ActionAid: l’Italia giochi un ruolo da protagonista al prossimo G7 di Taormina
Mentre i leader dei Paesi industrializzati si preparano per il prossimo G7, in Italia si discute sul ruolo che l’Italia dovrà giocare nel nuovo scenario globale. Immigrazione, lotta alla povertà e discriminazione di genere i temi nell’Agenda. Ne abbiamo parlato con Marco De Ponte, Segretario Generale di ActionAid Italia
di Mattia Bagnato
su Twitter @bagnato_mattia
Lo scorso 12 maggio, a pochi giorni dal G7 di Taormina che si svolgerà il 26 e 27 di questo mese, ActionAid Italia ha organizzato una conferenza nella sala del Tempio di Adriano a Roma. Un’occasione importante, a detta del Segretario Generale Marco De Ponte, per riaccendere i riflettori su alcune tematiche molto care ad ActionAid. Tra i temi trattati, spicca la lotta alla povertà e la gestione dei flussi migratori. Due questioni dalle quali, evidentemente, l’Italia non può prescindere se vuole tornare a giocare un ruolo da protagonista nel nuovo scenario globale, come si evince dal titolo della conferenza. All’incontro era presenti diverse personalità di rilievo della politica e del mondo della cooperazione internazionale, Emma Bonino, Elisabetta Belloni e Marta Dassù su tutti.
Il summit che si terrà in terra siciliana tra dieci giorni rischia infatti di essere l’ultima occasione per dare una risposta efficace alle molte sfide che interessano l’attuale momento storico. Dagli 800 milioni di esseri umani che, ancora oggi, soffrono la fame ai 65 milioni in fuga da guerre e violenze, passando per le catastrofiche conseguenze del cambio climatico e le deprecabili discriminazioni di genere a cui sono sottoposte milione di donne in tutto il mondo. Numeri, dietro ai quali si celano persone in carne ed ossa, che impongono di non voltare la testa dall’altro lato. Cercando, ma soprattutto trovando, soluzioni concrete e, magari, condivise.
È tutta qui, si fa per dire, la responsabilità che graverà, secondo Marco De Ponte, sui 7 Capi di Stato e di Governo che a breve si riuniranno a Taormina. Un obbligo, che sembra farsi sempre più pressante anche alla luce della pericolosa deriva populista e isolazionista che sta interessando l’Unione Europa e non solo. L’Italia più di altri Paesi, in quanto padrona di casa, quindi dovrà cercare di ricompattare un fronte, quello dei paesi più industrializzati, sempre più diviso. Per farlo, potrebbe essere utile ricordare a tutti che i 60 anni di crescita economica che hanno interessato l’Europa sono il frutto di progetto comune.
Lo stesso progetto, che i membri del G7 sono chiamati a realizzare anche a livello globale e che, secondo ActionAid, dovrà obbligatoriamente passare per un sistema d’accoglienza reale e rispettoso dei diritti umani. Capace di fare della mobilità un principio fondamentale, garantendo a tutti gli individui pari opportunità. È proprio in questo senso, sempre secondo Marco De Ponte, che la sicurezza alimentare e l’accesso al cibo diventano essenziale. Così come investire sull’agricoltura e sui piccoli agricoltori, in linea con quanto intrapreso nel G8 del 2009.
È necessario quindi, a detta del Segretario Generale di ActionAid Italia, che tutte le risorse all’aiuto allo sviluppo siano destinate al di fuori dei Paesi occidentali. Questo perché, secondo De Ponte, gli attuali criteri permetto di contabilizzare come aiuti allo sviluppo anche le risorse economiche che vengono destinate all’Europa, come per esempio quelle impiegate nella gestione dei rifugiati.
Detto questo, sottolinea ancora De Ponte, un sistema che garantisca effettivamente ed efficacemente pari opportunità non può prescindere dall’empowerment economico delle donne. Sia per una ragione di giustizia sociale sia per una questione di “convenienza” economico per così dire. Infatti, si stima che a parità di condizioni entro il 2050 la crescita economica globale previsto sarebbe tra 106 e 109 punti. Quindi, appare oltremodo importante che le donne non siano privato delle opportunità di accesso al lavoro sia nei paesi poveri che nei Paesi ricchi.
In conclusione, secondo il Segretario Generale, fatto salvo che i vertici del G7 non funzionano come le Nazioni Unite in cui ci deve essere consenso, l’Italia a Taormina non deve perdere di vista le sue priorità. In altre parole, adeguandosi ad un consenso al ribasso. Dovrebbe, quindi, cogliere a pieno quest’opportunità per convogliare l’attenzione degli altri Stati Membri sulle questione che stanno davvero a cuore al nostro paese e a tutto il pianeta più in generale. Solo così, infatti, può ritornare a giocare un ruolo di rilievo tanto sugli attuali quanto sul sui futuri scenari internazionali. Fermo restando, poi, che l’impegno per realizzare un vero ed effettivo cambiamento deve, per forza di cose, continuare per tutto l’anno e non fermarsi ad impegno di facciata come troppo spesso è capitato.