Dateci altra morfina e un nuovo giorno della memoria
A pochi giorni dall’attacco chimico in Siria, cosa avremmo potuto fare?
di Federica Albano
su Twitter @federica_albano
Sembra una partita a Risiko, ma non lo è. Ci indigniamo, puntiamo il dito contro Assad ma ignoriamo la produzione bellica occidentale, il conflitto yemenita, i carichi di armi partiti (anche) dall’Italia. Così, siamo pronti a cercare a tutti i costi il nostro fantoccio da bruciare: Putin, Trump, Assad, i ribelli tutti colpevoli perché solo quando un vero responsabile è stato trovato possiamo sentirci più tranquilli. Saremmo disposti a giustificare Assad, qualora fosse il vero responsabile, in nome della lotta all’autoproclamato Stato Islamico?
Il conflitto siriano dura da 7 anni, i bambini agonizzanti nelle immagini degli ultimi giorni sono quelli che dicevano agli psicologi di sognare di morire per non avere più paura, quelli con l’infanzia negata, quei 3 milioni di bambini sotto i sei anni che non hanno conosciuto altro che la guerra.
L’umanità è morta più di mezzo secolo fa nei campi di concentramento, ad Hiroshima e Nagasaki, decenni fa in Vietnam, Bosnia, Congo, Zimbabwe, muore nel Mediterraneo, muore tutti i giorni quando sappiamo ma non diciamo e ci giriamo dall’altra parte.
È morta quando Madeleine Albright, segretario di Stato dell’amministrazione Clinton, intervistata sui 500mila bambini morti in Iraq a seguito delle sanzioni Usa, disse: “Credo che sia stata una scelta molto difficile, ma quanto al prezzo, pensiamo che ne valesse la pena”.
Dopo l’altro giorno in Siria l’umanità non è peggiorata dalle condizioni in cui versava, ha solo bisogno di dosi maggiori di morfina e di un altro giorno della memoria.
Nessuna risposta
[…] è arrivati al punto di morire senza sapere per mano di chi, si muore e basta. Come nel caso dell’attacco chimico della settimana scorsa, per il quale siamo ancora qui a domandarci chi sia stato. Assad? I ribelli? […]