Musica: 1MNext, Ghigliottina incontra Il Branco
Tra i protagonisti della seconda serata delle semifinali dell’1MNext, il contest del Primo Maggio che porta sul palco di Piazza San Giovanni di Roma tre tra i migliori talenti musicali. Provenienti da tutta Italia, i dodici semifinalisti si sono alternati al Contestaccio per conquistare così il Concertone. Ghigliottina ha incontrato Il Branco
di Cristiano Tofani
su Twitter @BigC921
Il Branco, trio ternano composto da Nicola Pressi alla voce e chitarre, Francesco Gambini alle tastiere e ai synth e Leonardo Pressi ai cori e alla batteria è giunto alle semifinali del contest che avrebbe potuto portarli ad esibirsi sul grande palco di piazza San Giovanni a Roma per il Concertone del Primo Maggio.
Usciti con il primo EP omonimo nel 2015, l’ultimo anno li ha visti affermarsi sempre più nella scena musicale romana dapprima con la vittoria del festival dei Castelli romani nel 2016 con il pezzo Canzone, fino ad arrivare alla grande serata/festa per l’uscita del loro primo album Non fate caso al sorriso prodotto da LDM. In occasione della loro esibizione nella seconda serata delle semifinali del contest 1MNext abbiamo incontrato il gruppo per una piacevole intervista.
Orientarsi nel mondo della musica richiede tanto impegno e tenacia. Una forza che porta a traguardi importanti. Qual è l’esperienza che ricordate con più piacere?
Nicola: Io penso, le trasferte e i ritorni dalle trasferte dalla Puglia a Roma di domenica sera, quando almeno due su tre lavoravano il lunedì mattina.
Francesco: E alle sette di mattina sull’autostrada ci stiamo solo noi, gli autotrenisti e altri gruppi che come noi tornano dalla serata.
Leonardo: Ma questa è l’esperienza migliore?
F.: No dai io direi la prima volta a Taranto *assenso di gruppo*.
E che cosa è successo a Taranto?
F.: Il primo weekend a Taranto, la prima trasfertona a Taranto che si è trasformata in una serata assurda per la quale questi hanno raccolto le firme per farci suonare al primo maggio di Taranto. Cioè loro erano impazziti, si sono creati proprio un’amicizia e un clima stupendi.
L.: Abbiamo fatto quasi 1.500 chilometri in 3 giorni, tra Taranto, Salerno, Bari e Roma.
N.: Bellissimi live e un viaggio devastante a livello fisico.
Ecco, adesso anche il rovescio della medaglia. Ci raccontate dell’esperienza che invece vorreste dimenticare?
N.: Noi abbiamo avuto la fortuna che anche le esperienze più brutte che abbiamo vissuto insieme come band, e ce ne sono state, sono state propedeutiche, veramente tanto, e si sono trasformate in esperienze bellissime. Cioè, le esperienze più brutte di solito sono delle liti, delle discussioni forti animate in cui tiri dentro tutto. Però quelle liti, che sono finite davvero quasi a farci male, sono sfociate in una cosa ancora più bella, in una convinzione ancora più grande di quella che è la nostra realtà e la nostra strada. Quindi io non cancellerei niente, nemmeno le cose più brutte…anzi!
F.: Però avrei detto le 3 ore prima del master, come momento.
N. e L.: Sì, se proprio dobbiamo scegliere, direi quello.
F.: Però è vero: qualsiasi cosa ci sia capitata un po’ pesante, è diventata una festa o comunque un qualcosa che ci siamo portati dietro.
F., N. e L.: Però alla fine belli i master (Scoppiano tutti in una risata).
Voi scrivete in Canzone che “chi scrive una canzone ha un sogno di santità”. Secondo voi a che cosa un cantautore non deve mai rinunciare per affermarsi nel panorama musicale?
N.: Fondamentalmente, la trasparenza verso se stessi. Io penso che ormai la gente sia abituata ad ascoltare musica ed ad assistere alla musica, e si accorge subito quando qualcosa è costruito, quando non è genuino. Poi può piacerti o meno quel tipo di musica, quel tipo di gruppo, quel tipo di voce, basso, batteria…quello che vuoi. Però se è onesto, parti già dalla base giusta, e l’essere costruito secondo me è una pecca fortissima che un cantautore non deve mai acquisire. Di rimando un cantautore non deve mai perdere la strada di casa: “io vengo da li, ok io sono quello. Poi come proseguo proseguo, ma io sono sempre quella persona li”.
F.: La sincerità nelle intenzioni, poi è chiaro che uno crescendo vive in dimensioni sempre diverse, si interfaccia in mondi sempre diversi ed è giusto crescere, però con sincerità soprattutto intellettuale, su quello che sei e su quello in cui hai sempre creduto.
La musica però è anche magia. C’è un rituale che accompagna i vostri live?
N.: Sì ma in quanto rituali io non lo direi! *risata*
F.: Sì esatto. Poi ce ne sono più di uno: ci sono quelli condivisi e quelle singole, le piccole manie di ognuno. Dai uno si può dire: quello condiviso!
N.: Abbiamo un ordine di salita sul palco noi: Prima sale Leo, poi salgo io (Nicola) e poi Franchino. Poi ognuno ha i suoi, che tende a non far sapere agli altri, ma tutti gli altri ovviamente se ne accorgono. Io ho la mia posizione delle cose sulla pedaliera, Franchino ce ne ha altri e Leo altre. Però è giusto che sia così, ognuno esorcizza a modo suo.
Qual è il messaggio che portate sul palco dell’1MNext?
F.: In vista anche della scaletta (di sabato 22 aprile) dico: la sincerità e la voglia di suonare che abbiamo ad ogni live. Tanto poi al primo maggio suoniamo comunque perché suoniamo al primo maggio dei castelli (ride). Secondo me è questo: la nostra Vera Sincerità, nessuna sovrastruttura, nessuna paranoia. Il Branco che avete già sentito e conosciuto voi: si suonano quattro pezzi qua con tutto il cuore come sempre.
L., N. e F.: Il Branco è il messaggio.
Che progetti ci sono dopo l’1MNext?
N.: Suonare. Andare in giro e suonare, portare in giro il nostro album che è uscito a gennaio. Suonare l’estate, suonare l’inverno. Col sole, la pioggia. E in un futuro sicuramente penseremo a fare un altro disco, però adesso ci godiamo questo. Però il messaggio base è di restare vivi e il più sereni possibile, perché nella fortuna c’è la sfortuna che man mano che cresci le cose da fare aumentano, quindi è obbligo morale ricordare sempre che cosa fai e che cosa sei.