L’Impresa Eccezionale è essere normali
di Edoardo Caianiello
su Twitter @edoardocaia
È lo sport, si vince e si perde, ma non è finita: c’è un mondiale da conquistare. Sabato alle 12.30 contro la Lettonia, nella semifinale per i piazzamenti dal quinto all’ottavo posto degli Europei femminili, le Azzurre di Andrea Capobianco avranno la possibilità di qualificarsi proprio per il prossimo mondiale, in programma in Spagna nel 2018.
“Non esistono parole magiche per motivare un gruppo dopo una sconfitta, con le ragazze ho fatto un patto dal primo giorno, quello di condividere e rispettare il nostro sogno di giocare il Mondiale del prossimo anno in Spagna. Questo è un gruppo straordinario, dopo l’infortunio di Chicca Macchi abbiamo dovuto cambiare qualcosa nei nostri giochi e trovare in poche ore nuovi equilibri tattici: le ragazze come sempre hanno dimostrato attenzione e disponibilità, siamo di fronte alla partita più importante e la giocheremo come sempre con cuore e determinazione”. Forse aveva ragione Lucio Dalla, “l’impresa eccezionale è essere normale”. Non esistono parole magiche, ha ragione Capobianco, ma esiste la normalità. La normalità di un patto, quello della condivisione e del rispetto, la semplice quanto difficile arte di restare normali nell’essere qualcosa di straordinario.
Normale è confrontarsi con un risultato, che sia una vittoria od una sconfitta. E non potrebbe essere altrimenti, soprattutto per un gruppo di atlete, per una nazionale, che lavora per il raggiungimento di un risultato (pienamente alla portata), la normalità di chi fa sport.
Normale è anche il dna di queste atlete, umano. Una splendida e straordinaria normalità che è insita in chi è abituato a vivere normalmente, senza eccessi e sregolatezze. Di chi è mamma, di chi non viene considerato come “professionista” da uno statuto o da un regolamento, di chi si frattura una mandibola ma prende il primo aereo e torna in Repubblica Ceca, di chi è ragazza e vede nella maglia azzurra il suo diventare donna. La normalità, proprio quella. Quella sottovalutata e spesso dimenticata e che incontrata la rende luce pura.
E allora questa squadra deve prendersi il suo Mondiale, non lo deve a nessuno se non a se stessa. Ogni singola ragazza, ogni donna, ogni mamma lo deve alla sua storia ed alla sua passione che spesso è stata anche sacrificio. Lo deve al suo fuoco, quello sacro, quello che solo gli sportivi hanno, al suo essere sempre stato considerato minore tra i minori. E così ogni allenatore, e così ogni membro dello staff.
Ed è straordinario tutto ciò, perché ora ne parlano tutti e forse tra una settimana ne parleranno in molti di meno, ma poco importa, perché è straordinario non avere paura della normalità.
Sabato ore 12.30, contro la Lettonia.