Lotta alla pedofilia: l’impegno di Telefono Azzurro e dell’Italia

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Nella Giornata nazionale contro la pedofilia e pedopornografia abbiamo intervistato il prof. Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro, sui dati del fenomeno italiano e di prospettarci gli impegni internazionali del nostro Paese

di Silvia De Maglie
su Twitter @sildema24

Si è celebrata ieri la Giornata nazionale contro la pedofilia e pedopornografia e Telefono Azzurro Onlus, che da 30 anni opera in Italia a sostegno dei minori vittime di abusi e violenze, ha presentato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri il dossier 2016 “Abuso sessuale e pedofilia. Storie, contesti e nuove sfide”. Alla presenza del Sottosegretario Maria Elena Boschi, della vicepresidente del Senato Linda Lanzillotta e dei più alti vertici di forze armate, istituzioni pubbliche e magistratura, Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro e professore di neuropsichiatria infantile presso l’Università di Modena, ha reso noti i dati – non certo confortanti – relativi ai casi di abusi sessuali e pedofilia gestiti dalla sua Onlus nell’anno appena trascorso.

Nel 2016, infatti, le richieste di aiuto per casi di pedofilia pervenute ai numeri 1.96.96, 114 Emergenza Infanzia e tramite il servizio chat sono state in totale 301 con un aumento del 3,4% rispetto al 2015. In nove casi su dieci le vittime sono bambini e adolescenti di nazionalità italiana, ma si riscontra in aumento la violenza ai danni di minori stranieri non accompagnati. Altro trend in preoccupante ascesa, nonché tema affrontato con interesse dal tavolo dei relatori presenti, è quello relativo ai fenomeni di abuso via Internet noti come sexting (scambio di immagini o video sessualmente espliciti), grooming (adescamento online) e sextortion (estorsioni in rete a sfondo sessuale).

Queste fattispecie di violenze si propagano in terreni fertili, quali gli anni dell’adolescenza, età caratterizzata dal desiderio di esplorare la sessualità e da una consapevolezza non ancora matura. Pur consumate in stanze virtuali, queste violenze possono provocare danni gravissimi a livello psicologico e sociale e recenti casi di cronaca, nazionale ed internazionale, ne sono palese conferma. “Con grande successo – ha dichiarato Nunzia Ciardi, Capo Polizia Postale e delle Comunicazioni -, si ricorda l’approvazione in Italia del reato di adescamento online [art. 609 undecies c.p. introdotto dalla L.172/2012] grazie al quale è possibile perseguire penalmente gli autori di tali abusi. Tuttavia, una grossa difficoltà che dobbiamo affrontare è rappresentata dal fatto che la gran parte delle aziende che operano in rete non sono italiane e la loro collaborazione nel fornire dati ed aiuto alle indagini non è sempre garantita.

Altro dato da rilevare riguarda l’ambiente nel quale i casi di abuso si consumano: la maggior parte dei bambini vittime di violenza conoscono la persona autrice dei reati perché parte del cerchio di conoscenze strette o addirittura perché membro della famiglia. “Per ogni minore abusato – ha ricordato la sottosegretaria Boschi, vi è un adulto che sa e che non parla”. Cosa fare? Le sfide da affrontare sono quelle della prevenzione e della formazione da espletare entrambe in un contesto di linee guida condivise da tutti gli operatori del settore. Per questo motivo nell’agosto 2016 è stato ricostituito, sotto l’egida del Dipartimento della Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile con compiti di monitoraggio, studio e applicazione di piani di intervento messi a punto dal tavolo tecnico di coordinamento composto da Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Ministero della Giustizia e associazioni attive sul territorio nazionale, tra queste Telefono Azzurro.

Ma non basta. La pedofilia è un fenomeno di portata internazionale: si pensi che solo in Europa si stimano 18 milioni di bambini vittime di abusi sessuali e negli Stati Uniti nel 2015 circa un bambino su dieci ha subito violenze. Le statistiche urlano dati allarmanti e Telefono Azzurro ha deciso di non chiudere gli occhi: ieri in anteprima è stato dato l’annuncio dell’impegno italiano nel farsi Paese portavoce sul piano internazionale della battaglia alla pedofilia. Il prossimo 23 maggio verrà ufficialmente proposto ad una serie di Stati amici, quali ad esempio Gran Bretagna, Germania e USA, di sostenere questa importante e coraggiosa candidatura.

Di questo, e di molto altro, a margine del convegno, abbiamo parlato con il professor Ernesto Caffo.

Professor Caffo, come da lei dichiarato in sala, Telefono Azzurro ha registrato nell’ultimo anno un aumento dei casi pedofilia ed abusi su minori perpetrati all’interno dell’ambito familiare, contesto nel quale silenzio ed omertà sono ancora i principali ostacoli all’emersione delle violenze. Pertanto, quali strumenti di prevenzione e contrasto possono essere adoperati per la lotta di questo fenomeno?
Certamente la cosa più importante è rendere i bambini e gli adolescenti consapevoli di questi problemi e per questo occorre che la scuola ne parli, che gli ambiti sociali che i bambini frequentano, come il mondo dello sport, affrontino questi problemi. I bambini devono avere il coraggio di parlare quando c’è una situazione di violenza in famiglia e questo vuol dire avere il coraggio di far rispettare agli altri la propria dignità, il proprio ruolo di bambini e di adolescenti. Quello che vediamo, però, è che la famiglia nella sua fragilità solitamente non si accorge di questi problemi e dei segnali che i ragazzi lanciano e quindi occorre anche formare gli adulti e coloro che lavorano con le famiglie, come i medici di famiglia ed i pediatri, affinché possano cogliere dalle difficoltà dei ragazzi segnali da gestire nel modo migliore possibile. Questo vuol dire anche nuovi percorsi formativi e una maggiore sensibilità da parte degli adulti del fatto che le conseguenze di questi traumi sui bambini sono molto profonde: bisogna assolutamente prevenire in tutti i modi possibili queste situazioni.

Un dato preoccupante, e che ha espressamente ricordato nel suo intervento, concerne il rilevamento di casi di violenza ai danni di bambini ed adolescenti non italiani ed in particolare di minori stranieri non accompagnati. Telefono Azzurro come considera questa nuovo allarme e quale l’impegno quotidiano?
Si tratta un impegno che sta aumentando in modo esponenziale: da una parte le nostre linee sono sempre più aperte e rispondiamo alle richieste di aiuto in 24 lingue diverse e dall’altra parte c’è un grande progetto che si sta sviluppando tra i Paesi europei proprio di costante aiuto nei loro confronti. Noi siamo impegnatissimi sul tema del contrasto del traffico sia attraverso il 114 Emergenza Infanzia sia con il rapporto stretto con le forze di polizia con le quali lavoriamo intensamente. Quello che ci preoccupa è che ci si concentra molto sulla prima accoglienza e molto poco sul seguito: il traffico inizia proprio dopo, i ragazzi molte volte sono soli nel percorso di uscita dalle comunità di accoglienza.

Passando i confini nazionali, ha parlato di un’Italia che si appresta a candidarsi quale Paese in prima linea a livello internazionale nella lotta alla pedofilia ed alla pedopornografia ed ha annunciato per il prossimo 23 maggio un incontro con partner e stakeholder internazionali provenienti da Gran Bretagna, Germania e Stati Uniti a supporto di questa candidatura. Perché l’Italia?
Perché l’Italia rappresenta un punto di incontro tra le problematiche di un’Europa che deve essere accogliente e che deve essere anche attenta alla protezione dei minori. Noi abbiamo da sempre sviluppato un’attenzione ai minori come soggetti di diritto e promosso in tutto il mondo progetti a favore dell’infanzia. L’altro aspetto è che il tema della violenza sessuale, in particolare quella in rete, è una questione così importante da richiedere una grande convergenza di competenze e il nostro Paese sta mettendo insieme, anche con l’attività dell’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, un punto di incontro con volontà comuni di lavoro in rete senza dubbio all’avanguardia Da qui l’idea di valorizzarle e, inoltre, per una serie di coincidenze abbiamo varie forze come quelle della Chiesa e delle istituzioni di Governo particolarmente sensibili a questo tema. Sono questi sono motivi per i quali ho ritenuto che il G7 fosse l’occasione per lanciare questa candidatura.

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