del paese (sui social).
Ma i veri protagonisti, i libri, c’erano? Certo. Mai come in questa edizione i libri erano al centro di tutti i dibattiti, indipendentemente dal livello delle personalità che li intrattenevano. Come nel caso di Paul Beatty ed Elena Stancanelli, che hanno parlato di ironia e razzismo sempre tornando ai due libri dell’autore: “Lo schiavista” e “Slumberland”. Lunghi estratti interpretati dalle voci presenti, pezzi divertenti e commoventi del “nero che fa divertire i bianchi”.
Più simile ad una pinta al bar invece, l’incontro con i traduttori di Finnegan’s Wake, il folle ultimo libro di Joyce. Rimasto finora impossibile da tradurre, a causa della miscellanea di linguaggi, geniale e maledetta. Fabio Pedone ed Enrico Terrinoni hanno dedicato tre anni al terzo capitolo del libro, ed hanno promesso di completare anche il quarto entro il 2020. Durante la discussione i due hanno parlato delle cinque ore al giorno dedicate alla traduzione come di un’esperienza mistica. “Si rendeva necessario plasmare la lingua come un metallo, guardarla trasformarsi in qualcosa di completamente nuovo e altrettanto perfetto”. Non è mancata nemmeno la canzone irlandese che ha ispirato il titolo del romanzo, con una chitarra d’accompagnamento e qualche nota etilica stonata.
Degno di nota anche il bell’incontro di favelle durante la presentazione del libro di Vanni Santoni “La stanza profonda”, con Giordano Meacci e Giuseppe Antonelli. Una piacevole ora trascorsa tra dungeon master e colli toscani, a discutere dei giovani che “divergono” e riescono a trovare un’alternativa. Sempre contrastati e sempre vincitori.
A conclusione dell’edizione riuscitissima, resta la frase dell’ambasciatore Sergio Romano a Lucia Annunziata. Quando, interrogato sull’Europa, risponde: “La crisi dell’Europa non è solo economica, anche se ci si nasconde dietro questo. Ci sono confini, ma anche immensa voglia di superarli.”