Musica: 1M Next, intervista a Doro Gjat
Al Contestaccio di Roma le semifinali dell’1MNext, il contest del Primo Maggio che porta sul palco di Piazza San Giovanni nella capitale tre tra i migliori talenti musicali. Provenienti da tutta Italia, i dodici semifinalisti si alternano per conquistare così il Concertone. Ghigliottina ha incontrato Doro Gjat
di Graziano Rossi
su Twitter @grazianorossi
Orientarsi nel mondo della musica richiede tanto impegno e tenacia. Una forza che porta a traguardi importanti. Qual è l’esperienza che ricordi con più piacere?
Direi il concerto di presentazione del mio primo disco solista, “Vai Fradi”. Il disco era uscito da non più di una settimana e trovarsi davanti un locale pieno di gente che sapeva a memoria i testi delle canzoni è stata una soddisfazione impagabile. Certo, come fai giustamente notare, era frutto di un lungo percorso non solo promozionale attraverso i miei canali social, ma anche artistico: per quanto fosse il primo disco solista, arrivava dopo nove anni di attività con il mio gruppo, i Carnicats, e i portava dietro un bagaglio di esperienza già notevole di suo.
Sicuramente le mie esperienze con le battle di freestyle sono tra queste. Venendo dal mondo hip-hop primo o poi, inevitabilmente, tutti devono farci i conti: io sono una persona molto emotiva e la competizione mi mette in una posizione difficile da gestire. Mi sono ritrovato a dover fare i conti con la mia emotività che mi stringeva la bocca dello stomaco e sono finito con il fare una figura meschina che non amo ricordare.
Se con “affermarsi” intendi “viverci”, ovvero fare della musica il tuo lavoro, allora in tal caso non è possibile rinunciare al compromesso, per quanto piccolo. L’Italia è un mercato di coda nell’industria musicale globale e come tale si adatta alle tendenze, non le crea. Conseguentemente, se un artista vuole vivere della sua arte, deve essere disposto a fare qualche piccolo compromesso, soprattutto a inizio carriera; compromesso che spesso si traduce nell’abbracciare in qualche modo la tendenza generale e a fare qualcosa alla quale il mercato musicale è già, in qualche modo, preparato.
Certo, come penso capiti a tutti. Per noi è il digestivo/amaro dopo la cena, in un ambiente sereno e rilassato in cui fare due chiacchiere tra di noi e “decomprimere” prima dell’esibizione. È un modo per sentirci in famiglia e creare quel legame che poi traduciamo in energia quando siamo sul palco.
Porto una forte identità di popolo e porto la necessità della comunità friulana di essere rappresentata musicalmente in un contesto come quello del Primo Maggio. Tutta Italia ha avuto l’occasione di portare la propria cultura su quel palco ma a noi friulani non è ancora successo… Capisci che responsabilità? (ride, n.d.r.)
Un sacco di concerti, sicuramente. Nel 2016 ho fatto più di 30 date in tutto il nord-est, ora punto ad allargare il raggio. La priorità comunque rimane il mio secondo disco solista al quale sto attualmente lavorando. Proprio jn questi mesi sono al lavoro con il team di produzione che mi accompagna e sono un sacco soddisfatto di quello che ne sta uscendo, per quanto sia consapevole che siamo ancora molto lontani dal risultato finale. È mia intenzione concentrare anima e corpo nella scrittura per fare in modo che a fine estate sia tutto pronto per essere portato in studio e mixato. Ho davanti dei mesi un sacco impegnativi, insomma. È tempo di darsi da fare!