L’Italia tra errori giudiziari e ingiusta detenzione
Nel nostro Paese sono circa 25.000 le persone che nel solo 2016 sono state private ingiustamente della libertà personale. Errori giudiziari che, dal 1992 a oggi, sono costati allo Stato 630 milioni di euro. Il sud Italia maglia nera per numero di innocenti dietro le sbarre
di Alessandra Bernardo
su Twitter @alebernardo79
È un vero esercito quello degli innocenti nelle carceri italiane, cittadini privati del bene più prezioso: la libertà personale, vittime di un sistema giudiziario farraginoso che, nonostante alcune revisioni, soprattutto sul tema della custodia cautelare, continua a commettere clamorosi errori.
Errori che, dal 1992 a oggi, sono costati alle casse dello Stato 630 milioni di euro di risarcimento per ingiusta detenzione. Dai dati del Ministero della Giustizia, nel solo 2016, sono stati risarciti 42 milioni di euro e 25.000 sono stati gli innocenti finiti dietro le sbarre.
Francesco Petrelli, segretario dell’Unione Camere Penali Italiana, in un recente intervento sul tema, ha precisato: “Considerato che solo 1 domanda su 7 viene accolta e che in molti casi (per varie ragioni) le domande per l’equa riparazione neppure vengono avanzate, il fenomeno assume proporzioni davvero sconcertanti. È come se un’intera città avesse subito un’ingiusta detenzione”.
L’Associazione Nazionale Vittime Errori Giudiziari evidenzia come, ogni anno, vengano riconosciute dai tribunali circa 2.500 ingiuste detenzioni, ma solo un terzo vengono risarcite. Considerando poi che, nonostante l’istituto della riparazione per ingiusta detenzione sia stato introdotto con il codice di procedura penale del 1988, i primi risarcimenti sono avvenuti nel 1991 e contabilizzati l’anno successivo, per 22 anni centinaia di persone sono state vittime di un vero e proprio errore giudiziario.
Tra le città che nel 2016 hanno ottenuto il primato per ingiusta detenzione al primo posto si classifica Napoli, la cui Corte d’Appello ha emesso 145 ordinanze di pagamento relative a ingiuste detenzioni, pari a 4.426.193 euro. Al secondo posto si posiziona Catanzaro, con 104 casi e una spesa di 4.150.664 euro. Terza in classifica è Catania, con 76 custodie riservate a innocenti e un costo di 3.216.807 euro.
Roma si colloca invece al settimo posto con 69 vittime di errore giudiziario e un risarcimento di 1.878.702 euro, Milano è all’ottavo posto, al decimo e ultimo troviamo la città di Messina. Complessivamente, le ordinanze di riparazione emesse nel 2016 dagli organi giurisdizionali, su tutto il territorio nazionale, sono state 1.001 con una spesa di oltre 42 milioni di euro.
Il sistema giudiziario si rivela dunque inadeguato e troppo spesso fallace, gli errori giudiziari si moltiplicano e a farne le spese sono troppi innocenti.
A spiegare tecnicamente le cause di questi errori, ancora una volta, l’avvocato Francesco Petrelli: “Ciò che spesso accade è che il pubblico ministero non verifichi con sufficiente accuratezza il metodo investigativo adottato dalla polizia giudiziaria, e che a sua volta il giudice della misura cautelare operi un eccessivo affidamento sui risultati probatori offerti dal pubblico ministero. Accade così che giudice e pubblico ministero, anziché rivestire i ruoli che gli spetterebbero del controllore e del controllato, si trovano spesso affiancati in un medesimo ruolo di ‘scopritori della verità’, facendo venire meno ogni possibile rimedio all’eventuale errore investigativo”.
Ebbene, l’ingiusta detenzione continua a mietere vittime tra cittadini per bene che, da un giorno all’altro, piombano in un incubo che travolge le loro vite e quelle dei propri cari, privati della libertà, della dignità e il più delle volte soggetti a una gogna mediatica dalla quale difficilmente troveranno un riscatto.
Il caso di Giuseppe Gulotta è l’emblema di tutte quelle persone che, ingiustamente, finiscono dietro le sbarre e ci restano per troppo tempo. La sua incredibile storia è tornata agli onori della cronaca negli ultimi mesi per il maxi risarcimento di 6 milioni e mezzo di euro ottenuto per i suoi 22 anni di reclusione.
Era il 1976 e il muratore di Certaldo, vicino Firenze, all’epoca appena 18enne, si trovò coinvolto nella strage di Alcamo Marina (Catania), nella quale vennero uccisi, a colpi di arma da fuoco, due giovani carabinieri. Il manovale fu accusato del duplice omicidio, arrestato, processato e condannato all’ergastolo in via definitiva, passò ventidue anni in carcere, un calvario terminato con un maxi risarcimento ottenuto dopo oltre 5 anni dall’assoluzione.
“Per trentasei anni sono stato un assassino – racconta il muratore toscano, oggi quasi sessantenne, in un libro pubblicato nel 2013 – dopo che mi hanno costretto a firmare una confessione con le botte, puntandomi una pistola in faccia, torturandomi per una notte intera. Mi sono autoaccusato: era l’unico modo per farli smettere. Da lì in avanti non ho avuto un attimo di pace”.
La storia di Giuseppe Gulotta è uno tra i casi più clamorosi di errore giudiziario, come lui molte altre vittime dietro le sbarre continuano a proclamare la loro innocenza.
Certamente il nostro sistema giudiziario è fallace e deve essere modificato. La trasmissione televisiva”Sono innocente” è una chiara testimonianza di ciò, come questo interessante articolo , per non spegnere mai l’attenzione.
Potrebbe capitare a chiunque di venire ingiustamente privato di tutto: della libertà, della dignità, del proprio quotidiano per un semplice errore e questo fa veramente paura.